Asilo, no all’obbligo Deroghe alle Elementari
Possibile deroga anche per I e II elementare
Saranno possibili in prima e in seconda. L’accordo raggiunto in un incontro tra Cantone e Comuni in vista della riapertura delle scuole comunali. Il Plr: ‘Sostegno, però...’
Una deroga all’obbligatorietà di frequenza per gli allievi della scuola dell’infanzia e la possibilità per i Comuni oggettivamente in difficoltà nell'adottare le direttive cantonali di richiedere al Decs l’estensione della deroga per gli allievi dei primi due anni di scuola elementare. Sono questi gli accordi principali raggiunti ieri pomeriggio nell’incontro tra Cantone e Comuni, servito a definire le modalità della riapertura delle scuole comunali. “Il benessere psicofisico dei bambini in questa situazione di crisi può essere garantito ricostruendo una quotidianità rassicurante, anche se solo parziale, all’interno della comunità scolastica”, scrive il Consiglio di Stato nel suo resoconto. I Comuni, si continua a leggere, hanno riconosciuto la responsabilità cantonale nella decisione di riaprire le sedi scolastiche. In generale, la maggior parte, si sono detti favorevoli alla riapertura, anche se non sono mancate le voci critiche, che hanno ribadito le difficoltà pratiche che alcuni incontrano nel farlo. Da entrambe le parti è stata salutata positivamente la possibilità per le scuole comunali di sperimentare una serie di modalità didattiche alternative. Verranno così gettate le basi per definire le modalità con cui affrontare anche il prossimo anno scolastico, tenuto conto della necessità per tutta la popolazione di convivere a lungo con il virus.
Il Plr: ‘Favorevoli all’apertura, però...’
Nel pomeriggio qualcosa si è mosso anche a livello prettamente politico. Sempre sul tema della riapertura delle scuole il Plr ha approvato una presa di posizione che a colloquio con ‘laRegione’ il presidente cantonale Bixio Caprara illustra in questi termini: aprire sì, ma ci sono molti ‘però’. «Siamo favorevoli al far tornare gli allievi in classe appena possibile, tenendo presenti tutte le misure igieniche e sanitarie che andranno rispettate», premette. Questo perché «le classi piene sono un elemento simbolo della normalità, e la scuola in funzione un’attività e servizio dello Stato in favore della crescita dei giovani. È assolutamente importante che il principio e l’istituzione della scuola in un momento di crisi come questo possano tornare a essere una guida per i nostri giovani». Ma ci sono dei però, si diceva: «Che vanno analizzati bene e con dovizia», annota Caprara. «Incontri con i Comuni come quello di oggi (ieri, ndr.) permettono di sviscerare le difficoltà che alcuni di questi hanno – riprende il presidente del Plr –. In certi comuni il corpo docente è in là con gli anni, o addirittura a rischio con questa epidemia. Nei comuni più piccoli se mancano due docenti si è già in difficoltà». E quindi, «ancora una volta notiamo con preoccupazione come abbiamo un numero insufficiente di docenti e non si trovano supplenti con facilità». Ciò detto, il Plr accoglie la decisione di rendere più flessibile la frequenza. Ma pone dei paletti: «Non bisogna dimenticare le esigenze che possono avere gli allievi più in difficoltà. La scuola deve adoperarsi al meglio possibile per individuarli, seguirli da vicino e accompagnarli». Perché mentre sono aperti ancora vari scenari, tra cui le mezze giornate a scuola e/o a metà classe, «ci sono ragazzi che a casa riescono a continuare bene l’apprendimento, altri che incontrano più difficoltà». Infine, per il Partito liberale radicale «l’attenzione deve essere moltiplicata negli anni di passaggio». Nel senso che «un occhio di riguardo particolare» deve essere dato «al primo e all’ultimo anno delle scuole elementari, esattamente come in seconda e quarta media». Un sì vincolato insomma, «e la comunicazione con il Decs sarà fondamentale» conclude Caprara. A sostegno della riapertura l’11 maggio il sindacato Vpod, che ritiene fondamentale l’aspetto formativo. In una nota rileva che “la scuola a distanza nonostante l’enorme sforzo e l’encomiabile impegno di docenti, allievi e famiglie rimane solo un pallido, sciapo, poco efficace surrogato della scuola che necessita dell’interazione fisica (guardarsi negli occhi e parlarsi facendolo) tra le sue componenti. È certo utile e necessaria in un momento di crisi eccezionale; ma meno dura, meglio è”. Ad ogni modo, “questo sostegno verrebbe immediatamente a decadere qualora i modelli illustratici dovessero essere stravolti in corso d’opera per scelta oppure perché logisticamente irrealizzabili”.
Intanto, oggi il Consiglio federale dovrebbe stabilire le condizioni da rispettare per il riavvio della scuola dell’obbligo l’11 maggio. Per i rappresentanti degli insegnanti si impongono linee guida univoche, anche se per Ticino e Romandia, più colpiti dal coronavirus, si potrebbero tollerare decisioni ad hoc. Per soddisfare eventuali interessi particolari dei singoli Cantoni il margine di manovra è assai limitato, ha sostenuto la presidente della Conferenza dei direttori della pubblica educazione Silvia Steiner. La situazione epidemiologica potrebbe giocare un ruolo, ad esempio in Ticino e Vaud, dove i casi di Covid-19 sono più numerosi. In questo ambito “va tollerato che non tutti i Cantoni possano operare allo stesso modo”.