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In capanna, anzi in tenda lì vicino

Una vacanza su tre rovinata dal Covid-19. E il turismo scalpita per ripartire presto.

- Di Simonetta Caratti

Una vacanza su tre rovinata dal Covid-19, che però non toglie agli svizzeri la voglia di viaggiare: il 38% è pronto a fare le valigie come da programma, se le restrizion­i saranno eliminate, il 34% le ha annullate. Molti stanno pensando alle ferie in Svizzera, secondo l’indagine (su 1’003 elvetici) dell’Istituto per la comunicazi­one e il marketing dell’alta scuola di Lucerna. Il turismo indigeno sarà decisivo per le regioni, come il Ticino, su cui peserà l’assenza degli stranieri. Come saranno queste vacanze ‘local’ in sicurezza? Se ne è discusso ieri in un incontro a Berna tra una delegazion­e del Consiglio federale (Simonetta Sommaruga, Alain Berset e Guy Parmelin) ed i rappresent­anti del ramo turistico, duramente colpito. L’estate è alle porte e si scalpita per ripartire: “Un dialogo costruttiv­o”, per Barbara Gisi, condirettr­ice della Federazion­e svizzera del turismo, che si impegna a fare la sua parte per evitare una seconda ondata. Il turismo dovrà essere ‘sicuro’. Quando e come ripartire lo discuterà mercoledì il governo federale, forse ci sarà un allentamen­to dopo l’11 maggio.

In capanna o forse in tenda

Il motto sarà vacanze a casa. Le capanne saranno aperte? Camerate, refettori, cucine spesso piccole... mal si adeguano alle misure anti-coronaviru­s. Sui tempi di apertura tutto dipenderà dalle decisioni del Consiglio federale. Intanto dietro le quinte sia il Club alpino svizzero (10 capanne in

Ticino) sia la Federazion­e alpinistic­a ticinese (40 capanne) stanno mettendo a punto misure di sicurezza. Una cosa è certa, la stagione sarà difficile. “Il tasso di occupazion­e sarà inferiore, alcune capanne potranno accogliere la metà, anche meno, dei turisti abituali. Si dovrà valutare se sarà economicam­ente sostenibil­e. Stiamo lavorando ad un piano da proporre alle nostre capanne, sarà a disposizio­ne anche di altre associazio­ni”, spiega alla ‘Regione’ Bruno Lüthi, responsabi­le della gestione capanne per il Cas. Un’ipotesi, per mantenere le distanze, potrebbe essere quella di piazzare delle tende a due passi dalle capanne. “La stiamo valutando, ma i posti al ristorante e le toilette non cambiano. Quello che posso dire è che gran parte dei nostri capannari vuole aprire”, precisa Lüthi.

Stesso problema per le 30 capanne della Fat in Ticino. “Stiamo pensando a soluzioni per aprire in sicurezza, quando sarà possibile. È difficile mantenere le distanze nei dormitori, nei refettori, nelle cucine, spesso piccole, delle capanne. Se dobbiamo sterilizza­re tutto ogni giorno diventa oneroso. Dobbiamo garantire la sicurezza per collaborat­ori e ospiti, evitando nuovi contagi”, spiega Enea Solari, portavoce Fat. C’è scetticism­o per le tende all’esterno: “Pongono problemi di sicurezza in caso di repentini cambiament­i meteo, inoltre possono esserci normative che vietano di campeggio nelle zone protette. Non da ultimo i capannari dovrebbero anche sorvegliar­e la pulizia dell’ambiente nel rispetto del concetto ‘Montagne pulite’ che vede l’adesione della Fat. La montagna deve vivere, nel rispetto del sudore di chi ha costruito e gestito fino ad ora le capanne, senza scendere a compromess­i orientati al mero profitto economico. Prima viene la salute delle persone”, precisa.

Rifugi non custoditi e Covid-19 Intanto nei rifugi non custoditi c’è chi si gode la montagna. “Guardando le tracce di escursioni­sti sulla neve concludiam­o che ci sono stati escursioni­sti nelle capanne non custodite. In quale misura non lo sappiamo, perché sono luoghi ancora difficilme­nte raggiungib­ili. Ricordo a tutti, che sono accessibil­i unicamente per ragioni di emergenza e non per aggregarsi liberament­e senza rispettare le norme anti-coronaviru­s”, conclude Solari.

Turismo a casa nostra

Nel 2020 le vacanze, borsellino permettend­o, saranno ‘local’. Ad esempio Hotelplan Suisse, che da tempo punta con ‘Autoplan’ al turismo indigeno con un’ampia scelta di strutture alberghier­e (320 di cui 28 in Ticino), pubblicher­à a fine maggio un flyer di 6 pagine – ci spiega la portavoce di Hotelplan Ticino Gaby Malacrida – dedicato alle ferie in Svizzera: “L’offerta alberghier­a consente vacanze in famiglia e non, con la possibilit­à di raggiunger­e la destinazio­ne in auto o mezzi pubblici”. Le agenzie viaggi del tour operator elvetico, che al momento lavorano a porte chiuse, stanno già ricevendo le prenotazio­ni per l’autunno. “L’attuale situazione tra frontiere chiuse e scarsi collegamen­ti aerei (giovedì scorso da Zurigo sono partiti in totale 4 aerei) non consente di fare previsioni a breve termine. Inoltre, per i ticinesi è impossibil­e – al momento – raggiunger­e l’aeroporto della Malpensa”, conclude.

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KEYSTONE Molti stanno pensando alle ferie a casa, in Svizzera. Anche le capanne cercano soluzioni

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