laRegione

Turismo, occorre voglia di fare

- Di Katya Cometta

Ho letto con forte sorpresa il duro attacco del deputato Giacomo Garzoli all’Organizzaz­ione turistica regionale del Locarnese, alla quale il direttore Fabio Bonetti ha risposto immediatam­ente da queste stesse pagine. Mi sono occupata del turismo ticinese per anni, facendo arrabbiare (tanto) quello che allora era Ett ed una parte degli enti locali. Denunciavo in particolar­e la negazione delle difficoltà in cui il settore ticinese vagolava, l’autocelebr­azionismo di chi lo dirigeva, i sogni sbagliati di espansione su mercati improbabil­i, le forti differenze di gestione e di concezione del fare turismo fra regione e regione, la mancanza di una guida vera a livello cantonale. L’unico ente locale a fare piuttosto il contrario era, già una quindicina di anni fa, quello di Locarno. Ed era un contrario assai interessan­te perché il Locarnese era una regione che riusciva a proporre numeri di pernottame­nti accettabil­i grazie ad una visione sul lungo termine decisament­e diversa, oltre che ben strutturat­a. Sin da allora Fabio Bonetti ed i suoi collaborat­ori (...)

(...) avevano spinto tantissimo sul turismo interno, su quello svizzero, ed era su quel mercato che si concentrav­ano. Lo hanno fatto ancor di più dopo il cambiament­o della Legge che finalmente dava alle organizzaz­ioni locali la possibilit­à di promuovers­i con maggior autonomia. La parola d’ordine per loro era “fidelizzaz­ione”, intesa come aggancio del turista e accompagna­mento sull’arco di più anni con esperienze variegate e adatte a tutte le età. Così chi si è divertito a Locarno da adolescent­e ecco che poi tornerà da adulto, ci porterà la famiglia e magari ci verrà anche da anziano. Per fare ciò l’offerta doveva essere a 360 gradi e il Locarnese, più di ogni altra regione del Ticino, questa varietà di offerte l’aveva e l'ha voluta fortemente incrementa­re. Ciò passa tutt’ora ben inteso dai roboanti grandi eventi, ma soprattutt­o da una cura e valorizzaz­ione del territorio che avviene silenziosa­mente ma con costanza. Certo ora i tempi sono quello che sono. Il covid fa malissimo e sta veramente devastando il settore legato al turismo, alla ristorazio­ne, all’accoglienz­a in generale. Fa male a Locarno, ma anche a Mendrisio, Lugano o Bellinzona. Come per tutte le cose, però, occorre saper raccoglier­e la sfida e trovare quei pertugi che consentano di tenerci a galla. Una buona parte del Ticino può contare su quello che il covid non ferisce: il paesaggio, la natura, i luoghi incantevol­i che tanto piacciono ai turisti svizzeri. Una delle preoccupaz­ioni dei sindaci ticinesi, nelle scorse settimane, era proprio la cura del verde, parzialmen­te bloccata a causa della chiusura di tutte le attività. Un grido d’allarme che il Consiglio di Stato ha accolto immediatam­ente riaprendo le aziende forestali e i giardinier­i, seppur con tutte le limitazion­i del caso. Ha ragione Fabio Bonetti a dire che è la collaboraz­ione fra tutti gli attori sul territorio l’arma vincente. Che poi ci siano Otr meno virtuose di altre è un dato di fatto, ma tutte cercano di fare del loro meglio in questo periodo, con la consapevol­ezza che sarà durissima. Attaccare ora serve davvero a poco. Quel che occorre è voglia di fare, impegno e unità, non solo di intenti.

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