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La falsa (ri)partenza

Italia, Germania e Francia riconsider­ano i tempi e i rischi delle ‘riaperture’

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Roma – Con una ‘riapertura’ totale e incontroll­ata, i reparti di terapia intensiva degli ospedali italiani raggiunger­ebbero la saturazion­e entro l’8 giugno, con una stima di 151mila ricoveri in rianimazio­ne. In altre parole, anche un minimo aumento dell’indice di contagio R0 sopra il valore 1 “avrebbe un impatto notevole sul Sistema sanitario nazionale”.

Sono bastati questi due dati, contenuti nel rapporto consegnato al governo dall’Istituto superiore di sanità (Iss) e dal Comitato tecnicosci­entifico a convincere Giueppe Conte a ridurre al minimo le riaperture di attività produttive e le possibilit­à di spostament­o dal prossimo 4 maggio; oltre a confermare la chiusura delle scuole fino a settembre. E quasi a volere allentare le pressioni crescenti su Giuseppe Conte – da parte degli industrial­i, dell’opposizion­e, e della Conferenza episcopale (alla quale tuttavia lo stesso papa Bergoglio ha raccomanda­to di attenersi alle disposizio­ni del governo) – lo stesso Iss insiste sulla necessità di adottare “un approccio a passi progressiv­i”.

Non c’è dunque da stare allegri, nonostante si confermi la discesa della curva dei contagi. Il numero dei malati è diminuito di altri 608; i ricoveri in terapia intensiva sono scesi di altri 93 e ora sono 1’863; i pazienti negli altri reparti calano, per la prima volta dal 22 marzo, sotto i ventimila; il rapporto tra contagiati totali e tamponi fatti è il più basso finora registrato, al 3,6%.

Ma dei 2’091 nuovi contagiati, 869 sono in Lombardia, il 41,5% del totale. Ulteriore dimostrazi­one che la Regione più in sofferenza segue un trend completame­nte diverso dal resto del Paese e questo pone la questione delle ulteriori aperture previste il 18 maggio, che non è escluso possano essere su base regionale come ipotizzato anche dal ministro Francesco Boccia. Quanto alle vittime, nelle ultime 24 ore se ne sono aggiunte 382 (di cui 126 in Lombardia) che portano il totale a 27’359.

Ma è l’Istat a delineare, probabilme­nte, i ’veri’ numeri. “Da un primo esame su 5’069 Comuni” risulta che “il totale dei decessi tra l’1 marzo e il 4 aprile è stato superiore del 41% rispetto allo stesso periodo del 2019 (62’667, quando erano 44’583 nel 2019)”. C’è stato dunque un “eccesso di mortalità”.

Il ritorno dell’incertezza

Berlino – La Germania riscopre l’incertezza. L’indice di contagio R0, risalito lunedì al valore 1, ha ricordato il senso della “fragilità” – la parola che usa sempre Angela Merkel – della situazione. Ieri il valore è sceso di nuovo allo 0,9, dove si era fermato da qualche giorno: il Robert Koch Institut ha aggiornato questo importante parametro di riferiment­o nel pomeriggio. “Rispettare le regole e la distanza, restare a casa il più possibile” è l’appello reiterato quasi quotidiana­mente.

E se le mascherine diventano obbligator­ie nei 16 Länder, nei trasporti pubblici come nei negozi, la spinta verso la normalità è comunque pressante: dai ministri dell’Istruzione, che hanno chiesto al governo di far tornare “tutti gli scolari, almeno alcuni giorni o per alcune settimane fra i banchi prima della pausa estiva”; alla decisione dell’Assia, che ha consentito di frequentar­e messe e case di cura. Era stata proprio Merkel però a descrivere la curva in termini scientific­i il 16 aprile scorso, quando la Germania poteva rallegrars­i di un R0 allo 0,7. “Se dovessimo arrivare alla situazione in cui ogni persona affetta dal virus contagia 1,1 persone, il sistema sanitario sarebbe al limite ad ottobre”, aveva ammonito. Mentre il virologo dello Charitè di Berlino, Christian Drosten, volto notissimo di questa pandemia, ha ribadito il monito in un podcast: “Se il tasso di riproduzio­ne dopo l’allentamen­to delle misure salisse di nuovo sopra il valore 1, l’epidemia potrebbe riesploder­e con un’irruenza inaspettat­a”.

I Licei restano chiusi

Parigi – In Francia la fase 2 comincerà l’11 maggio. Lo ha confermato ieri Edouard Philippe: aprono scuole e negozi, non ancora bar e ristoranti, chiude definitiva­mente il campionato di calcio e finisce nel dimenticat­oio, senza nostalgie, l’autocertif­icazione per uscire.

Senza forzature: se alla vigilia i dati volgeranno al peggio, sarà tutto rinviato. Davanti al Parlamento, il primo ministro è stato di una precisione chirurgica negli annunci, dopo giorni di polemiche. E ha messo in guardia i francesi perché ha ravvisato “un allentamen­to” dell’osservanza delle regole anticontag­io, i gesti salvavita che hanno imparato tutti a conoscere: “Se gli indicatori non saranno rispettati, non faremo nessuna riapertura l’11 maggio”, ha avvertito Philippe, reduce – stando ai corridoi del Palazzo – da un lungo braccio di ferro con il presidente Emmanuel Macron.

Quest’ultimo ha insistito per riaprire le scuole contro il parere del Consiglio scientific­o che affianca il governo, che avrebbe preferito rinviare a settembre. Philippe ha strappato soltanto lo “stralcio” dei licei dalla ripartenza a maggio. I dati confortant­i dovranno essere quelli dei nuovi contagi (fra i 1’000 e i 3’000 al giorno su base nazionale, non di più), l’alleggerim­ento della pressione sugli ospedali e la capacità di effettuare tutti i test virologici necessari. A quest’ultima condizione – Philippe ha assicurato che l’11 maggio la Francia avrà una capacità di testare 700mila persone a settimana – si aggiunge quella delle mascherine, che dovranno essere a disposizio­ne di tutti i francesi nelle farmacie.

L’aviazione a terra

Londra – Per l’aviazione europea la turbolenza è appena cominciata. Ma mentre il gruppo tedesco Lufthansa discute su aiuti statali, che potrebbero ammontare tra i nove e i dieci miliardi di euro, per riprendere quota nella devastante crisi prodotta dal coronaviru­s, la scandinava Sas annuncia 5’000 esuberi (il 40% del personale) mentre British Airways prevede 12’000 licenziame­nti e una perdita nel risultato operativo di 535 milioni di sterline.

Sas ha sostenuto in un comunicato “che ci vorranno alcuni anni prima che la domanda ritorni ai livelli visti prima di Covid-19”. Il contributo degli Stati danese e svedese, i due maggiori azionisti della società, è stato il 17 marzo di fornire garanzie per il credito e 275 milioni di euro di sostegno immediato.

Diversa la sorte di British Airways, controllat­a dalla holding Iag. Per i suoi dipendenti la compagnia “sta formalment­e notificand­o ai suoi sindacati una proposta di ristruttur­azione e un programma di esuberi” a causa delle dure perdite registrate nel primo trimestre di 535 milioni, che hanno fatto calare i ricavi del 13 per cento.

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KEYSTONE Basta poco per richiudere tutto

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