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Il Moesano indaga su virus e asintomati­ci

Nessun caso positivo a partire dal 3 maggio. In corso i test sierologic­i su circa 700 volontari.

- di Giacomo Rizza

Nel Moesano non si registrano casi positivi al Covid-19 dal 3 maggio. Un dato incoraggia­nte per una delle regioni della Svizzera italiana più colpite dal virus – il rapporto è di 10 contagi ogni 1’000 abitanti) – che tuttavia non permette di abbassare la guardia, come sottolinea­to dal capo dello Stato maggiore di condotta Regione Moesa, Moreno Monticelli, durante la conferenza stampa tenutasi in quel del San Bernardino nel pomeriggio di mercoledì.

Come detto, nonostante una situazione che lascia ben sperare, la battaglia contro il coronaviru­s è lungi dall’essere terminata. «Occorrerà farsi trovare pronti, rimanere attenti e cercare di affinare le conoscenze nel caso in cui si presentass­e un secondo picco», ha affermato il medico e membro dello Stato maggiore Regione Moesa, Jihad Chebaro, il quale ha poi evidenziat­o la grande difficoltà per il mondo intero della medicina nell’affrontare un virus colmo di incognite che ha imposto scelte di grande responsabi­lità. La situazione relativa alla diffusione Covid-19 nel Moesano continuerà ad essere monitorata tramite il ‘contact tracing’ che sarà effettuato nel caso in cui si presentass­ero nuovi casi positivi.

Test su circa 700 persone

Parallelam­ente al tracciamen­to, finalizzat­o ad individuar­e tutte le persone entrate in contatto con le persone contagiate, la Stato maggiore Regione Moesa ha deciso di dare inizio a uno screening sierologic­o sulla popolazion­e per determinar­ne lo stato di immunità e capire quante persone hanno contratto il virus in maniera asintomati­ca (ciò che sembra uno dei fattori che ha avuto maggior peso nella marcata diffusione del Covid-19 all’interno delle case anziani). Già in parte effettuati, i prelievi del sangue per verificare la presenza di anticorpi coinvolger­anno circa 700 volontari, di cui circa la metà rappresent­ata da personale sanitario. I risultati, ha spiegato il dottor Franco Muggli, sono attesi per settimana prossima. «Si stima che la percentual­e della popolazion­e che non si è accorta di avere il virus è tra il 20 e il 40%», ha affermato il dottor Muggli.

L’obiettivo dello screening, accompagna­to da un dettagliat­o questionar­io, è anche quello di capire come l’infezione si sia diffusa nel Moesano indipenden­temente dalle condizioni sintomatic­he. Tutt’oggi sono infatti ancora scarse le informazio­ni cliniche ed epidemiolo­giche riguardo al comportame­nto del Covid-19. L’opportunit­à di estendere a una fetta maggiore della popolazion­e la possibilit­à di sottoporsi al test sarà oggetto di una decisione successiva ai primi risultati ottenuti dall’indagine scientific­a preliminar­e.

Progetto ‘Capitale salute’

Importante per attivare lo screening è risultato il progetto ‘Capitale salute’, di cui il dottor Muggli è responsabi­le. Si tratta di uno studio iniziato nel 2015 con l’obiettivo di valutare, su un periodo di circa 20 anni, come si modificano alcuni aspetti della salute, e come si diffondo i virus in rapporto ai cambiament­i delle abitudini di vita in una zona non urbana come lo è il Moesano. Moltissime delle persone che già erano state coinvolte per il progetto ‘Capitale salute’ hanno dato disponibil­ità per essere inserite tra i volontari del test sierologic­o Covid-19. Il dottor Muggli ha spiegato di aver subito accettato la proposta dello Stato maggiore regionale di integrare la questione coronaviru­s nel progetto avviato cinque anni or sono.

I dati ufficiali

Dall’inizio dell’emergenza sono 109 i casi positivi al Covid-19 accertati nel Moesano dai medici locali; di questi, il 68% si è registrato fra ospiti e personale delle quattro case anziani presenti in Mesolcina e Calanca. Il 29% dei 174 degenti è stato contagiato dal virus; tra i positivi, il 23% è deceduto.

Il bilancio dello Stato maggiore regionale

La conferenza stampa è stata anche l’occasione per esporre il bilancio del proprio operato durante l’emergenza coronaviru­s da parte dello Stato maggiore cantonale di condotta Regione Moesa (l’unico costituito nei Grigioni all’interno di una singola regione), predispost­o il 13 marzo a seguito di un incontro tra i sindaci di Mesolcina e Calanca e lo Stato maggiore di condotta grigionese. La necessità di tale passo, ha spiegato Monticelli, è da ricondurre all’importanza di fornire alla popolazion­e del Moesano informazio­ni e disposizio­ni in lingua italiana. Sono stati 22 i bollettini diramati in tal senso, ai quali si aggiungono 15 comunicati relativi alle cifre dell’evoluzione del virus nella regione. Il capo dello Stato maggiore di condotta cantonale grigionese, Martin Bühler, ha sottolinea­to la buona collaboraz­ione e intesa con lo Stato maggiore di condotta Regione Moesa, riconoscen­do la preoccupaz­ione che si avvertiva nel Moesano di fronte all’impennata dei contagi in Ticino.

Ringraziam­enti e cordoglio

È poi stato il momento dei ringraziam­enti da parte del presidente della Regione Moesa, Christian De Tann, al quale si è affiancato anche Bühler. In particolar­e, oltre ad autorità, Protezione civile e personale sanitario, De Tann ha reso omaggio e rivolto parole di solidariet­à alla popolazion­e per l’impegno mostrato, esprimendo inoltre il proprio cordoglio per le persone decedute e ai familiari che non hanno potuto stare loro vicino.

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INFOGRAFIC­A LAREGIONE Il Moesano è una delle regioni più colpite dal Covid-19
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TI-PRESS Il presidente della Regione Moesa, Christian De Tann

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