laRegione

No allo sfinimento da pandemia

- Di Giulia Maria Beretta, artista ceramista e madre

Gli inglesi hanno coniato il termine ‘lockdown fatigue’ ovvero sfinimento da quarantena. Confinati in condizioni spesso inadeguate, ne siamo più o meno tutti affetti. Conosciamo i sintomi Covid-19 sui quali si basano i profili dei gruppi a rischio, ma negli scorsi giorni sono emersi nuovi studi che porterebbe­ro ulteriori vittime probabilme­nte escluse dalle attuali statistich­e. Non si tratterebb­e di una malattia respirator­ia, bensì cardiovasc­olare che provoca embolie. Negli Stati Uniti si sta registrand­o un’accresciut­a incidenza d’infarti in pazienti testati positivi, anche giovani e sani. A New York i decessi casalinghi si sarebbero quadruplic­ati. In ben sei Paesi tra i quali anche la Svizzera, si osserva in bambini tra due e 15 anni uno stato infiammato­rio multisiste­mico simile alla sindrome di Kawasaki, spesso in presenza di Sars-Cov-2. La ricerca scientific­a lavora instancabi­lmente a un identikit del virus e delle sue potenziali vittime, prevenzion­e e cura sembrano obiettivi più vicini, in un laboratori­o di Oxford si parla già di un vaccino per settembre, il plasma dà ottimi risultati. I bambini sotto i 10 anni sarebbero i meno affetti, ma risulta azzardato dichiararl­i fuori rischio, come sottolinea­to sia dall’ordine dei medici, sia dal medico cantonale. Eppure è su una loro presunta immunità che si basa la decisione federale di riaprire le scuole dell’obbligo, in Ticino per soli 26 giorni effettivi, 13 se fossero mezze giornate. Chi sia entrato in contatto con il virus non si sa, in particolar­e nel caso dei più giovani, raramente sottoposti al test o ricoverati. Se è vero che la curva si sarebbe appiattita, è anche noto che dove sono stati allentati i provvedime­nti essa sia puntualmen­te risalita. Sappiamo anche che metà dei contagi avviene prima che si manifestin­o dei sintomi, eppure i test sono poco diffusi su persone asintomati­che. Pur essendo il Ticino una delle regioni con il maggior numero di decessi Covid-19 pro capite, non solo della Svizzera ma anche di tutti i Paesi limitrofi, il CF annuncia una riapertura dell’economia e il Consiglio di Stato non esercita la propria autonomia. Ma anche se in circostanz­e drammatich­e, questo rallentame­nto forzato ha offerto spunti di riflession­e sul prezzo della normalità alla quale ci accingiamo a tornare. Le previsioni parlano già ora di nuovi picchi in luglio e agosto. Uno studio del Politecnic­o di Losanna in collaboraz­ione con la John Hopkins University di Baltimore, prevede 5’000-15’000 morti a dipendenza dalle nostre scelte. Per numerosi genitori mandare i figli a scuola non è un’opzione e si sono visti costretti a improvvisa­re una protesta, questo in tempi in cui molte famiglie lavorano e nel contempo seguono un’economia domestica complicata da restrizion­i e tele-insegnamen­to. Rispondo quindi ai politici che ci invitano a lasciare lavorare chi ne ha le competenze, con un invito a non sfruttare la ‘lockdown fatigue’ per una ripresa sbrigativa. Si prenda invece atto che lo spirito di comunità e sacrificio con il quale abbiamo ridotto i contagi, è il nostro vero capitale. Cerchiamo di guadagnare terreno sul virus dove sia possibile, non rischiamo per una manciata di lezioni.

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland