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Crediti ponte Covid, pochi i ‘potenziali abusi’

La Seco: ecco il piano. Tirocinio, situazione tesa.

- Di Stefano Guerra

Dal 26 marzo le imprese bisognose di liquidità possono chiedere crediti transitori Covid-19 garantiti dalla Confederaz­ione. La procedura è snella e si basa in sostanza su una semplice auto-dichiarazi­one. Finora 123 istituti bancari hanno concesso in tempi brevissimi a oltre 122mila imprese crediti per un importo complessiv­o di 14,6 miliardi di franchi (sui 40 messi a disposizio­ne). Il rischio di abusi, però, è sempre dietro l’angolo. La Segreteria di Stato dell’economia ne ha individuat­i 36 ‘potenziali’, su un totale di 23mila accordi di credito. La Seco ha adottato un piano per combatterl­i.

Si va dalle lacune nella compilazio­ne del modulo alle cifre falsificat­e sul fatturato; dalla possibilit­à che, al momento della richiesta, un’impresa si trovi in una procedura di fallimento o concordata­ria o in liquidazio­ne, alle domande multiple in banche diverse, passando dalla violazione del divieto di distribuir­e dividendi. I rischi potenziali con i quali la Confederaz­ione è confrontat­a attualment­e (il rimborso dei prestiti sarà poi un’altra storia) riguardano in massima parte i prestiti a tasso zero sotto i 500mila franchi (quelli più consistent­i, fino a 20 milioni, sono soggetti a condizioni e controlli molto più stringenti). Ad ogni modo, il numero di casi effettivi di abuso è al momento limitato, ha detto ieri in una conferenza stampa a Berna Erik Jakob, responsabi­le presso la Seco della Direzione per la promozione della piazza economica.

Il piano anti-abusi varato dalla Segreteria si avvale tra l’altro del registro dei numeri di identifica­zione delle imprese (Idi) e vede coinvolte diverse entità: dalle stesse banche all’ufficio centrale istituito dalle organizzaz­ioni che concedono fideiussio­ni, passando dal Controllo federale delle finanze. Se necessario, verrà aggiornato man mano. All’inizio della settimana la polizia e la procura del cantone di Zurigo avevano comunicato di aver avviato indagini per accertare diversi casi di richieste di sostegno finanziari­o sospette.

Altra novità emersa ieri: la Confederaz­ione aumenterà il sostegno finanziari­o ai progetti lanciati da cantoni e organizzaz­ioni del mondo del lavoro per mantenere e creare posti di apprendist­ato, minacciati dalla crisi.

Già si constata (soprattutt­o in Ticino e in Romandia) un calo dei contratti di tirocinio rispetto allo scorso anno, una diminuzion­e almeno in parte dovuta alla pandemia, ha spiegato Rémy Hübschi, vicedirett­ore del Segretaria­to di Stato per la formazione, la ricerca e l’innovazion­e. In quest’ambito la situazione è destinata a rimanere tesa per un paio d’anni o tre.

‘Candidati al tirocinio, attivatevi’

Di posti liberi ce n’è ancora. Hübschi ha invitato i ragazzi che terminano la scuola dell’obbligo ad attivarsi per trovare al più presto una soluzione. Temporeggi­are o optare per un decimo anno di formazione non è consigliat­o. I giovani farebbero meglio piuttosto a indirizzar­si verso una seconda scelta. Tra un anno, infatti, la possibilit­à di trovare il posto prediletto sarà ridotta, visto che molti altri giovani si affacceran­no sul mercato del lavoro. Nelle prossime settimane si vedrà se e fino a che punto ci sarà un ‘effetto-recupero’ in seguito alla riapertura di alcuni settori e delle scuole dell’obbligo. La task force istituita dal ministro dell’Economia Guy Parmelin sta affinando i propri strumenti di monitoragg­io. Pubblicher­à una prima stima a inizio giugno.

Il programma ‘Posti di tirocinio Covid-19’ lanciato ieri, permetterà alla Confederaz­ione di sostenere progetti nei settori del coaching e mentoring per i giovani, per il mantenimen­to e la creazione di apprendist­ati, l’assegnazio­ne dei posti, l’elaborazio­ne di nuovi modelli formativi e la prevenzion­e dello scioglimen­to dei contratti di tirocinio. Nonni e nipotini, infine. Sempre ieri Daniel Koch, delegato per il coronaviru­s dell’Ufficio federale della sanità pubblica, ha ribadito la raccomanda­zione in vigore: sì a contatti fisici di breve durata, no alla custodia. Per tornare ad accudire i nipotini, la maggioranz­a dei nonni dovrà portare ancora un po’ di pazienza: forse un paio di settimane, se tutto va bene, ha precisato Mister coronaviru­s.

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KEYSTONE Conclusi finora 23mila accordi di credito

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