‘Noi musicisti: stop alle note gratuite’
Concerti che saltano, una musica da reinventare. La pandemia sta mettendo a dura prova anche gli artisti ticinesi: ‘Non tutto potrà essere ancora gratuito sull’online’.
Primo Maggio giorno di musica. A partire dal tradizionale ‘Concertone’ di Piazza San Giovanni a Roma, meta ogni anno di artisti e di tanto, tanto pubblico, sotto il sole o sotto la pioggia poco importava. ‘Concertone’ che si terrà comunque, ma in tv, nelle modalità ‘collage’ cui ci stiamo lentamente abituando, con gli artisti dalle rispettive residenze a concedere frammenti di musica in streaming. La crisi profonda del settore culturale, e di quello dello spettacolo in particolare, che attende oggi decisioni importanti – quelle del Consiglio federale sui grandi eventi – sta portando sotto i riflettori non soltanto l’artista e i relativi musicisti, ma anche l’indotto: fonici, designer del suono e della luce, roadies, merchandising. Tutto quello che sta dietro chi ha il nome sul manifesto.
‘Soffro pensando a chi lavora per noi artisti’ «Il momento è tragico» spiega Paolo Meneguzzi. «Penso a tutti coloro che lavorano grazie a noi artisti. Ma non voglio nemmeno per un momento essere la vittima, non voglio mettermi davanti a chi suda molto più di noi che ci esibiamo. Penso a tutto il personale tecnico che in questo momento è a casa a fare, credo, molta più fatica». I ‘due’ Meneguzzi, in questi mesi, e cioè il performer e il titolare della Pop Music School di Mendrisio, hanno preso vie sempre parallele, ma con esiti diversi: «Sono molto preso con la scuola. C’è stato un grande cambiamento, le lezioni sono passate online. La preoccupazione non è stata tanto la mia carriera, quanto il fatto che la scuola potesse proseguire, visto che impegna una ventina di insegnanti che devono arrivare a fine mese». Quanto all’artista: «Soffro pensando alla situazione in cui si trova, per esempio, il mio personale tecnico del suono che è italiano.
Non ha un’indennità per perdita di guadagno come succede da noi. E dallo Stato non ha ancora ricevuto un soldo». Meneguzzi pensa alle realtà medio-piccole del settore. «Immagino che service audio e luci abbiano incombenze quotidiane, mutui, noleggi. Mi chiedo cosa succederà. Dovranno accettare compromessi, si abbasserà il mercato. Difficile fare pronostici».
Dal punto di vista artistico, invece: «Io dico sempre di pensare a oggi. Sento amici artisti che cercano soluzioni per capire come guadagnare attraverso l’online, o iniziative da poter fare, un giorno, in piena sicurezza. Da parte loro, comunque, sento molta paura». Interpellato su cosa cambierà per la categoria, quando tutto sarà finito, la visione è la seguente: «Forse cambierà la modalità gratuita dell’online. Penso a quanto di artistico è fruibile gratis da parte del pubblico. Se mai cambierà la visione dei contenuti online, l’artista potrebbe anche vivere grazie a quel che produce in casa. Online si è abituati a regalare tutto, ed è un peccato».
‘Che la pandemia non diventi un finimondo’ È quel vecchio discorso per il quale, a un certo punto della storia, si è cominciato a ritenere che la musica fosse gratis per tutti. Il concetto, mastodontico da spiegare, arriva da lontano e qualcosa ne sa Leo Leoni dei Gotthard. Anch’egli con una premessa: «Sapremo qualcosa di più sul nostro futuro quando domani (oggi per chi legge, ndr) la politica darà una risposta sui grandi eventi». Consiglio federale a parte, «l’indipendente – spiega Leoni – non può che reinventarsi. Per ora si può seminare, che si tratti di brani nuovi o di completare opere che non sono mai state concluse». Anche Leoni è toccato sul vivo dallo streaming. «Si può suonare per beneficenza, o per fare compagnia a chi si sente solo. È giusto, onorevole, è bello e non smetterò mai di farlo. Chi fa musica, però, deve anche guadagnarsi la pagnotta. E se il futuro sono i concerti via streaming, allora c’è da discutere come portare a casa due soldi. Ci vorrebbe un gesto da parte di chi distribuisce i guadagni della rete, perché gli artisti portano a casa poco e niente». E ancora: «Anche grazie alla cultura la gente sta combattendo l’isolamento. Con tutto il rispetto per chi ci ascolta, chi incassa il frutto dell’intrattenimento online dovrebbe dividerlo in modo più equo».
Il momento è difficile. «Ma ne verremo fuori», conclude Leoni. «Una cosa è importante, e cioè che nessuno si improvvisi dottore e che a nessuno venga in mente di far leva su questa crisi per schiacciare un bottone di troppo. Non vorrei che si passasse da una pandemia a un finimondo. Ci sono nazioni in cui si fa fatica a trovare i soldi per il pane. La cosa non riguarda noi adesso, ma il rischio è poco fuori i nostri confini».
L’indotto, dentro le ‘Storie di musica’
Di tutto l’indotto che sta dietro al primo (o all’ultimo, a seconda di come lo si voglia intendere) ingranaggio della macchina-spettacolo, vuole dare una panoramica David Cuomo, giovane musicista (batterista) e insegnante che sul suo canale YouTube (Dave Cuomo), da stasera alle 21, porterà all’attenzione della rete visi e voci di chi vive nel mondo della musica, con dirette video interattive. Partendo da Lara Persia, ingegnere del suono di casa nostra. Anche Cuomo vive l’incertezza, felice che l’insegnamento possa sopperire, nel suo caso, alla mancanza dei live. «Skype e Zoom mi consentono di tenere le lezioni da casa. Penso invece a chi lavora in ambiti di organizzazione, tecnici, di promozione». L’indotto, appunto. Venendo a ‘Storie di musica’: «Specifico – precisa il musicista – che ho scelto YouTube perché non devi essere iscritto, come su Facebook e Instagram». Cuomo è convinto che ‘là fuori’ possa risultare interessante la storia di chi è diventato non solo artista, ma anche tecnico del suono, organizzatore di eventi o uno dei molti altri ruoli del settore. «Ho pensato di condividere la mia curiosità. In questa situazione di emergenza mi sono detto “ora o mai più”». E magari, in alternativa alle serie tv, «la storia di chi fa questo mestiere potrebbe essere di stimolo a seguire un percorso simile, un domani. Spero presto».