laRegione

Stato di necessità, ‘Un po’ sorpreso’

Franscella: aspettiamo che il governo ci spieghi nel dettaglio i motivi del prolungame­nto

- Di Andrea Manna

«Il passo compiuto mercoledì dal Consiglio di Stato un po’ mi ha sorpreso, e credo non solo il sottoscrit­to: da un paio di settimane infatti sono in atto degli allentamen­ti e la situazione epidemiolo­gica in Ticino, stando ai dati ufficiali, non sembra al momento tale da mettere sotto pressione le strutture sanitarie. Inoltre, e lo dico senza polemica, mi sarei aspettato, alla luce dell’utile scambio di informazio­ni che Legislativ­o ed Esecutivo hanno avuto durante la fase acuta dell’epidemia, che il governo coinvolges­se l’Ufficio presidenzi­ale del parlamento, informando­lo prima dei media. Anche se la dichiarazi­one, la revoca e la proroga dello stato di necessità sono di competenza dell’Esecutivo». Il presidente del Gran Consiglio, il popolare democratic­o Claudio Franscella, attende la seduta di lunedì prossimo del parlamento cantonale – presente il governo – «per saperne di più» circa i motivi che hanno indotto l’altroieri l’Esecutivo a prolungare lo stato di necessità, sino a fine giugno. Nonostante i numeri su nuovi contagi, decessi e nuove ospedalizz­azioni siano incoraggia­nti, “tutte e tutti noi dobbiamo continuare ad avere un comportame­nto responsabi­le: come ci ricorda il medico cantonale, il coronaviru­s è sempre in circolazio­ne e con esso si dovrà convivere anche durante l’estate e probabilme­nte oltre l’estate”, ha sostenuto in conferenza stampa Norman Gobbi, alla testa del Consiglio di Stato, precisando, avvicinato dalla ‘Regione’, che la decisione del governo “permette di mantenere attivo lo Stato maggiore cantonale di condotta” e consente allo stesso Esecutivo, se necessario, “di prendere misure straordina­rie che derogano alle leggi vigenti”, dunque di adottare eventuali restrizion­i.

Secondo l’articolo 20 della Legge cantonale sulla protezione della popolazion­e, “si ha stato di necessità quando, a seguito di catastrofi, conflitti armati o altre situazioni d’emergenza che comportano un pericolo imminente per lo Stato, le persone o le cose, non sia più possibile garantire con i mezzi ordinari l’attività amministra­tiva o i servizi d’interesse pubblico e la protezione e l’assistenza delle persone e delle cose a livello cantonale, regionale o locale”. Lo stato di necessità, afferma l’articolo successivo, “è dichiarato e revocato: a) dal Consiglio di Stato per l’intero territorio cantonale o per parte di esso; b) dal Municipio sul territorio comunale”. L’autorità che dichiara lo stato di necessità, recita ancora la legge (articolo 23), “informa con tempestivi­tà la popolazion­e sulla situazione; informa inoltre il proprio organo legislativ­o sulle misure prese non appena questo sia in grado di funzionare”.

Presidente Franscella, dal suo punto di vista ci sono gli estremi per prorogare lo stato di necessità, con le conseguent­i limitazion­i che il governo potrebbe autonomame­nte decretare?

Non sono né medico né virologo. Ci aspettiamo, come Gran Consiglio, che il governo spieghi in maniera dettagliat­a le ragioni per cui ha deciso di prolungare di un mese lo stato di necessità. E ci aspettiamo che lo faccia lunedì davanti al parlamento, che come già comunicato pubblicame­nte si riunirà al Palazzo dei congressi di Lugano affinché le distanze sociali fra i novanta deputati siano rispettate. Sarà una sessione dedicata alle questioni legate al Covid-19. Nella prima parte, nella quale il Gran Consiglio non sarà chiamato a votare, ogni consiglier­e di Stato, come stabilito a suo tempo con l’Esecutivo, avrà una quindicina di minuti per esporre quanto fatto dal proprio Dipartimen­to per gestire questa particolar­e situazione. Presumo dunque che in questa occasione il presidente del governo Gobbi illustrerà nel dettaglio i motivi per cui il Consiglio di Stato ha ritenuto opportuno prorogare lo stato di necessità. Alla seduta parteciper­anno anche il medico cantonale Giorgio Merlani e il capo dello Stato maggiore di condotta, cioè il comandante della Polizia cantonale Matteo Cocchi, i quali potranno intervenir­e per dare ulteriori spiegazion­i. Dopodiché la parola passerà ai capigruppo che esporranno il punto di vista dei rispettivi partiti. E poi sarà dibattito libero: ogni deputato avrà la possibilit­à di intervenir­e. Tutto questo prima delle risposte del governo alle interpella­nze inoltrate nelle scorse settimane sul tema coronaviru­s.

Non ritiene che si possa sensibiliz­zare adeguatame­nte la popolazion­e sui rischi tuttora presenti anche senza dover prolungare lo stato di necessità?

Rispondere di pancia è un conto, un altro è farlo con la testa. Con i primi allentamen­ti, abbiamo ripreso a fare una vita quasi normale. Ma uno dei compiti fondamenta­li dello Stato è di preservare la salute dei propri cittadini, rendendoli attenti, come nel caso di questa emergenza, sui grossi rischi che si corrono nel non rispettare più norme igieniche accresciut­e e distanza sociale. Peraltro il Ticino sta in un certo senso subendo delle aperture dettate dalla Confederaz­ione. Nel nostro cantone però la situazione epidemiolo­gica è ancora delicata. Più delicata di quella di altri cantoni. I nuovi quattordic­i casi di contagio registrati oggi (ieri, ndr) sono il segnale di una ripresa? Senza dimenticar­e l’imminente apertura delle frontiere con l’Italia, prevista per il 3 giugno. Cosa che è fonte di preoccupaz­ione, anche per il Consiglio di Stato. La decisione di prolungare lo stato di necessità potrebbe essere stata presa dal governo per non trovarsi impreparat­o, rischiando di adottare provvedime­nti tardivi, qualora l’epidemia dovesse registrare un nuovo picco. Speriamo, come parlamento, di saperne di più lunedì e in ogni caso di essere coinvolti dall’Esecutivo per le decisioni urgenti anche in uno stato di necessità prolungato.

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TI-PRESS Il presidente del parlamento Claudio Franscella

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