Bambino di dieci anni in cure intense a Losanna
È il primo caso grave registrato in Ticino. Il medico cantonale Giorgio Merlani: ‘Purtroppo ci si può contagiare anche restando a casa’. Ad oggi sono stati tre i ricoveri di ragazzi in età pediatrica. Christian Garzoni, direttore sanitario della Clinica M
C’è purtroppo anche un bambino di 10 anni tra i ricoverati ticinesi in cure intense. È il primo da quando è incominciata la crisi epidemica. Lo ha confermato il medico cantonale ticinese Giorgio
Merlani precisando che il bimbo è stato ammesso giovedì di questa settimana ed è poi stato trasferito a Losanna. «Attualmente è stabile e non mi risulta avesse patologie pregresse», ha aggiunto Merlani, non dando però ulteriori dettagli. A quattro giorni dalla riapertura delle scuole, questa notizia potrebbe generare qualche preoccupazione. «Questo caso dimostra semmai il contrario: nemmeno stando a casa si è al sicuro. Le statistiche, comunque, dicono che in genere i bimbi contraggono l’infezione dagli adulti», ha rilevato Merlani. In pratica, dall’esperienza di queste settimane è emerso che non sono un veicolo di contagio. Lo dimostrano anche i dati dei minori di 18 anni sottoposti a tamponi. «In Ticino su 300 esami effettuati sulla classe di età 0-18 anni, solo il 7% è risultato positivo al coronavirus. Solo sei ragazzi hanno presentato un quadro clinico più serio, ma senza ulteriori complicazioni. Di questi solo tre hanno meno di 10 anni», ha precisato il professor Paolo Ferrari, responsabile dell’area medica dell’Eoc.
‘Berna ha troppa fretta’
«Non possiamo non esprimere perplessità sull’accelerazione data da Berna sulle riaperture», ha poi ribadito il direttore del Dipartimento sanità e socialità ticinese Raffaele De Rosa, facendo il punto della situazione epidemica in Ticino. «Oltre a non darsi tempo per vedere gli effetti delle prime aperture del 27 aprile, il Consiglio federale ha pure voluto aggiungere alla seconda ondata di riaperture, lunedì prossimo, anche i ristoranti. La voglia di ripartire è tanta, ma il virus è ancora là fuori e bisogna ponderare con attenzione», ha chiosato De Rosa. «Fino a quando non ci sarà un vaccino o una terapia efficace, dovremo mantenere le distanze e applicare le misure igieniche. Inoltre, bisognerà imparare a utilizzare la mascherina quando le distanze minime non possono essere mantenute». In ogni caso «da lunedì entreremo in una nuova fase che impone piani di protezione in ogni settore, con un ulteriore impatto nella nuova normalità che ci stiamo gradualmente costruendo. Dobbiamo imparare a convivere con il virus», ha aggiunto De Rosa. E da lunedì «ripartirà anche il ‘contact tracing’», ha aggiunto Giorgio Merlani. «Tutti coloro che sono stati in contatto con qualcuno testato positivo a meno di 2 metri e per più di 15 minuti dovranno rimanere in quarantena per 10 giorni, come già avveniva all’inizio della pandemia».
‘I casi aumenteranno’
Sono intanto molti i punti interrogativi su cosa succederà nel prossimo futuro: «Non vi è dubbio che, con gli allentamenti, i casi di Covid-19 torneranno a salire – ha spiegato il direttore sanitario della Clinica Moncucco Christian Garzoni –. Come sarà l’aumento lo si vedrà nel periodo dalle 2 alle 4 settimane dopo l’11 maggio». Garzoni esclude tuttavia «scenari catastrofici, con una ripresa esponenziale dei contagi», dal momento che «la gente è ormai abituata a tenere le distanze. Ci aspettiamo quindi verosimilmente una curva relativamente piatta, con andamenti a onde di lago e non a ‘cavalloni’. È comunque importante non dimenticarci del problema e mantenere il rigore manifestato sin qui, evitando le situazioni a rischio». Impossibile per ora dire quale sarà l’effetto dell’estate sulla diffusione del virus.
Vista l’incertezza sull’evoluzione dell’infezione, per ora non si parla ancora di una apertura alle visite nelle case anziani ticinesi. «Prevediamo di far rientrare nelle case di riposo alcune figure, come gli animatori e i fisioterapisti», ha precisato Merlani, il quale non ha nascosto perplessità invece su una apertura immediata ai familiari: «Se fossi sicuro che nelle prossime settimane l’andamento dei nuovi contagi si mantenesse sui 4-8 casi al giorno, allora il pericolo di portarlo all’interno delle strutture sarebbe minimo. Tuttavia non vorrei dover scoprire che stiamo riaprendo le case di riposo mentre la curva dei contagi sta risalendo». Insomma: ci vorrà probabilmente ancora un po’ di tempo. Intanto, dal 18 maggio riapriranno i centri diurni di presa a carico socio-assistenziale e terapeutici.
‘All’Eoc sappiamo proteggerci’
All’interno dell’Ente ospedaliero, su 700 collaboratori testati con un tampone perché presentavano sintomi, 172 sono risultati positivi, soprattutto tra il personale infermieristico della Carità di Locarno. «Di questi, 118 potrebbero averlo preso in ospedale visto che non è stato possibile trovare una causa esterna – ha rilevato ancora Paolo Ferrari. Se calcoliamo che i collaboratori dell’Eoc sono circa 5mila, siamo al di sotto del 2% di contagiati. In Lombardia si parla del 10%. Ciò dimostra che sappiamo proteggerci». Anche perché non risulterebbero «contagi da collaboratore a collaboratore». E da collaboratore a paziente? «C’è stato almeno un caso accertato. Si era però all’inizio della crisi», ha ammesso Ferrari che ha ricordato come durante la fase critica solo l’Eoc abbia rinviato 1’400 interventi. «Ora dobbiamo recuperare rapidamente visto che la ripresa della vita lavorativa porterà all’aumento delle urgenze». Già questa settimana «abbiamo eseguito oltre 200 interventi rimasti in sospeso».