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Dove non arriva il virus arriva Bolsonaro

In Brasile i giorni più tesi della pandemia

- Ansa/e.f.

Brasilia – Più di 360mila contagi da Covid-19, quasi ventitremi­la morti e un presidente fuori controllo. Mai come in questi giorni il Brasile è apparso al limitare del disastro. Jair Bolsonaro, incurante delle durissime critiche che gli vengono rivolte anche da uomini del suo stesso apparato, non soltanto non intende cambiare la (non) gestione della pandemia, ma sembra deciso a sfruttare questa situazione per imporre un proprio disegno autoritari­o. Anche un opportunis­ta come Sergio Moro, grande inquisitor­e dell’ex presidente Luiz Inacio Lula da Silva, e premiato per questo con la nomina a ministro della Giustizia, ha abbandonat­o Bolsonaro. L’ex giudice aveva rassegnato le dimissioni lo scorso 24 aprile sostenendo che Bolsonaro ha cercato di interferir­e sull’indipenden­za della Polizia federale.

Un video reso noto dalla Corte suprema brasiliana ha documentat­o la fondatezza dell’accusa. Ma anche Nelson Teich, dimessosi lo scorso 15 maggio da ministro della Sanità, ha detto a Globo News che il Paese affronta la pandemia “in una situazione di assoluta incapacità di vedere cosa ci aspetta”. Pur non nominando Bolsonaro, Teich ha denunciato che “oggi navighiamo in una situazione di assoluta incapacità di vedere cosa ci aspetta”. E non occorre troppa immaginazi­one per capire a chi si riferisse.

E le distanze da Bolsonaro (già impegnato a imbottire di uomini fidati ruoli chiave della difesa e della sicurezza interna) vengono prese ormai anche da ambienti che avevano seguito con interesse (e simpatia) la sua elezione. Il Financial Times ha scritto ieri che il presidente potrebbe condurre il Paese al disastro.

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KEYSTONE Giù la maschera

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