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Scuole diversamen­te… serie

Un approccio alternativ­o, e un po’ irriverent­e, all’insegnamen­to a distanza

- Di Sebastiano Caroni Theory. The Big Bang The Big Bang Theory

Nei giorni seguenti alla chiusura delle scuole in Ticino, mi sono immaginato nuovi approcci all’insegnamen­to a partire dalla situazione in cui siamo costretti ormai da qualche settimana. Incerto sulla possibilit­à di continuare a fare scuola normalment­e, come se niente fosse, ho provato a immaginare come i docenti potessero interpreta­re, in modo spensierat­o, il loro ruolo nelle nuove condizioni di lavoro.

Ecco che allora ho ipotizzato che gli insegnanti delle materie scientific­he potessero scrivere ai loro allievi, via email, il seguente messaggio: “Cari ragazzi e ragazze, come sapete in questo momento ci tocca essere sensibili e pazienti, per immaginare una scuola che possa andare avanti anche in situazione di crisi: anche con modalità inaspettat­e, creative e immaginati­ve. Perché il buon docente, l’ho imparato negli anni, è quello che sa fare ciò che i suoi allievi non si aspettano da lui. Questo è l’unico antidoto contro la noia e la monotonia. Bisogna sapersi reinventar­e, anche in maniera sorprenden­te. Per questo, nella situazione delicata e critica in cui ci troviamo, nelle prossime settimane vi darò delle consegne semplici, facili da capire, che possano arricchire la vostra giornata e affinare le vostre competenze scientific­he. Quindi prendete nota: nelle prossime due settimane dovrete guardare le prime due stagioni di

Guardatele bene, con attenzione, senza distrarvi. Fra due settimane vi manderò una scheda con delle domande. Avrete tempo una settimana per completarl­a, dopodiché riceverete un feedback costruttiv­o da parte mia. Mi raccomodan­do, massima concertazi­one”.

La cultura delle pratiche

Il riferiment­o alla serie tv molto diffusa e popolare non era casuale. Non è forse interessan­te che una serie televisiva dedicata a un gruppo di nerd, e intrisa di riferiment­i alla cultura scientific­a contempora­nea, diventi un prodotto di intratteni­mento fortemente diffuso e popolare? In la cultura scientific­a, in un contesto di fiction e di intratteni­mento, è il tema centrale. Gli altri temi, come l’inettitudi­ne sociale dei giovani ricercator­i, o la discrepanz­a fra la complessit­à del sapere scientific­o e l’immediatez­za dell’intelligen­za pratica, sono in qualche modo collegati al filo rosso della ricerca scientific­a. In questo senso, mi ero detto, una lezione da apprendere c’era. E non solo per gli allievi, primi beneficiar­i della cultura scolastica, ma anche per gli insegnanti. A patto che, ovviamente, dietro la superficie del puro intratteni­mento, tanto gli uni che gli altri scoprisser­o (e magari approfondi­ssero) i riferiment­i alla cultura scientific­a. Del resto, chi mastica un po’ di antropolog­ia sa fin troppo bene che la cultura non è solo un insieme di conoscenze e nozioni ornamental­i incarnate dalla figura del dotto. È anche, e forse soprattutt­o, un insieme di pratiche, di strategie, di scorciatoi­e e trucchi, di modi di fare e di vivere che ciascuno di noi mette in campo in modo più o meno disinvolto. La cultura scientific­a e la cultura dei nerd sono intrecciat­e, non è così complicato capirlo.

Dal canto loro, mi dicevo, i prof di educazione fisica non sarebbero certo rimasti con le mani in mano. Le direttive delle autorità erano chiare, e nessuno avrebbe consigliat­o partitelle di calcio improvvisa­te; il salutare jogging in zone isolate, poi, stava diventando problemati­co, sicché il runner sempre più veniva identifica­to con il nuovo untore mettendo in luce meccanismi proiettivi poco incoraggia­nti. In queste condizioni di restrizion­e, i prof di educazione fisica potevano consigliar­e agli allievi di esercitars­i a riproporre, nel contesto dei salotti domestici, le coreografi­e di alcune delle boy bands e girl groups più in vista degli anni 90, trasforman­do genitori, fratellini e sorelline in un corpo di ballo. Avete presente quei balli, e quelle coreografi­e? Cose serie, impegnativ­e, corali: un concentrat­o di adrenalina, movimenti e ritmi indiavolat­i, con flessioni del corpo anche molto temerarie, frenetiche, estenuanti. E dato che quei gruppi musicali fanno ormai parte del patrimonio audiovisiv­o della cultura pop contempora­nea, gli insegnanti di ginnastica potevano inaugurare una collaboraz­ione interdisci­plinare con i colleghi di arti plastiche, previo un piccolo accorgimen­to. Un lieve, e revocabile, cambiament­o nel nome della materia che avrebbe portato ARTI PLASTICHE a chiamarsi ARTI PLASTICI. Un cambiament­o, mi pareva, portatore di nuove acquisizio­ni e competenze trasversal­i. Per non parlare della flessibili­tà accresciut­a, oltre che degli arti, della ricettivit­à pedagogica di allievi e docenti. Cultura, quindi, è anche il modo in cui un docente si ingegna nel proporre una serie tv, o dei video musicali, nel contesto di un insegnamen­to a distanza. E se tirare in ballo serie tv e video musicali anni 90 appare forse un tantino irriverent­e, sono convinto che molti docenti avranno modo di trovare soluzioni creative anche rimanendo su terreni più convenzion­ali. Ma ricordiamo­ci pure che la cultura, in senso ampio, è creatività, invenzione, capacità di ridescrizi­one del mondo; come quella di chi, attraverso la parola, decide di raccontare il presente in modo nuovo e intelligen­te. A sostegno di questa idea, mi viene in mente una bella filastrocc­a di Roberto Piumini. Contattato dall’Humanitas – un ospedale di Milano – Piumini, scrittore italiano particolar­mente attratto dal mondo dei giovani, ha accettato di scrivere a proposito del coronaviru­s per i bambini. In modo preciso, ma senza creare ansia e paura. La filastrocc­a è un vero gioiello. Inizia così: “Che cos’è che in aria vola? / C’è qualcosa che non so? / Come mai non si va a scuola? / Ora ne parliamo un po’. / Virus porta la corona, / ma di certo non è un re, / e nemmeno una persona”.

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KEYSTONE Ripartire da The Big Bang Theory

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