Export di mascherine anche se scarseggiavano
I grossisti le hanno inviate ad ospedali all’estero
Diversi grossisti hanno esportato mascherine all’estero, conseguendo lauti guadagni, proprio quando ospedali e case per anziani in Svizzera ne avevano urgente bisogno: lo scrivono SonntagsZeitung e Le Matin Dimanche, che si basano su dati dell’Amministrazione federale delle dogane (Afd). In marzo, negli stessi momenti in cui l’Ufficio federale della sanità pubblica (Ufsp) invitava le persone che avevano molte mascherine a donarle a nosocomi e istituti, uscivano dalla frontiera tonnellate di articoli dello stesso tipo: per la precisione prodotti di categoria Ffp2 e Ffp3, quelli cioè dotati di filtri e specificatamente pensati per un uso professionale, in special modo del personale sanitario. L’export di mascherine si è attestato nel primo trimestre a 25 tonnellate, un dato immensamente superiore ai 13 chilogrammi (kg, non tonnellate) dello stesso periodo del 2019. La metà è finita in Cina, 6 tonnellate a Hong Kong e quasi 2 in Germania.
Come è stato possibile? “In ultima analisi si tratta di soldi e di fare affari”, ha spiegato alla SonntagsZeitung Enea Martinelli, vicepresidente da Pharmasuisse, la società svizzera dei farmacisti. “Alcuni intermediari hanno acquistato tali articoli su larga scala, spesso prima dello scoppio della pandemia, per poi vendere al miglior offerente”.
Un mese fa il Consiglio federale ha decretato la necessità di un’autorizzazione per tutte le esportazioni di materiale medico di protezione. Nel frattempo sono giunte alla Segreteria di Stato dell’economia (Seco) 94 richieste, tutte approvate perché il fabbisogno è intanto coperto in Svizzera.