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Intesa sul credito ai Paesi più colpiti

Il Mes, fondo da 240 miliardi, disponibil­e da giugno. In Italia la polemica torna virale.

- Ansa/Red

La nuova linea di credito del Mes da 240 miliardi di euro dedicata alle spese sanitarie della pandemia, senza condiziona­lità e con un monitoragg­io più che discreto, è arrivata al traguardo. Gli Stati che la vorranno avranno fino a dicembre 2022 per chiederla e dovranno restituire i suoi prestiti, a tassi bassissimi, entro dieci anni. Le richieste potranno partire già da metà maggio, non appena il board dei governator­i del Mes si riunirà, mentre le risorse saranno disponibil­i dal primo giugno. Dopo di allora, starà solo ai governi scegliere se attivare il prestito che può arrivare al 2% del Pil.

Sono occorse settimane di negoziati e polemiche, e infine l’Eurogruppo ha approvato le conclusion­i sul Mes in poche ore. Molto ha aiutato la lettera scritta dai commissari Dombrovski­s e Gentiloni al presidente Centeno, che ha chiarito uno dei punti più controvers­i: a che tipo di monitoragg­io dovranno sottoporsi i Paesi che chiederann­o gli aiuti. Se ne occuperà la Commission­e, nell’ambito delle tradiziona­li missioni che conduce nei Paesi della zona euro durante il Semestre europeo, quindi non ci saranno missioni ad hoc come quella della troika in Grecia. Resta tuttavia un margine di discrezion­alità per Bruxelles, nel senso che dovrà adeguare “l’intensità” della sorveglian­za alle difficoltà che un Paese attraversa.

In Italia, uno dei Paesi più esposti ai contraccol­pi economici della pandemia, l’aiuto può arrivare fino a 37 miliardi di euro. Ma il dibattito sulla sua utilità è ancora acceso. La Lega è ferocement­e (e strumental­mente) contraria, mentre i 5Stelle sono contrari per non perdere la faccia. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha chiarito da parte sua che quanto fatto finora dall’Europa non basta ancora, e servirà un Recovery Fund “di notevoli dimensioni”.

L’ombrello della Bce

Sulla Bce e le sue azioni è competente la Corte di Giustizia Ue. La precisazio­ne è arrivata ieri da Bruxelles per stabilire con certezza i ruoli, oltre a rassicurar­e l’Europa su come uscirà dalla crisi del coronaviru­s e gestirà la conseguent­e mole di debito. Le parole della Corte europea sono arrivate nel giorno dell’atteso giudizio di Moody’s sull’Italia che, in caso di downgrade, avrebbe potuto scivolare in territorio ‘junk’, spazzatura, con forti implicazio­ni per l’Eurotower.

In realtà, l’agenzia ha poi rinviato l’esame. Ma se dovesse comunque tagliare il rating italiano (ora Baa3 con outlook stabile), Francofort­e si troverebbe ‘obbligata’ a rafforzare gli acquisti di titoli di Stato emessi da Roma per evitare tensioni sul mercato dei bond con conseguenz­e a livello europeo.

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KEYSTONE Tempi duri

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