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Contrordin­e compagni sul sostegno alla cultura

Il Decs rivaluterà le richieste degli indipenden­ti

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Era il 20 marzo quando il Consiglio federale aveva annunciato l’ordinanza Covid cultura: 280 milioni di franchi per aiutare il settore culturale a far fronte all’emergenza sanitaria che ha sospeso mostre, concerti e spettacoli. Misure specifiche per aiutare chi fa della cultura la propria profession­e e che vanno a integrarsi alle altre misure di sostegno previste per l’economia, come il lavoro ridotto o le indennità di perdita di guadagno. L’ordinanza, inizialmen­te valida per due mesi, è stata ultimament­e prorogata fino a settembre – ma non è l’unico cambiament­o avvenuto recentemen­te: trattandos­i di uno scenario inedito e in parte indefinito – ancora non si sa quando potranno riprendere le manifestaz­ioni sotto le mille persone, tra cui ricade buona parte dell’attività teatrale –, ci vuole un po’ per rodare la macchina burocratic­a, o meglio le macchine perché la Confederaz­ione dà delle linee guida e poi lascia gestire la cosa ai Cantoni che solo recentemen­te hanno deciso di uniformare alcune procedure. Per dirla in modo più diretto: la situazione cambia in continuazi­one e la decisione di oggi potrebbe cambiare domani. Insieme a prestiti a tasso zero e all’aiuto di Suissecult­ure Sociale, tra le misure previste dall’ordinanza troviamo infatti la compensazi­one per gli eventi annullati e quel che è accaduto a livello ticinese è che molti operatori indipenden­ti si sono visti rifiutare le richieste dal Decs. Salvo ricevere una seconda lettera con la quale il Cantone informa che la richiesta sarà riesaminat­a secondo i nuovi criteri. In particolar­e, saranno prese in consideraz­ione non soltanto le spese già sostenute per l’evento annullato e quelle fisse, ma il mancato guadagno. Si dovrebbe quindi prendere in consideraz­ione quanto l’artista avrebbe incassato nel periodo di validità dell’ordinanza, tolte le spese che non si dovranno sostenere, le sovvenzion­i e altri aiuti. Con questa nuova procedura il mondo della cultura dovrebbe ricevere un sostegno più efficace; quanto lo si scoprirà quando il Decs avrà rivalutato le richieste. Nel frattempo per chi fa della cultura il proprio lavoro, resta l’incertezza.

Un altro problema, che tuttavia non riguarda solo gli operatori culturali ma tutti i lavoratori indipenden­ti, è l’ammontare delle Ipg, le indennità di perdita di guadagno. Queste sono infatti calcolate sul reddito presunto che in molti casi non risulta aggiornato, col risultato di indennità anche molto inferiori al reddito effettivo. Grazie anche alle pressioni delle associazio­ni profession­ali culturali, l’Ufficio federale delle assicurazi­oni sociali ha deciso di prendere in consideraz­ione pure l’ultima dichiarazi­one, anche se occorrerà presentare una nuova richiesta alla cassa di compensazi­one.

Scuole artistiche senza rete

Altro nodo del sostegno al mondo culturale, le attività formative che sono escluse dall’ordinanza Covid cultura. Il che significa che non solo scuole di danza, arte, teatro e musica, ma anche chi tiene privatamen­te corsi o lezioni è escluso dalla “rete di protezione” pensata per il settore culturale. Il rischio è che molte di queste realtà – che indubbiame­nte svolgono un’attività culturale, per quanto forse atipica – non riescano a sopravvive­re alla crisi, senza le entrate dei corsi ma con le spese che spesso rimangono invariate. Si tratta di un problema sollevato, a livello federale, in particolar­e da Danse Suisse.

Il principio portato avanti è che vanno indennizza­te anche le attività formative, in quanto attività culturali: gli insegnanti di danza, musica e teatro sono tra l’altro riconosciu­ti come operatori culturali dall’Ufficio federale della cultura.

Se le autorità federali accogliera­nno la richiesta, bisognerà vedere se lo faranno all’interno dell’ordinanza Covid cultura, il cui budget è importante ma non infinito, o tramite altre misure specifiche.

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