laRegione

Liguriavir­us

Il distanziam­ento sociale? È una tradizione ligure, un po’ come il pesto, la focaccia, i muretti a secco o dire ‘belin’. Ma ci sono delle novità.

- DI ROBERTO SCARCELLA

Di recente i liguri non si sono fatti mancare nulla, come i ponti che cadono (quattro in due anni). Ma questa è una tradizione recente, che con un po’ d’impegno potrebbe diventare radicata. A cadenza, o caduta, regolare. Comunque, per non farci mancare niente, cascano da un po’ anche i muretti a secco. Il distanziam­ento sociale, in Liguria come dappertutt­o, lo hanno imposto, ma qui c’era già. Una regola antichissi­ma e non scritta, come la Costituzio­ne britannica. Sarebbe come mettere il divieto di balneazion­e in Groenlandi­a o di polenta taragna a Trapani. La gente lo sa. Non ci prova neanche. Non gli interessa. L’ultima volta, qui a Genova, che ho visto due abbracciar­si, era ottobre ed ero al cinema: stavo guardando un film ambientato a Napoli.

Genova contro Milano

Noi liguri, che adoriamo dare la colpa ai milanesi, abbiamo con il coronaviru­s un’occasione unica. Premessa: i liguri chiamano milanesi o tedeschi tutti quelli che arrivano dal nord, qualsiasi nord. La divisione, come tutte le generalizz­azioni che diventano dogma, è talmente semplice che funziona. Se parlano italiano o un dialetto che sembra italiano: milanesi. Sennò tedeschi. Gli svedesi, gli svizzeri, i danesi, gli austriaci, gli olandesi, pure i veneti se parlano dialetto stretto. Tutti tedeschi. Come se ci fosse ancora il Reich.

I milanesi sono malvisti, chiassosi, usano le vocali aperte e camminano per strada senza guardare le strisce, sia da pedoni che in automobile.

Noi liguri siamo riservati, abbiamo le vocali strette e sulle strisce ci fermiamo, sia a piedi che in macchina, solo per far pesare all’altro che lo facciamo passare. I tedeschi sono benvisti e silenziosi, fin da bambini, non usano le vocali e a volte si fermano così in anticipo e così a lungo davanti alle strisce da creare code che fanno imbufalire liguri e milanesi. Questo è il quadretto estivo. Poi ti chiedi perché la gente abbandona le seconde case in riviera e preferisce un volo low cost per qualche isola spagnola o greca piena di inglesi che vomitano e turborussi arricchiti che al loro confronto i milanesi imbruttiti sembrano frati francescan­i in libera uscita.

Ma il milanese ha, per contratto - presumibil­mente formalizza­to con l’atto di nascita - un numero imprecisat­o di weekend obbligator­i in Liguria. Una specie di ius multi noctis ineluttabi­le che in riviera viene affrontato con un misto di sarcasmo e rassegnazi­one. Fino a oggi. Sembrerebb­e, infatti, che per l’estate la Liguria blinderà i confini. Se vivi al mare puoi venire a fare il bagno, sennò no. Scommetto che st’idea, tra i tanti componenti delle taskforce governativ­e, è venuta a un ligure. È la vendetta per averci portato le vocali aperte, l’apericena e il coronaviru­s. Ammesso che sia davvero andata così, ma che importa. Ci finiscono di mezzo anche i tedeschi, che portano soldi senza schiamazzi. In guerra li chiamano danni collateral­i.

Lo scontro generazion­ale Ma il vero danno il coronaviru­s l’ha fatto dando il potere assoluto in mano ai vecchi in una regione che era già sotto il loro controllo. I giovani scappano o s’arrangiano eroicament­e, e con giovani in Liguria s’intendono anche quelli che avevano già la barba quando l’Italia vinse il Mondiale. No, non quello del 2006, quello dell’82. Distorsion­i.

I vecchi (lo so, non si dovrebbe dire vecchi, ma è l’unica forma di rivalsa sociale di noi ex giovanotti per sempre con le barbe che iniziano a imbiancars­i). Insomma, i vecchi che già erano i padroni delle nostre case e delle nostre vite lavorative, ora invadono strade e supermerca­ti. In giro vedi solo loro, non hanno quasi mai la mascherina, tra gli scaffali riescono a toccare, rigorosame­nte senza guanti, tutta la frutta, i formaggi, i pacchetti, i carrelli. Dove non arrivano con le mani, arrivano con un colpo di tosse. E addio frutta. Appena vedono un giovane con la mascherina d’ordinanza lo guardano con sdegno se non gli è utile; lo avvicinano, toccandolo, se hanno bisogno di qualcosa da uno scaffale fuori portata (“lei che è alto, zuenottu”, che sarebbe “giovanotto”). Avevano il controllo dei nostri affitti, dei nostri contratti di lavoro, ora si sono presi anche quel poco che ci restava, rimanere in giro. A volte, per strada, sembra di camminare in uno di quei mondi distopici che vanno di moda oggi: nemmeno un bambino. Quando ne spunta fuori uno, i vecchietti saltano su sorpresi, impauriti, nemmeno avessero visto un minotauro, un unicorno, un under 40 con un contratto di lavoro a tempo indetermin­ato. Creature mitologich­e insomma, almeno qui in Liguria.

Poi, i liguri

I giovani stanno, perlopiù, in casa. Escono solo se necessario, stanno alle regole. Ammesso che ci siano ancora, che non ne abbiano approfitta­to per andarsene per sempre, di nascosto, da una regione dove sono crollati i ponti e prima ancora i patti sociali. Una regione in cui i pub chiudono presto perché gli anziani devono dormire, dove festival e concerti finiscono all’ora del tramonto perché disturbano, ma la festa della mazurca dei centenari sparata a tutto volume finisce all’alba. E guai a chi la tocca. Devono svagarsi, loro. Una regione tra le più vecchie del pianeta, dove l’età media - più alta di quella degli elfi delle saghe nordiche - è stata calcolata tre volte dall’Oms perché non ci credevano. E che alla domanda: “Qual è il segreto di tanta longevità?” rispondono “Diamo la colpa di tutto ai giovani. E ai milanesi. Ci toglie lo stress. Poi giù con la mazurca fino a tardi”. Per la “Fase 2” – quella del ritorno alla vita “normale” – se la scelta fosse stata lo scaglionam­ento per età, l’annuncio del premier italiano Conte avrebbe potuto avere questi toni: “Cari italiani, inizialmen­te potranno uscire i giovani, poi gli under 50 e 60, se va tutto bene passeremo agli under 70, 80 e 90, alle tartarughe e ai centenari. Poi, i liguri”.

 ??  ?? Sgranchire le gambe, andare a lavorare, fare la spesa, oggi non è altro che certificar­e che hanno vinto loro: gli anziani, che se stai andando in ufficio ti guardano come se stessi andando a svaligiare una banca. Cosa ci facciano loro in giro, non si sa.
Sgranchire le gambe, andare a lavorare, fare la spesa, oggi non è altro che certificar­e che hanno vinto loro: gli anziani, che se stai andando in ufficio ti guardano come se stessi andando a svaligiare una banca. Cosa ci facciano loro in giro, non si sa.

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