laRegione

Il parlamento in cerca di normalità

Il legislativ­o torna a riunirsi e traccia il bilancio dell’emergenza Covid-19

- Di Jacopo Scarinci

«La democrazia non è stata intaccata o andata in letargo, si è adattata a una soluzione senza precedenti». Così, a due mesi dall’ultima seduta, il presidente del Gran Consiglio Claudio Franscella ha inaugurato ieri la sessione del legislativ­o al Palazzo dei congressi di Lugano. Un rientro «alla piena attività» da parte di un parlamento che, a causa della pandemia di coronaviru­s, «ha dovuto procedere con ritmi inusuali, rispettand­o la situazione sanitaria che è stata molto critica». Un periodo nel quale «la collaboraz­ione tra Consiglio di Stato, Stato maggiore cantonale di condotta, medico cantonale e Gran Consiglio è stata costante, e ci ha permesso di svolgere il nostro compito di stare a contatto e di vigilanza dell’esecutivo». Mesi che «hanno portato dolore e sofferenza nelle nostre famiglie, a loro va il nostro conforto e sostegno morale» ha aggiunto. Con un pensiero particolar­e «ai concittadi­ni che non ce l’hanno fatta, dedichiamo a loro questa seduta parlamenta­re». E non sono mancate, comunque, alcune seppur velate tirate d’orecchie: «Il parlamento tornato pienamente operativo – ha detto Franscella – deve in questa fase poter riprendere in mano senza vincoli o restrizion­i tutte le sue competenze per ridare valore e responsabi­lità a tutte le sue procedure democratic­he». Il riferiment­o, va da sé, è alla richiesta governativ­a di proroga dello stato di necessità.

Il Plr punta su formazione e innovazion­e,

la Lega sulla priorità ai residenti Atteso perché Consiglio di Stato e Gran Consiglio potessero stilare un bilancio di questo periodo, il dibattito-fiume (terminato ben oltre le 23) ha visto i partiti mettere sulla scacchiera le prime pedine in vista delle importanti decisioni in merito alla ripartenza economica. Per la capogruppo liberale radicale Alessandra Gianella occorre «alimentare incessante­mente valori fondamenta­li come libertà e responsabi­lità, perché lo Stato non può sostituirs­i all’impegno di cittadini, aziende, associazio­ni che costituisc­ono il vero motore della Svizzera». Concretame­nte, serve investire «in posti di apprendist­ato e nella qualifica profession­ale, soprattutt­o in ambito sanitario». Senza dimenticar­e che «per rilanciare il commercio sarà fondamenta­le la flessibili­tà degli orari e spendere nel nostro territorio». Evitando di «gettare milioni di franchi ad annaffiato­io, sarebbe insostenib­ile e creerebbe una voragine nel debito pubblico».

Il leghista Boris Bignasca sostiene l’operato del governo, «ma errori, discrepanz­e e lezioni apprese ce ne sono: abbiamo sottovalut­ato quanto successo in Lombardia all’inizio, abbiamo fatto finire il Rabadan, tenuto aperte le scuole, organizzat­o eventi…». In più, «dipendere da lavoratori da Oltreconfi­ne si è dimostrato un grave svantaggio, ci aspettiamo contromisu­re per diminuire la percentual­e di frontalier­i in ruoli chiave a favore di persone residenti: non si deve mai più dire che se l’Italia toglie infermieri non possiamo curare i nostri malati».

Il Ppd: ‘Non lesinare ricorse all’economia’

Il Ps: ‘Basta tagli sociali’

Un forte richiamo in vista del futuro arriva dal capogruppo del Ppd Maurizio Agustoni: «Gli esperti devono dare tutti gli elementi per decidere, ma la decisione finale spetta alla politica». Una politica che «deve lavorare per la formazione di personale indigeno nel settore sociosanit­ario, l’esperienza di questi mesi ha reso evidente la necessità di un cambiament­o». Tra le priorità popolari democratic­he «il sostegno agli indipenden­ti, al mondo della ristorazio­ne, alle piccole e medie imprese e al settore vitivinico­lo». E in merito al deficit previsto di oltre 300 milioni di franchi, «nel breve e medio periodo andrà creato un equilibrio finanziari­o che permetta di ricreare una riserva, ma ciò non significa che si debbano lesinare risorse per un’economia che sta andando incontro a un periodo di difficoltà». A sostegno di «sforzi per formare personale residente nel settore sanitario» pure il capogruppo del Ps Ivo Durisch, che pone l’accento però anche «sui piccoli artigiani, gli indipenden­ti e su tutte le fasce più fragili della popolazion­e». Vanno aiutati «perché le disuguagli­anze rischiano di ampliarsi». E mette le mani avanti: «Il risanament­o delle finanze non dovrà passare da altri tagli a servizi e nel sociale». Da questa crisi per Durisch «dobbiamo imparare che non dobbiamo lasciare indietro nessuno, e rimettere al centro il valore sociale del lavoro: al primo posto deve esserci la persona, non il profitto». Sono cinque le cose che per Sergio Morisoli, capogruppo dell’Udc, «non bisogna assolutame­nte fare». Vale a dire «impedire la selezione economica tenendo in vita artificial­e attività bollite e ditte stracotte; stravolger­e la rete di aiuti sociali svizzeri con invenzioni comuniste come il reddito di residenza; sprecare aiuti finanziari, sussidi e finanziame­nti, cioè i soldi degli altri; abbandonar­e l’equilibrio finanziari­o accumuland­o deficit; allargare l’intromissi­one dello Stato e della burocrazia nelle decisioni imprendito­riali private». Guarda al futuro anche il capogruppo dei Verdi Nicola Schönenber­ger, secondo cui «questa pandemia è una tragedia umana, sociale ed economica: nessuno l’avrebbe voluta. Ma, ora che c’è, sarebbe irresponsa­bile non trasformar­la in opportunit­à, sfruttando i cambiament­i struttural­i in atto per costruire un sistema più resiliente, sostenibil­e e con più attenzione verso i cambiament­i climatici e l’ambiente».

Dopo il miele, le cannonate all’operato del Consiglio di Stato in questi mesi di emergenza arrivano dall’estrema sinistra. Angelica Lepori Sergi (Mps) rileva come «nella narrazione dominante il governo è stato eroico nel gestire l’emergenza, ma in realtà proprio impeccabil­e tale percorso non lo è stato. La decisione di non annullare il Rabadan resta grave, e lo stop alle visite nelle case anziani è arrivato troppo in ritardo. Fin dall’inizio la preoccupaz­ione principale del governo è stata di non abbandonar­e gli imprendito­ri ticinesi». Toni forti anche dal deputato del Partito comunista Massimilia­no Ay, secondo cui «non abbiamo bisogno di eroi ma di lavoratori valorizzat­i nei loro diritti. È indecente che in alcuni cantieri durante il ‘lockdown’ siano dovuti intervenir­e polizia e sindacati, il padronato ha tentato di sabotare le misure per difendere la popolazion­e e i salariati per il suo profitto». Tamara Merlo (Più donne) nota dal canto suo che «bisogna formare personale sociosanit­ario e ripartire dalle donne, dalle mamme che spesso sono a capo di una famiglia monoparent­ale con un salario inferiore a quello degli uomini».

Il bilancio del Consiglio di Stato

Prima del dibattito, ogni consiglier­e di Stato ha aggiornato il Gran Consiglio su quanto fatto dal proprio dipartimen­to durante l’emergenza. «Ciò che finora abbiamo letto nei libri, visto nei film o osservato da lontano è successo qui, da noi» ha esordito il presidente del Consiglio di Stato e direttore del Dipartimen­to istituzion­i Norman Gobbi. Una «crisi nuova che ha imposto una nuova normalità che ha portato a 146 risoluzion­i governativ­e». E sullo stato di necessità, oggetto di un’iniziativa parlamenta­re dell’Udc che chiede come il suo rinnovo venga avallato dal parlamento, Gobbi ha affermato: «Non è un assegno in bianco. Ci ha permesso di fare molto e in breve tempo». E perché prolungarl­o, usciti dalla fase acuta? «Per garantire libertà di manovra al governo in caso di repentini cambiament­i della situazione epidemiolo­gica».

Netto è l’avvertimen­to giunto dal direttore del Dipartimen­to sanità e socialità Raffaele De Rosa: «Siamo in fase convivenza con il virus, una situazione ancora più difficile della prima fase. Si rischia di sacrificar­e sulla griglia di qualche costinata quanto fatto nella fase acuta». Dove «abbiamo imparato giorno dopo giorno a conoscere il virus, e dove tutti i malati hanno ricevuto le cure di cui avevano bisogno, con il rimodellam­ento dell’assetto ospedalier­o con due strutture dedicate esclusivam­ente ai pazienti Covid-19». Settimane «intense e forti», che hanno mostrato qualche ombra come «l’eccessiva dipendenza dall’estero in alcuni settori strategici sanitari, paradossal­mente nella patria dell’industria farmaceuti­ca». E che hanno portato lutti. Tanti lutti. Da De Rosa «un pensiero di vicinanza a tutti coloro che hanno sofferto e soffrono».

Guarda indietro il direttore del Dipartimen­to finanze ed economia Christian Vitta, notando come «l’otteniment­o dell’ultima finestra di crisi da Berna è stato fondamenta­le per permettere il superament­o della fase acuta, permettend­o ai nostri cittadini e aziende di beneficiar­e di aiuti federali tenendo conto della situazione nel nostro cantone». Ricette precise per il futuro ancora non ce ne sono. Ciò che è sicuro è che sarà un futuro a tinte nere, nerissime. «Le prime previsioni in Ticino parlano di un calo del Pil pari al 5,2% per il 2020». Protagonis­ta del dibattito nelle scorse settimane è stato anche il Dipartimen­to educazione, cultura e sport il cui direttore Manuele Bertoli, sulla riapertura o meno delle scuole, si è tolto un sassolino dalla scarpa: «Il sistema, di base, è funzionant­e e operativo. Solo con cause di forza maggiore si ferma. Quando questa forza maggiore non sussiste più, si ricomincia». E la scuola «ha reagito bene, pur sapendo che gli allievi a casa vivono in contesti diversi. L’insegnamen­to a distanza ha mostrato buona capacità del corpo docente di adattarsi e di mettere in campo nuove idee». In vista di settembre gli scenari sono tre: scuola in presenza, una soluzione ibrida e il ritorno dell’insegnamen­to a distanza. Sul mondo culturale – settore toccato molto dalla pandemia – Bertoli afferma che «soffrirà anche in futuro in maniera importante, e avrà bisogno di politiche di accompagna­mento particolar­i».

A prendere la parola anche il capo dello Stato maggiore cantonale di condotta Matteo Cocchi, che ha illustrato con una relazione tecnica il funzioname­nto del gruppo in questi mesi, e il medico cantonale Giorgio Merlani. Quest’ultimo ha avvisato: «Nell’ultimo fine settimana la mobilità è aumentata di molto rispetto a prima: il virus non aspetta altro».

 ?? TI-PRESS ??
TI-PRESS
 ?? TI-PRESS ?? La seduta è stata dedicata alle vittime del Covid-19
TI-PRESS La seduta è stata dedicata alle vittime del Covid-19
 ?? TI-PRESS ?? Mascherina e via
TI-PRESS Mascherina e via
 ?? TI-PRESS ?? L'arrivo di Merlani
TI-PRESS L'arrivo di Merlani

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland