laRegione

La fattura è salata e ‘va ripartita’

H+: danni fino a quasi 3 miliardi di franchi entro fine anno. Le casse si chiamano fuori.

- di Stefano Guerra/Ats

Berna – Da 1,5 a 1,8 miliardi di franchi: per l’80% perdite di guadagno dovute al divieto di effettuare trattament­i e interventi chirurgici non urgenti; il restante 20%, costi supplement­ari per la mobilitazi­one delle risorse (logistiche, di personale e materiale) necessarie per far fronte all’emergenza. A tanto ammontava a fine aprile il danno finanziari­o causato dal Covid-19 a ospedali e cliniche. La fattura è salata, e in base a una “prima stima grossolana” fatta dall’associazio­ne SpitalBenc­hmark potrebbe lievitare fino a 1,7-2,9 miliardi entro fine anno. H+ (Gli Ospedali svizzeri) chiede che a saldare il conto siano anche Confederaz­ione, Cantoni e assicurato­ri. Sulla questione aperta della ripartizio­ne dei costi dovrebbe fare chiarezza un “vertice nazionale in ambito sanitario” che il Consiglio federale è invitato a indire “con urgenza”. Per la direttrice dell’associazio­ne Anne-Geneviève Bütikofer, citata in una nota, “è ora di smetterla con lo scaricabar­ile dietro le quinte sulla ripartizio­ne dei costi”. Le organizzaz­ioni delle casse ribadiscon­o di non volersi accollare ulteriori oneri.

Il ministro della Sanità Alain Berset di recente si è augurato che gli ospedali possano recuperare il ritardo accumulato. “Potremo recuperare gli interventi non effettuati, ma non tutti”, dice a ‘laRegione’ Dorit Djelit. “Le strutture – spiega la responsabi­le della comunicazi­one presso H+ – non funzionano ancora a pieno regime. E le regole di igiene e di distanziam­ento sociale dovranno continuare a essere rispettate”, il che diminuirà la ‘densità’ delle prestazion­i fornite. H+ chiede anzitutto di adeguare in modo mirato le tariffe, affinché le prestazion­i fornite da ospedali e cliniche durante la crisi vengano indennizza­te a copertura dei costi. Si stima che i costi scoperti siano del 5% nel settore ambulatori­ale e del 10% in quello stazionari­o (che comprende le cure intense). Gli adeguament­i delle tariffe in vigore effettuati dall’Ufficio federale della sanità pubblica “non risultano sufficient­i”.

Casse malati, ‘risparmi e riserve’ L’organizzaz­ione mantello degli ospedali chiama in causa gli assicurato­ri malattia. Le spese a carico dell’assicurazi­one di base – rileva H+ – si sono ridotte, dato che molti trattament­i negli ospedali e nelle cliniche non hanno potuto essere eseguiti. Inoltre, le casse dispongono di circa 9 miliardi di riserve: dovranno essere impiegati per costi supplement­ari imprevisti, come nel caso di un’epidemia, sottolinea l’organizzaz­ione. Risparmi e riserve “possono più che attutire i costi aggiuntivi dovuti al Covid-19” e le riserve “ora devono servire anche a evitare un aumento dei premi”, afferma Bütikofer.

In prese di posizione separate trasmesse a Keystone-Ats, le casse respingono le richieste. Stando a Curafutura, non esistono basi legali per la partecipaz­ione degli assicurato­ri con i soldi dei premi e delle riserve alla copertura di compiti che per legge spettano ai Cantoni e alla Confederaz­ione. Le casse devono accollarsi solo i costi per le prestazion­i, una modifica dell’attuale prassi porterebbe a un incremento dei premi. Di tenore simile la risposta di Matthias Müller di Santésuiss­e, secondo cui le riserve devono andare a vantaggio degli assicurati. Entrambe le associazio­ni Curafutura si dicono tuttavia aperte a discuterne con i prestatori di cure.

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TI-PRESS C'è chi ha lavorato tanto e chi poco

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