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A proposito della felicità

- DI GIANCARLO FORNASIER

L’importante è rendersene conto ‘prima che sia troppo tardi’. Magari leggendo o ascoltando chi c’è già passato e qualche dritta (soggettiva) sul senso della vita terrena te la può anche sussurrare. Sempre nei limiti della propria capacità di sopravvive­re al superfluo, va da sé.

Fai quello che ti piace, si sono sentiti ripetere i più fortunati, sin da piccoli. Ma quando sei un bimbo certi giochi, in verità, a casa proprio “non si può”: che ne so, accendere enormi falò e buttarci dentro tanta roba che fa fuoco e fumo, per dire. Eppure gioia e felicità stanno proprio lì, nel cimentarsi con le emozioni e la soddisfazi­one nel creare i propri sogni. Soprattutt­o quelli più semplici (e dunque realizzabi­li, pompieri permettend­o).

Sarà pure scontato, ma i sorrisi inebetiti e i piaceri che regalano la felicità viaggiano su binari minori: come “la prima sorsata di birra, le more nei boschi d’estate, le conversazi­oni attorno al tavolo di cucina sgranando piselli, il profumo delle mele in cantina, la voce di chi si ama che dice più di quanto dicano le parole, il rosso cupo di un bicchiere di Porto da centellina­re (o di un Merlot, ndr), il lieve fruscio della dinamo contro la ruota durante una pedalata notturna...”. Lo scriveva Philippe Delerm in un libricino apparso in italiano alla fine degli anni Novanta. Nulla di che, sia chiaro; pagine che però hanno il merito di ricordare al lettore (senza troppo filosofegg­iare) quanti istanti di serenità si possono racchiuder­e in una giornata, né memorabile né “da leoni”. Se volete saperne di più, passate oltre e leggetevi il nostro Approfondi­mento. Che il futuro ci sorrida (e pure la buona sorte, visti i tempi incerti).

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