‘Un’ondata di fallimenti’
Il Kof vede nubi nere all’orizzonte. In calo del 30% i pernottamenti. Più colpite le città.
Il previsto calo dei pernottamenti – -50% nelle città, -20-30% nelle regioni alpine – avrà un impatto enorme sul turismo in Svizzera quest’anno: bisogna aspettarsi un’ondata di fallimenti, ha affermato il direttore del Centro di ricerca congiunturale del Politecnico federale di Zurigo (Kof) JanEgbert Sturm.
“Non ci sentiamo di dire quanto sarà vasta questa ondata”, ha aggiunto l’esperto durante la teleconferenza stampa di presentazione delle previsioni del Kof sull’andamento del settore, che vertono su una contrazione del 31% delle notti quest’anno rispetto al 2019.
Si assisterà a un doloroso adeguamento strutturale del ramo, si è detto convinto Sturm. C’è anche da temere un’ondata di licenziamenti: al momento 200mila dipendenti, tre quarti delle maestranze, si trovano in situazione di lavoro ridotto. Nessun altro comparto economico è stato colpito in modo così duro dalla pandemia: gli affari sono crollati. “Non avevamo visto qualcosa di simile nemmeno all’epoca dello shock del rafforzamento del franco, fra il 2011 e il 2015”, ha sottolineato. A soffrire saranno soprattutto le strutture ricettive negli agglomerati, più orientate alla domanda internazionale e meno interessanti per il turismo interno, destinato quest’anno ad aumentare. Inoltre potrebbe cambiare la struttura stessa del turismo d’affari, che si svolge principalmente nelle città: affrontando il coronavirus le imprese si sono accorte che la tecnologia può talvolta sostituire gli incontri fisici, osserva Florian Hälg, economista presso il Kof. Particolarmente sotto pressione sarà la domanda proveniente dai Paesi lontani. “Gli alberghi e i ristoranti che hanno puntato sulla clientela asiatica saranno in grandi difficoltà”, spiega lo specialista. Ma non ci sarà da contare nemmeno sugli americani, duramente toccati dagli effetti del Covid-19.
Albergheria, 900 milioni in fumo
Il turismo interno non potrà compensare la mancanza di ospiti stranieri e nei mesi estivi vi sarà quindi un crollo dell’affluenza, pronostica il Kof. Nel settore alberghiero andranno persi 904 milioni di franchi di valore aggiunto e 1,8 miliardi di fatturato, scrivono gli esperti zurighesi in un comunicato. Per tornare ai livelli degli ultimi anni si dovrà presumibilmente attendere oltre il 2021. Il turismo ricomincia lentamente a crescere e come in molti altri Paesi l’attenzione è rivolta anche in Svizzera al mercato interno: da questo trarranno maggior vantaggio le zone di montagna e il Ticino, che vedranno le notti degli ospiti svizzeri salire in luglio e agosto del 10-15% rispetto agli stessi mesi del 2019. Nelle città, invece, a causa del divieto di organizzare grandi manifestazioni e al cambiamento di comportamento delle persone, la domanda resterà notevolmente rallentata: gli Svizzeri faranno segnare un -20 per cento.
PIGIONI COMMERCIALI Consiglio federale contrario all’intesa
Il Parlamento vuole una soluzione ‘politica’ alla controversa questione delle pigioni commerciali. Non è riuscito a trovarla in occasione della sua seduta straordinaria di metà maggio. Ma nel frattempo, dopo settimane di tira e molla, le commissioni delle due Camere si sono messe d’accordo: ristoratori e gestori di altre attività che hanno dovuto sospendere il lavoro a causa del coronavirus dovrebbero pagare solo il 40% della pigione per tutto il periodo in cui è stata ordinata la chiusura da parte delle autorità; per chi ha dovuto solo ridurre l’attività, questa soluzione – che si applica agli affitti che non superano i 20mila franchi – varrebbe per due mesi al massimo.
Il Consiglio federale però tira dritto. È “convinto della posizione adottata finora”: rimane cioè del parere che le questioni complesse relative al diritto di locazione non possano essere risolte con il semplice adeguamento delle basi legali, ma attraverso un compromesso frutto del dialogo fra le parti interessate. Il governo lo ha messo nero su bianco nella sua presa di posizione, pubblicata ieri, su due analoghe mozioni delle Commissioni economia delle Camere, che propone al plenum di respingere.
Il Consiglio federale ammette: le misure proposte “potrebbero certamente aiutare gran parte delle piccole e medie imprese, così come gli indipendenti”. Tuttavia, presentano “anche notevoli svantaggi, che ne renderebbero difficile l’attuazione”. Tra questi: un intervento statale diretto nei contratti fra privati, una soluzione che non tiene conto della varietà dei contratti di locazione e affitto, l’incertezza giuridica e gli oneri amministrativi. Inoltre, la richiesta di un fondo di 20 milioni di franchi per i casi di rigore è in contraddizione con la strategia del Consiglio federale che punta principalmente sulla liquidità per sostenere l’economia. Infine, “con la riapertura graduale la situazione dovrebbe migliorare per molti esercizi commerciali”. Il Consiglio federale non esclude di valutare eventuali misure in un secondo tempo.