laRegione

La vita interiore

- Di Alberto Nessi

In tempi di pandemia, la mattina mi alzo presto e prima di tutto ascolto il canto degli uccelli. Che questa primavera sono molto loquaci.

Ce n’è uno che canta più forte degli altri, forse sta facendo il nido nel folto del cespuglio, perché la vita fa sempre sentire alta la sua voce, specialmen­te nella bella stagione. Il carpino si muove appena alla brezza e la peonia ha fatto il suo dovere ed è cresciuta di un altro po’ anche stanotte. Guardo il cielo che lentamente s’illumina. La vita ha rallentato il suo corso: c’è più tempo per le piccole cose che succedono all’esterno e per quelle grandi che accadono dentro di noi.

Per quelle di fuori abbiamo occhi nuovi: è l’effetto lentezza, che cambia il loro modo di farsi vive e affida alle cose un ruolo inaspettat­o, pieno di sorprese: foglie mai osservate adesso mostrano le loro nervature, il gatto nero nell’orto ha movenze audaci come di pantera nella foresta vergine, quella celidonia spuntata vicino al compostagg­io non l’avevo mai notata. E il primo orbettino della stagione luccica nel prato come gli occhi di una bambina.

***

Dentro di me succedono cose strane: quell’episodio che mi tormentava, lo scontro avuto con un amico, rivela la sua stupidità; la discussion­e con mia figlia durante la quale pretendevo di aver ragione, mostra che in fondo, a pensarci bene, forse aveva ragione lei; l’opinione critica sulla persona che è stata da noi è discutibil­e, perché non mi sono messo nei suoi panni?

Concentrar­si sulla propria vita interiore è più facile, in questi giorni in cui tutto pare sconvolto. Se considero le cose che mi accadono da una certa distanza, la distanza sociale raccomanda­ta dalle autorità sanitarie, le vedo meglio: le asperità si smussano, la superbia perde la cresta, l’odio diventa ridicolo: quella sfuriata che ho fatto l’altra sera, a pensarci adesso mi fa ridere.

Ci sono cose più importanti nella vita: non vedi quanto dolore intorno a te? Quanti morti? E quel tale che cala giudizi, quel politico che parla come un poliziotto e non sa guardare negli occhi, quell’uomo che non s’accorge di essere manipolato… L’arricchime­nto della vita interiore, che possiamo ottenere con la meditazion­e, la conversazi­one, la lettura, o anche solo con una passeggiat­a solitaria, rivela la riserva di luce nascosta dentro di noi, le permette di venire allo scoperto. Ciò riguarda non solo i credenti ma anche i non credenti. Anzi, forse di più questi ultimi. Quando penso, per esempio, a quell’amico che se n’è andato per sempre, non mi rattristo: perché mi ha lasciato un buon ricordo. Lo dice anche Dostoevski­j nei ‘Fratelli Karamazov’: “Sappiate dunque che non c’è nulla di più alto, e forte, e sano, e utile per la vostra vita avvenire, di qualche buon ricordo, specialmen­te se recato con voi fin dai primi anni, dalla casa dei genitori. Molto vi si parla della vostra educazione, ma uno di questi buoni e santi ricordi, custodito sin dall’infanzia, è forse la migliore delle educazioni. Se l’uomo può raccoglier­e molti di tali ricordi e portarli con sé nella vita, egli è salvo per sempre. E quand’anche un solo buon ricordo rimanesse con noi, nel nostro cuore, anche quello potrebbe un giorno servire alla nostra salvezza”.

 ??  ?? La vita fa sempre sentire alta la sua voce
La vita fa sempre sentire alta la sua voce

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland