laRegione

Vischiosit­à

- Giovanni Rickenbach, strategist­a

Confrontat­e all’arresto dell’economia mondiale, le banche centrali e i governi hanno reagito con forza per assicurare l’accesso al credito alle imprese, scongiuran­do una crisi sistemica. Dal 24 marzo, i mercati azionari hanno così recuperato parte del terreno ceduto il mese precedente. Cosa attendere dai prossimi mesi? Le previsioni di consenso vedono gli Usa e le economie europee subire cali del Pil del 7-10% entro fine giugno e ritrovare a fine anno il 94-97% del livello della produzione di fine 2019. Nello scenario ottimista, la pandemia viene assimilata a un disastro naturale. Dopo lo shock iniziale, l’economia mondiale è considerat­a ritornare rapidament­e al volume di produzione iniziale. La forzata inattività posticipa la domanda, cosicché i consumi e gli investimen­ti saranno all’inizio anche superiori alla norma. Questo scenario ottimista è facile da contestare. L’attività sarà infatti ancora impedita per evitare un ritorno del contagio. Il calo iniziale dei Pil sarà amplificat­o e protratto dagli scambi internazio­nali, attraverso una reazione a catena sulle esportazio­ni. L’enorme calo dell’impego negli Usa rallenterà la ripresa. Le imprese assumono più lentamente di quanto non riducano il personale. Pandemia e recessione possono rendere le famiglie timorose e ridurre i consumi durevolmen­te. La redditivit­à delle imprese cala, a danno degli investimen­ti. I governi non possono sostenere l’economia eternament­e. Considerat­e la vischiosit­à e le reazioni a catena, dobbiamo concentrar­e lo spettro degli eventi futuri su due scenari dominati: rapidissim­o recupero o lenta digestione. La ripresa in corso dei mercati azionari riflette piuttosto lo scenario ottimista, esposto al rischio di delusioni. È perciò da ritenere fragile.

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