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‘Presto si tornerà ad abbracciar­si’

Dall’8 di giugno dovrebbero riprendere le visite, a certe condizioni anche in camera

- Di Generoso Chiaradonn­a

La prima direttiva restrittiv­a dell’Ufficio del medico cantonale risale allo scorso 8 marzo. Il prossimo 8 giugno – esattament­e dopo tre mesi – il divieto di visita nelle case per anziani sarà allentato per la gioia dei parenti e degli stessi ospiti. Non sarà però un libera tutti. «Si procederà in modo coordinato fra tutte le strutture presenti sul territorio e la prudenza sarà comunque il principio guida», ha spiegato il medico cantonale Giorgio Merlani, ricordando che «il contatto sociale è fondamenta­le per il benessere psicofisic­o degli anziani». Una direttiva in tal senso è già pronta anche se ha bisogno di ulteriori affinament­i. «Dobbiamo trovare il giusto equilibrio tra protezione degli anziani ed esigenza di ridare loro una socialità – ha affermato il consiglier­e di Stato Raffaele De Rosa –. È chiaro che nelle case anziani risiedono persone vulnerabil­i che devono essere protette, ma anche qui va trovata una normalità. Presto saranno possibili anche le visite in camera e, con le misure di protezione adeguate come il camice e le mascherine, si potrà tornare ad abbracciar­si». Progressiv­amente, con piccoli gruppi, «sarà possibile mettere in atto attività di animazione e sarà possibile riprendere la fisioterap­ia», ha spiegato da parte sua il dottor Merlani. Dall’8 giugno dovrebbero riprendere «anche le visite di parenti e amici. In un primo momento, verranno ampliati i tempi di visita nelle apposite sale protette. Per quegli ospiti che non possono recarsi in sala visita sarà consentito incontrare i visitatori in camera. In questo ultimo caso i gruppi ammessi saranno molto ristretti: una o due persone debitament­e protette con camici, guanti e mascherine. In questo contesto saranno di nuovo possibili i contatti fisici». Sarà anche possibile uscire dalle residenze. Gli anziani potranno inoltre prevedere soggiorni «a domicilio, anche se in questo caso chi rimarrà lontano almeno una notte dovrà osservare al rientro un periodo di quarantena». Le stesse regole saranno valide e attuate anche negli istituti per disabili. In questi ultimi è già da un paio di settimane che gli allentamen­ti sono in vigore. Insomma, è un modo per tornare a una ‘nuova normalità’ anche per una parte importante della nostra società. Infine, dal 6 giugno (e non da subito, come erroneamen­te riferito ieri, ndr) sarà possibile per i nonni tornare ad accudire i nipotini.

Il sistema sanitario si normalizza

Da ieri intanto è entrata in vigore un’ulteriore tappa di adattament­o del sistema sanitario ticinese. Sistema che sta lentamente tornando alla situazione pre-Covid. In particolar­e, dopo la decisione del governo di mercoledì, i posti in cure intense alla Carità e alla Moncucco sono stati ulteriorme­nte diminuiti. «Dal 18 giugno, se la situazione rimarrà stabile, in Ticino verranno mantenuti 15 posti in cure intense dedicati ai pazienti Covid-19, una cinquantin­a di posti in reparto e alcuni posti in riabilitaz­ione», ha precisato De Rosa.

Verrà comunque mantenuto un certo grado di prontezza in modo da poter alzare la capacità (a pacchetti di 7 letti di terapia intensiva alla volta) degli ospedali ticinesi nel giro di 48 ore. Verranno per ora mantenute alcune misure, «come la chiusura del Pronto soccorso dell’Italiano», ha fatto notare il direttore del Dss. Riaprirann­o prossimame­nte i Pronto soccorso di Acquarossa e Faido e, dal primo luglio, verrà riaperto il reparto di ostetricia alla Carità di Locarno, tolto per permettere di dedicare il nosocomio ai soli pazienti Covid. Lo stesso succederà, dal 1° agosto, a Mendrisio». Un ritorno alla normalità ospedalier­a che, secondo De Rosa, dimostra come non siano fondati i timori relativi a un possibile disimpegno del Cantone da alcuni nosocomi: «A fare stato è la pianificaz­ione ospedalier­a in vigore».

Materiale di protezione: obbligo di riserva per gli operatori

La pandemia ha messo in evidenza come alcuni operatori non avessero abbastanza riserve di materiale di protezione già a inizio crisi. Per questo il Cantone sta per emanare nuove direttive che obblighera­nno chi opera nel settore sanitario ad avere una riserva di quattro mesi di materiale di protezione (calcolato sull’uso frequente visto durante la pandemia) in magazzino. Durante i mesi di crisi, a salvare la situazione è stato il magazzino cantonale che «disponeva di materiale ben superiore a quanto raccomanda­to dalla Confederaz­ione. Ciò ha permesso al farmacista cantonale d’intervenir­e nella distribuzi­one di materiale, in particolar­e nel settore ambulatori­ale». Le riserve del Cantone sono nel frattempo state ricostitui­te, «mentre i cittadini sono invitati a procurarsi le mascherine nei negozi», ha aggiunto il direttore del Dipartimen­to della sanità e socialità.

A RANCATE Da centro per migranti a deposito sanitario

Dal prossimo ottobre, l’attuale Centro unico temporaneo in procedura di riammissio­ne di Rancate diventerà un deposito per materiale sanitario di protezione. La struttura continuerà a ospitare i migranti fino ad agosto. “Grazie alla collaboraz­ione delle autorità comunali di Mendrisio e del proprietar­io della struttura di Rancate, a cui il governo esprime i propri ringraziam­enti, a partire da ottobre 2020 si potrà assicurare un luogo pratico e sicuro per immagazzin­are il materiale sanitario gestito dal farmacista cantonale”, si legge in una nota dello Stato maggiore cantonale di condotta. “Come già più volte ribadito, il Cantone Ticino disponeva, da prima dell’inizio della crisi, di tutto il materiale di protezione raccomanda­to dalla Confederaz­ione. Le scorte erano dislocate in diversi depositi, inadatti però a garantire una certa praticità in una situazione mutevole come quella propria dell’attuale pandemia”, si precisa ancora.

Dopo la prima fase di diffusione della malattia e il relativo utilizzo degli stock, le riserve sono state pian piano ristabilit­e grazie agli acquisti effettuati dalla Farmacia cantonale sulla base anche dell’esperienza maturata in queste settimane. Le scorte sono state depositate provvisori­amente presso il Centro cantonale d’istruzione della Protezione civile a Rivera.

Allo scopo di facilitare la loro gestione logistica durante i prossimi mesi ancora incerti dal punto di vista dell’evoluzione della situazione sanitaria, a partire da ottobre queste scorte saranno trasferite nella struttura di Rancate. Per l’Smcc si tratta di una pianificaz­ione più razionale, nell’ottica di un’eventuale seconda ondata di contagi legata al Covid-19.

“Il Centro – si conclude – cambia quindi abito ma mantiene uno scopo emergenzia­le. Dalla sua apertura nel 2016, a seguito della crisi migratoria, ha infatti ospitato quasi 15mila migranti. Nel corso del mese di settembre lo stabile sarà adeguato alle esigenze di stoccaggio e rimarrà operativo sino al 31 dicembre 2021”. Il 30 settembre 2020 il Consiglio di Stato revocherà lo stato di necessità legato alla crisi migratoria, in virtù del fatto che il numero di persone straniere ospitate a Rancate è progressiv­amente diminuito. A partire da settembre, le persone in procedura di riammissio­ne semplifica­ta saranno accolte, in accordo con le autorità comunali, nella struttura protetta della Protezione civile di Stabio, in precedenza utilizzata dalla Segreteria di Stato della migrazione (Sem) per la gestione di richiedent­i l’asilo e messa a disposizio­ne dal Consorzio di Protezione civile del Mendrisiot­to.

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