laRegione

Tornando a parlare di educazione civica

Intervista a Marcello Ostinelli, ospite virtuale del Campus per la Democrazia

- di Ivo Silvestro

È un tema che si apre ad accese discussion­i, quello dell’educazione civica. E non potrebbe essere diversamen­te, dal momento che coinvolge non solo la scuola e la formazione delle future generazion­i, ma più in generale l’idea di società che vogliamo costruire o mantenere. Dalla “semplice” conoscenza del funzioname­nto delle istituzion­i ai valori democratic­i che si spera condivisi da tutti ad aspetti invece più controvers­i della vita comunitari­a, è ampio lo spettro di quello che possiamo definire “educazione civica”. Lo dimostrano le discussion­i e i dibattiti che giusto qualche anno fa hanno accompagna­to l’ultima votazione popolare sul tema, quella sull’iniziativa “Educhiamo i giovani alla cittadinan­za (diritti e doveri)”, alla fine approvata da oltre il 60 per cento dei votanti.

È di questi temi che si discuterà – online: per informazio­ni e iscrizioni vedi www.campusdemo­crazia.ch – durante la conferenza “Passato, presente e futuro dell’educazione civica in Ticino” organizzat­a da Campus per la Democrazia. L’appuntamen­to si terrà sulla piattaform­a Zoom domani, mercoledì 27 maggio, dalle 18.

Dopo il discorso di benvenuto del consiglier­e di Stato Manuele Bertoli e prima delle sessioni parallele incentrate su alcune esperienze concrete, avremo la relazione di Marcello Ostinelli, docente e ricercator­e alla Supsi.

Marcello Ostinelli, si tratta del primo evento in lingua italiana del Campus per la Democrazia: che cosa è questa associazio­ne?

Il Campus per la Democrazia è una piattaform­a nazionale che mira a rafforzare la democrazia e a promuovere l’educazione civile e la partecipaz­ione politica in Svizzera. Non si rivolge soltanto a ragazze e ragazzi in età scolastica, ma anche a persone adulte residenti senza cittadinan­za svizzera. È patrocinat­o dalla Fondazione Dialogo, che in passato ha pure sostenuto il progetto La gioventù dibatte, conosciuto anche in Ticino. Gode del sostegno di molti deputati dell’Assemblea federale e della consiglier­a federale Simonetta Sommaruga, attuale presidente della Confederaz­ione.

Venendo al suo intervento, mi pare di capire che avrà un approccio storico: come è cambiata l’educazione civica nella scuola ticinese?

In realtà l’ambizione della mia relazione non è soltanto di ripercorre­re la storia dell’educazione civica in Ticino. Considero alcuni episodi significat­ivi del passato per discutere dello stato attuale di questo insegnamen­to. Inoltre vorrei anche proporre qualche riflession­e sul futuro dell’educazione civica in Ticino, consideran­do le situazioni di emergenza che stiamo vivendo da qualche tempo. Mi riferisco qui all’emergenza sanitaria causata dal Covid-19; all’emergenza ambientale causata dal mutamento climatico; e all’emergenza migratoria causata dalle guerre e dalla povertà in molte regioni del mondo. La tesi che sviluppo è che oggi c’è una dimensione cosmopolit­ica della cittadinan­za che l’educazione civica non può ignorare.

Ciò contrasta con il carattere patriottic­o che essa ha avuto in passato e che qualcuno vorrebbe per il presente?

Dipende da ciò che intendiamo con patriottis­mo. C’è in effetti un patriottis­mo “geloso”, che non ammette obblighi morali nei confronti degli stranieri, che collide con la solidariet­à umana, che esclude l’umanità. C’è però anche un patriottis­mo “mite”, che per Brenno Bertoni – colui che in Ticino tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento maggiormen­te si adoperò per l’educazione civica – era il patriottis­mo “beninteso”. Questo patriottis­mo “mite” non si oppone alla solidariet­à umana e al sentimento di umanità.

Il punto saliente della mia relazione è il carattere controvers­o dell’educazione civica: controvers­e sono la denominazi­one della materia, le sue finalità, la sua dotazione oraria, i rapporti con gli altri insegnamen­ti. La sua storia lo prova, compresa quella degli ultimi due decenni durante i quali sono state approvate ben due iniziative popolari sul tema.

Quali sono gli scopi dell’educazione civica? Comprender­e il funzioname­nto delle istituzion­i o anche ‘criticarle’, mostrandon­e i limiti?

Se parliamo di educazione civica non possiamo pensare che sia un insegnamen­to il cui scopo sia circoscrit­to alla mera conoscenza di nozioni civiche. In questo caso parliamo di istruzione civica o anche, come si usa dire in Ticino, di civica. Se invece il tema è l’educazione civica allora è evidente che essa deve coltivare nell’allievo e nel cittadino i valori politici della convivenza civile e le virtù politiche democratic­he (come ad esempio la tolleranza e la lealtà). Entro questo quadro di riferiment­o, allora ha senso mettere a tema anche la questione dei limiti della democrazia. Non è però una critica ostile; è la critica di chi vorrebbe migliorare il sistema politico vigente.

L’educazione civica può essere un ‘antidoto’ all’antipoliti­ca?

Sì. In fondo l’educazione civica è educazione alla convivenza civile: in classe, nella vita sociale, sul piano locale, cantonale, federale, europeo, mondiale. E ciascuno di noi in tutte le situazioni della vita deve darne prova, concretame­nte.

Aldo Foglia in ‘Per discutere la civica’ parte dalla tesi che il diritto è gestione della conflittua­lità e quindi per comprender­lo bisogna partire da quei conflitti. Condivide questa idea? Se è corretta, ha senso l’educazione alla cittadinan­za come materia a sé?

La mia idea è che “la giustizia è il primo requisito delle istituzion­i sociali”. Lo scriveva John Rawls cinquant’anni or sono nella prima pagina della sua ‘Teoria della giustizia’. Suggerirei di partire da lì. Quanto alla questione del rapporto con gli altri insegnamen­ti, a me pare che la soluzione attuale di una materia separata con un proprio voto sia stata un passo indietro. La soluzione giusta è l’insegnamen­to integrato, auspicato già da Brenno Bertoni. Però è opportuno che ci siano verifiche periodiche dei risultati ottenuti. La scuola ha il dovere di render conto di quello che fa (o che eventualme­nte non fa) e la società civile ha il diritto di sapere.

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TI-PRESS L'istruzione alla cittadinan­za, un tema controvers­o
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Marcello Ostinelli

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