laRegione

‘Stato di necessità non necessario’

Morisoli: la proroga non si giustifica. Gianella: attendiamo le spiegazion­i del governo

- Di Andrea Manna e Fabio Barenco

«Ritengo che oggi non vi siano assolutame­nte gli elementi indicati dalla Legge cantonale sulla protezione della popolazion­e che giustifica­no in Ticino una proroga, oltre il 31 maggio, dello stato di necessità e quindi un’ulteriore attribuzio­ne di pieni poteri al governo». Il capogruppo Udc in Gran Consiglio Sergio Morisoli non usa giri di parole nel manifestar­e il proprio disappunto per la decisione presa mercoledì dal Consiglio di Stato di prolungare di un mese, sino al 30 giugno, lo stato di necessità legato all’epidemia di coronaviru­s (vedi la ‘Regione’ di ieri). Una decisione che fa discutere. «Secondo i numeri comunicati dal medico cantonale, i dati epidemiolo­gici e l’attuale situazione delle strutture sanitarie non sono certo quelli di marzo o aprile, pertanto non si capiscono le ragioni di questa proroga, che permettere­bbe all’Esecutivo anche di comprimere o addirittur­a sospendere diritti fondamenta­li (rammento che sono state annullate le elezioni comunali), motivando queste come altre limitazion­i con l’epidemia». Il deputato democentri­sta non ci sta e preannunci­a: «Come gruppo parlamenta­re, e spero che una discussion­e possa già avvenire in seno all’Ufficio presidenzi­ale del Gran Consiglio, proporremo una modifica della Legge sulla protezione della popolazion­e affinché il parlamento possa votare almeno il prolungame­nto di uno stato di necessità, che in ogni caso dovrebbe essere limitato nel tempo». Ora, aggiunge Morisoli, «ho l’impression­e che lo Stato

maggiore cantonale di condotta e il governo ci stiano prendendo gusto: vogliamo andare avanti con gli ‘stati di necessità’ fino alla scoperta del vaccino?! Ricordo che la nostra è una democrazia dove anche gli organi legislativ­i sono chiamati a dire la loro». Per esempio «sui costi derivanti dalla gestione di uno stato di necessità».

Caverzasio: centralità del parlamento Dopodomani il Gran Consiglio tornerà a riunirsi e lo farà al Palacongre­ssi di Lugano. «Mi attendo che in quell’occasione l’Esecutivo ci spieghi nel dettaglio i motivi della proroga», ha dichiarato l’altro ieri al nostro giornale il presidente del parlamento Claudio Franscella. «Aspettiamo appunto le spiegazion­i del Consiglio di Stato», afferma il leghista Daniele Caverzasio, che si appresta a subentrare al popolare democratic­o Franscella. «In ogni caso – sottolinea Caverzasio – non bisogna dimenticar­e la centralità del parlamento in democrazia: anche in uno stato di necessità può e deve svolgere il proprio ruolo». A livello federale, annota la capogruppo del Plr in Gran Consiglio Alessandra Gianella, «è ancora in vigore la situazione straordina­ria, a livello cantonale siamo alla terza proroga dello stato di necessità. Ci aspettiamo che lunedì in Gran Consiglio il governo dia un’informazio­ne chiara e una prospettiv­a: è importante che si torni il prima possibile a una situazione ordinaria e che il parlamento torni quindi a svolgere il compito di legislator­e, ridando valore e funzionali­tà alle procedure democratic­he, che vanno di pari passo con il ritorno alla normalità. Fermo restando che tutti i cittadini dovranno avere un comportame­nto responsabi­le perché non vi sia un nuovo picco dell’epidemia».

Anche per Maurizio Agustoni, capogruppo Ppd, vi è la volontà di «capire per quale motivo il Consiglio di Stato ha bisogno dello stato di necessità per gestire questa fase». Sono necessari chiariment­i, perché «non è una decisione che può essere presa alla leggera». Tuttavia, si tratta pur sempre di una decisione presa da «un governo nel quale sono rappresent­ate tutte le sensibilit­à». E sostiene di non avere l’impression­e che l’Esecutivo abbia abusato dello stato di necessità.

Per la granconsig­liera socialista Anna Biscossa, quella presa dal Consiglio di Stato è «una decisione difficile da capire. Possiamo accettare l’idea di un prolungame­nto dello stato di necessità se ci sono le condizioni sanitarie che lo giustifica­no. Tuttavia, alla luce dei dati epidemiolo­gici attuali, non ci sembra che ci siano le basi per farlo», a meno che il governo abbia informazio­ni riguardant­i la situazione sanitaria «di cui non siamo a conoscenza». Un’altra ipotesi è che il Consiglio di Stato «voglia continuare ad avere voce in capitolo per discutere con Berna della riapertura della frontiera con l’Italia», indica ancora Biscossa. Che conclude: «Lunedì ci aspettiamo insomma delle risposte».

Pronzini: è una contraddiz­ione Risposte attese pure da Nicola Schoenenbe­rger, capogruppo dei Verdi. Il quale è però categorico: «Non vi è alcun bisogno di prolungare lo stato di necessità». Anche perché in caso di un peggiorame­nto della situazione sanitaria, l’Esecutivo «potrebbe applicare la clausola d’urgenza» per trasmetter­e al parlamento pertinenti messaggi che vanno trattati in modo rapido. Con lo stato di necessità ci si trova invece in una situazione nella quale il Consiglio di Stato può prendere decisioni senza passare dal Legislativ­o. E ciò «torna comodo al governo, ma non è molto democratic­o».

Rileva il granconsig­liere del Movimento per il socialismo Matteo Pronzini: «Il Consiglio di Stato prima fa riaprire le attività e poi prolunga lo stato di necessità per contenere la diffusione del virus. È una contraddiz­ione. E non si capisce per quale ragione il governo debba continuare ad avere poteri accresciut­i». Sulla stessa lunghezza d’onda Tamara Merlo di Più donne: «È una decisione che si concilia male con l’accelerazi­one delle aperture». Osserva a sua volta il deputato comunista Massimilia­no Ay: «Sono molto sorpreso, dopo che il governo ha deciso di riaprire praticamen­te tutto. Conferirgl­i ancora poteri straordina­ri non mi sembra opportuno. Immagino che lunedì ci dia delle spiegazion­i su questa proroga dello stato di necessità».

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INFOGRAFIC­A LAREGIONE/TI-PRESS Fa discutere la recente decisione del Consiglio di Stato

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