Come sono nati gli orologi?
Oggi siamo abituati a controllare l’ora sul nostro smartphone, eppure l’orologio è una delle grandi invenzioni della storia, una conquista nella quale la Svizzera è stata sovente in prima fila.
Non tutti i nostri antenati hanno avuto l’orologio per misurare il tempo. Fino al Medioevo, infatti, si guardava e sfruttava la posizione del Sole per capire a che punto della giornata si fosse: le meridiane a terra o sugli edifici ne sono un esempio. Il tempo come lo conosciamo noi, fatto di ore ben scandite, nasce poco più di 700 anni fa con i primi orologi meccanici e a favorire la nascita di questi meccanismi fu l’esigenza dei monaci di trovare un modo per scandire con precisione il tempo, così da rispettare l’orario delle preghiere. Non a caso i primi orologi furono installati sulle torri delle chiese e delle cattedrali e solo col tempo passarono anche ai palazzi pubblici.
Ma com’erano queste prime macchine del
tempo? Erano enormi e funzionavano grazie a un sistema interno di pesi e contrappesi che
produceva il movimento delle lancette, anzi della lancetta perché in questi primi “modelli” venivano segnate solo le ore. Erano poi molto imprecisi, tanto che rimanevano indietro di un’ora ogni giornata, e vi era quindi un addetto che quotidianamente, quando il Sole raggiungeva il punto più alto della sua traiettoria, metteva la lancetta sulle 12.
Con tutti i loro limiti questi orologi erano meccanismi straordinari per l’epoca e ancora di più lo diventarono nei secoli successivi.
Entrano in gioco gli svizzeri
Nel Quattrocento i meccanismi mossi da pesi e contrappesi furono sostituiti con un automatismo a molla e fu finalmente possibile ridurre notevolmente le dimensioni degli orologi: comparvero allora i primi modelli da tavolo, e quelli “portatili”, cioè enormi sveglie che si legavano al collo e che pare fossero molto apprezzate dall’imperatore del Cinquecento Carlo V. Sempre in quel secolo, nel 1577 per l’esattezza, comparve la lancetta dei minuti in un orologio realizzato dal nostro connazionale
Joost Bürgi. Nel XVII secolo prese forma l’elegante orologio a pendolo, che fu brevettato per la prima volta nel 1656 dal fisico olandese Christiann Huygens e che aprì la strada a un’altra invenzione elvetica, l’orologio a cucù, la cui prima apparizione è della metà del Settecento. Intanto i meccanismi si rimpicciolivano sempre di più e nacquero gli orologi da tasca e taschino – status symbol della società agiata dell’Ottocento – mentre la marcia di avvicinamento alla modernità segnò un passo decisivo con l’introduzione nel 1868 da parte dell’azienda Patek Philippe del cinturino. I primi orologi da polso erano riservati solo alle signore fino a che nel 1904 Louis Cartier creò il
Santos, primo modello maschile con cinturino in cuoio. Poi altre novità elvetiche: negli anni Venti del secolo scorso la Rolex introdusse il primo orologio impermeabile e nel decennio successivo perfezionò la carica automatica, che consente di caricare l’orologio con il movimento del polso. Infine, negli anni Cinquanta fu la volta dei primi esemplari a batteria, ma oramai si era pronti a entrare in orbita grazie ancora una volta alla Svizzera: fu, infatti, un Omega Speedmaster il primo orologio a sbarcare sulla Luna il 20 luglio 1969 al polso dell’astronauta Buzz Aldrin.