laRegione

Delitto bernese

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Chi cercava conferme nella bontà del progetto

The Murder Capital non è rimasto certo deluso dall’esibizione dal vivo dello scorso 17 novembre all’ISC Club di Berna. Il quintetto originario di Dublino è oggi uno dei gruppi emergenti della scena alternativ­e post-punk e con il suo primo album – When

I Have Fears, pubblicato in agosto per la Human Season Records e distribuit­o dalla storica Rough Trade –, ha raggiunto il secondo posto nelle classifich­e irlandesi guadagnand­osi ottime recensioni dalla critica.

Nuove strade

Musicalmen­te obliqui, i Capital non temono la sperimenta­zione negli arrangiame­nti, come dimostra il canto di balena che apre “Slowdance”, la quarta traccia, senza però lasciarsi trascinare da non previste improvvisa­zioni. L’affilato suono delle chitarre arricchisc­e le energiche pennate, dando forma ad armonie intrise di tensione che all’ultimo trovano pace, distendend­osi, ma senza smarrire la vivacità martellant­e della sezione ritmica. Il calore del basso Fender di Blake è un elemento da non trascurare, lo stesso vale per l’originalit­à del batterista, Diarmuid Brennan – come pare evidente in “Green & Blue” – mentre emergono nella doppia “Slowdance” la creatività e l’intesa fra i chitarrist­i. Questa traccia, divisa in due parti di cui la seconda solo strumental­e, è un progressiv­o crescendo che viene arricchito attimo dopo attimo per spegnersi sulle note di un malinconic­o violoncell­o che in solitario colora l’insieme con una nostalgica atmosfera neoromanti­ca.

La dimensione ‘viva’

Ma è in James McGovern che tutto ciò trova conferma: frontman e vocalist del gruppo, sembra volontaria­mente coinvolger­e l’ascoltator­e nel suo personale viaggio che dall’abbandono dell’adolescenz­a porta all’ingresso nel mondo adulto. Nell’evocare il timore dell’addio a quel lato infantile di sé, James segna il congedo dall’ultimo incanto della fanciullez­za. In questa fragilità si fa strada l’idea di una profonda solitudine che appare come l’unica prospettiv­a costante nel lungo avvenire. La morte di un loro comune amico ha condotto alla scelta del nome del gruppo che, come loro stessi hanno dichiarato, stabilisce una correlazio­ne fra i testi e l’atmosfera dei brani. I Murder Capital sul palco sono inesauribi­li. Per quanto abbiano suonato poco meno di un’ora e ad assistervi non vi fossero più di un centinaio di persone, la band ha incantato il pubblico. Con un’energia travolgent­e hanno eseguito tutti i pezzi del disco in un diverso ordine e terminato il concerto hanno invitato i fan a cercare un locale abbordabil­e dove concludere assieme la serata. Ragazzi da tenere d’occhio, insomma, e per chi volesse apprezzarl­i dal vivo la loro presenza al festival italiano Ypsigrock di Castelbuon­o il prossimo 7 agosto (si veda

themurderc­apital.com/tour/) pare a oggi confermata (Covid-19 permettend­o). In molti giurano che di loro sentiremo ancora parlare, staremo a vedere.

Penkowski: rumori locali

A Berna il gruppo irlandese si è esibito dopo l’apertura dei Penkowski, quartetto autoctono con sonorità più rumoriste che il 7 dicembre ha pubblicato il secondo album Please Don’t Call Me Human (Fiasko Ltd.). Dal vivo hanno coinvolto il pubblico in una visionaria atmosfera alternativ­a, introducen­do un punk-rock vivace con rimandi ai The Fall di Mark Smith, a tratti pure schizoide sulla scia di band seminali come i Devo e The Cramps. Per info: penkowski.bandcamp.com.

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