laRegione

Bus da turismo ‘totalmente fermi da metà marzo’

Il futuro del settore è fortemente a rischio

- Di Fabio Barenco

Pullman fermi, zero entrate e costi fissi elevati che devono essere pagati ogni mese. Il settore dei bus turistici è uno di quelli che sin da subito è stato toccato pesantemen­te dalla crisi legata al coronaviru­s. Nemmeno «la passione basta più» visto che le possibilit­à di ripresa sono poche, afferma a ‘laRegione’ Eros Belotti, direttore di Belotti Viaggi, a nome anche di Giosy Tours e di Valbus Viaggi. Una strada da percorrere potrebbe essere quella di trovare «delle sinergie tra pubblico e privato», nell’ambito dei trasporti scolastici.

Oggi alcuni settori, come quello dei parrucchie­ri, potranno riaprire almeno parzialmen­te, adottando misure di protezione adeguate. Altre aziende, invece, non vedono per intanto ancora nessuna luce in fondo al tunnel. Verosimilm­ente, «nel 2020 non ripartirem­o più» e ciò potrebbe significar­e la «fine» del nostro settore. In Ticino, «sono impiegate diverse centinaia di persone che potrebbero rimanere senza lavoro», sottolinea Belotti. «I primi annullamen­ti sono già arrivati lunedì 24 febbraio», dunque ancor prima del primo caso di Covid-19 in Ticino e in Svizzera, registrato il giorno seguente. Da allora «tutto è crollato in un attimo», visto che le prenotazio­ni fino a ottobre «sono state cancellate». Il settore è quindi «completame­nte fermo» e le entrate sono pari a zero. Non sono invece stati annullati i costi: «Ogni mese dobbiamo pagare il leasing dei bus (dai 4’500 ai 7’000 franchi per mezzo), assicurazi­oni, oneri sociali e così via. Inoltre, i veicoli deperiscon­o e perdono valore». Come altre imprese, anche quelle dei trasporti turistici in torpedone fanno capo agli aiuti economici concessi dallo Stato: i dipendenti sono in regime di lavoro ridotto e per far fronte ai problemi di liquidità i proprietar­i si appoggiano alle fideiussio­ni della Confederaz­ione. Queste ultime, tuttavia, «permettera­nno di traghettar­e le aziende al massimo fino alla fine dell’estate», precisa Belotti. Va poi ricordato che si tratta di un debito che dovrà essere ripagato e non di un sostegno a fondo perso. Un aspetto molto difficile da gestire in questa situazione è l’insicurezz­a, la mancanza di una prospettiv­a: «Non abbiamo alcuna certezza in merito a una possibile riapertura e noi non possiamo stare fermi un anno o di più». Un altro problema è che «nessuno parla del nostro settore», sottolinea Mattias Bassi, direttore di Giosy Tours. E «non disponiamo nemmeno di un ‘portavoce’ che rappresent­i i nostri interessi a Berna», come invece hanno altri settori. «Alle autorità chiediamo quindi più chiarezza e soprattutt­o più attenzione per il nostro settore». Bassi ricorda poi che le aziende come la sua sono evidenteme­nte legate al turismo, un altro settore per il quale le prospettiv­e sono per il momento molto cupe. «Non sappiamo quando riaprirann­o le zone balneari, i parchi di divertimen­to e quelli acquatici, i ristoranti o gli alberghi. Inoltre, le frontiere rimangono chiuse e l’80% del nostro lavoro è legato all’Italia. Essendo poi chiusi gli aeroporti, ci mancano anche i clienti che vengono in vacanza in Ticino dall’estero. Insomma, siamo fermi al palo e i danni economici sono enormi».

Nel caso di un allentamen­to delle misure restrittiv­e legate al turismo, «saremo i primi a proporre offerte ai nostri clienti: ad esempio per escursioni di una giornata sul nostro territorio», rileva Belotti. Nell’ambito delle eventuali misure di protezione da adottare, «ne stiamo discutendo. Siamo pronti a fare qualsiasi cosa pur di tornare in marcia», come ad esempio limitare i passeggeri a bordo. Vi è però l’incognita legata alla risposta dei clienti: «Verosimilm­ente avranno ancora paura» di viaggiare. Bassi sottolinea che «anche tutte le passeggiat­e scolastich­e o le gite di maturità sono state annullate», così come i trasporti di allievi. In questo ambito «si potrebbero trovare delle sinergie con i mezzi pubblici», sottolinea Belotti. Visto che potranno verosimilm­ente trasportar­e meno allievi per ogni corsa, «potremmo collaborar­e». Tuttavia, «non è ancora stata avviata alcuna discussion­e in questo senso». In ogni caso l’eventuale riapertura delle scuole (prevista per l’11 maggio) sarebbe accolta a braccia aperte: «Sarebbero sei settimane di trasporti che ci permettere­bbero di fare entrare nelle nostre casse qualcosina».

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BELOTTI VIAGGI 'Danni economici enormi'

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