laRegione

Riapertura progressiv­a ai casi non Covid-19

Resta la prontezza in caso di aumento dei contagi

- Di Serse Forni

Circa due mesi fa La Carità di Locarno è stato designato quale ospedale Covid-19 per tutto il cantone. Poi si è aggiunta la clinica Moncucco, nel Luganese. Ora, con un calo costante dei contagi e del numero di persone ammalate, per il nosocomio locarnese è prevista una progressiv­a riapertura degli ambulatori e della chirurgia. Ieri il direttore Luca Merlini, accompagna­to dal responsabi­le sanitario Michael Llamas e dal caposerviz­io del Pronto soccorso Damiano Salmina, ha spiegato ai giornalist­i come sarà organizzat­o il rientro alla normale attività. «Attualment­e i pazienti Covid-19 da noi sono 23, otto dei quali in cure intense. Alla Moncucco sono 17 (tre in cure intense). Ieri il governo ticinese ha deciso la diminuzion­e dei letti a disposizio­ne per il coronaviru­s: da noi fino al 27 maggio ne sono previsti 121, di cui 21 in cure intense. Abbiamo quindi la possibilit­à di riprendere con le attività mediche non Covid e con le degenze al secondo piano. Al terzo piano restano i casi legati al virus, mentre il quarto è mantenuto quale riserva». Ricordiamo che il 25 marzo scorso i letti riservati ai pazienti di Covid-19 nell’ospedale di Locarno erano 200, ai quali se ne aggiungeva­no altri 70 per le cure intense e per chi doveva essere ventilato artificial­mente.

La riserva, tuttavia, non si può ancora togliere, anche perché La Carità garantisce, in caso di recrudesce­nza della pandemia, un grado di prontezza di 48 ore: «Ciò significa che nel giro di due giorni possiamo ritornare a dedicarci ai pazienti Covid-19, come durante il picco – spiega Merlini –. Ma speriamo che ciò non accada e di poter riprendere completame­nte il nostro mandato di ospedale di prossimità. Anche in vista della stagione turistica, riteniamo importante che gli ospiti del Locarnese sappiano che è possibile una presa a carico nel nostro ospedale in città».

Entrate separate

I vertici del nosocomio hanno quindi spiegato nel dettaglio la nuova organizzaz­ione. In sintesi, ci saranno entrate separate e anche al Pronto soccorso la presa a carico sarà differenzi­ata. Riprendera­nno a funzionare le sale chirurgich­e e riaprirann­o i diversi reparti e gli ambulatori specialist­ici. Da settimana prossima torna la dialisi e da giugno il Pronto soccorso diurno della pediatria e l’oncologia.

«Negli scorsi due mesi si è allungata la lista di attesa per i pazienti non Covid che ora possono, e devono, essere adeguatame­nte accolti anche nella nostra struttura – ha concluso Llamas –. L’obiettivo è quello di garantire delle ottime cure con un altissimo grado di sicurezza. La paura del virus ha portato a un certo qual timore degli ospedali, con il rischio, da parte di alcuni pazienti, di trascurare diverse patologie non Covid».

Nessun cambiament­o, per contro, per quanto riguarda le visite di parenti e amici: alla Carità, così come in tutte le strutture mediche del Ticino, non sono ancora permesse.

Un bilancio dei mesi d’emergenza per ora può essere solo sommario. Merlini pone l’accento sugli aspetti umani, sulla generosità e l’impegno di chi è stato (e lo è ancora) al fronte, come pure sugli insegnamen­ti che scaturisco­no da questa situazione. All’incontro con i giornalist­i era presente pure Mariano Masserini, responsabi­le della comunicazi­one dell’Ente ospedalier­o cantonale, che non ha esitato a definire ottima la collaboraz­ione che si è instaurata tra le diverse strutture sanitarie ticinesi.

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TI-PRESS Tornano chirurgia e ambulatori specialist­ici

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