Molini nel vento Lugano e l’autogestione
La paura fa brutti scherzi e ha un cattivo odore? Sarà la gran fame, ma non di potere. Perché se non sei un cavaliere errante i tuoi ideali fan più rima con sopravvivenza.
“– Sancio, che strepito è questo? – Nol so, rispos’egli; qualche altra novità, perché le avventure e le disavventure non vengono mai sole: e nel dire queste parole il povero Sancio si trovò libero del fardello che gli aveva recato tanto fastidio. Siccome don Chisciotte avea sì perfetto il senso dell’odorato come quello dell’udito, e Sancio gli era sì vicino e tanto immedesimato che quasi per la linea retta salivano in su i vapori, non poté impedire che questi non gli entrassero per le narici; si affrettò di turarle bene con due dita, e parlando così nel naso, disse: – Parmi, Sancio, che tu abbia gran paura. – Per l’appunto, diss’egli; ma donde arguisce vossisignoria ch’io tema più adesso che prima? - Perché adesso più che prima mandi un odore che non è d’ambra, rispose don Chisciotte. - Così può ben essere, replicò Sancio; ma non è mia la colpa, bensì della signoria vostra che mi fa seguitarla in ore insolite e per queste strade deserte. - Tirati in là tre o quattro passi, amico (disse don Chisciotte senza levar le dita dal naso) e da qui innanzi ricordati di quel rispetto ch’è dovuto alla mia persona, né la molta domestichezza trapassi in noncuranza. - Scommetterei, disse Sancio, che vossignoria crede ch’io abbia fatto qualche cosa fuor del dovere. - Meglio sarà non rimescolare questa faccenda, rispose don Chisciotte”.
(da Don Chisciotte della Mancia, 1605-’15 di Miguel de Cervantes Saavedra)