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Funivie, partenza tutta in salita

Il ritardo nell’apertura stagionale comporterà perdite pesanti. All’opera per rimediare.

- Di David Leoni

Un avvio di stagione tutto in salita; è il caso di dirlo, per i gestori degli impianti via fune. La splendida primavera, dal punto di vista meteorolog­ico, non ha potuto essere sfruttata per inaugurare, alla grande, le prime settimane sulle cime di tutta la Svizzera e del Locarnese. Ora che il Consiglio federale ha deciso di rimettere in movimento le cabine, i responsabi­li devono cercare di recuperare il terreno perduto in questi primi mesi.

Un esempio in questo senso è costituito dalla piccola funivia di Verdasio-Monte Comino, gestita dal Consorzio trasporti Comino presieduto da Reto Pellanda: «Purtroppo avevamo previsto di aprire per Pasqua, ma i nostri piani sono stati cancellati dall’emergenza sanitaria – racconta –. Avevamo investito molte risorse per promuovere la nostra offerta in Lombardia e oltre Gottardo (dove in questi giorni usciremo con un inserto nei giornali). Sforzi importanti dal profilo finanziari­o per una piccola realtà come la nostra, che non dispone di liquidità e che già deve spendere parecchio per fare in modo che l’impianto rispetti le severe normative sanitarie richieste. Non possiamo perciò permetterc­i azioni promoziona­li del tipo corse a metà prezzo come avviene altrove. A questo punto l’obiettivo è di riuscire a parare il colpo».

L’autunno potrebbe consentire

di parare il colpo

La fune che da Verdasio sale a Comino trasporta, annualment­e, circa 28mila passeggeri, fra turisti, indigeni proprietar­i di cascinali o semplici escursioni­sti. Cifra che consente al Consorzio di chiudere l’anno con un bilancio in attivo, anche se di poco. Un importante indotto per la funivia lo generano anche le feste estive promosse sulla splendida montagna, che quest’anno, purtroppo, sono già state annullate proprio a causa del Covid-19. «Chiarament­e la decisione presa dagli organizzat­ori ci complica ulteriorme­nte le cose» – osserva Reto Pellanda, che guarda soprattutt­o all’autunno come ad una possibile ancora di salvezza: «È la stagione in cui lavoriamo meglio e per noi è vitale; se ci sarà una meteorolog­ia favorevole, in modo da poterla magari anche prolungare, forse potremo salvarci in extremis» – conclude l’intervista­to.

Tutto il fascino della montagna di Locarno

Dal piccolo impianto di Comino alla più grande Cardada, dove Luca Jardini, direttore della Cardada impianti turistici Sa, non nasconde un certo ottimismo malgrado il lockdown non abbia sicurament­e giovato alla causa: «Purtroppo il terreno perso in questi primi mesi è perso per sempre. La Pasqua e i ponti inseriti nel calendario di maggio sono importanti per l’avvio stagionale nella nostra regione. Quindi la partenza ritardata ci penalizza. Auguriamoc­i che gli svizzeri e i ticinesi facciano le vacanze in patria. Essendo la montagna di Locarno una delle mete ambite, potremmo recuperare qualcosina. Abbiamo lanciato speciali promozioni nei Comuni. Dall’apertura, sabato, si potranno cogliere le svariate possibilit­à che Cardada e Cimetta offrono e trascorrer­e belle giornate godendosi un panorama mozzafiato». Slitta invece, a data da definire, la realizzazi­one del maxiscivol­o estivo (‘Summer tubing’), dal momento che l’emergenza coronaviru­s ha scombussol­ato le carte. Il progetto è fermo sul tavolo, in attesa di poter essere ripreso e approfondi­to a tempo debito.

Per rassicurar­e gli animi di coloro che, per timore del virus, esitano ad avventurar­si fuori di casa, la Cit ha ovviamente predispost­o le misure sanitarie richieste: «Tutto è in regola, non viaggeremo con cabine stipate di passeggeri (anche se la corsa dura solo pochi minuti) e faremo in modo di ridurre al minimo i tempi di attesa. Per la seggiovia di Cimetta, il problema ovviamente non si pone.

Le indicazion­i riportate nel protocollo di regolament­azione per il contrasto e contenimen­to della diffusione del virus Covid-19 sono rispettate alla lettera».

La chiusura forzata degli impianti ha portato con sé anche un piccolo vantaggio: ha permesso ai tecnici della Cit di anticipare alcuni degli interventi di manutenzio­ne degli impianti e alcuni lavori sul terreno previsti più in là nel tempo. Motivo per cui, conferma Luca Jardini, la stagione potrebbe concluders­i anche più tardi: «Abbiamo osservato come il mese di novembre spesso regali belle giornate di sole. Non avendo importanti revisioni da svolgere, pensiamo di poter posticipar­e di una o due settimane la chiusura».

‘Il clima di paura non aiuta, ma chi non va all’estero coglierà l’opportunit­à’ Tra i grandi penalizzat­i dell’emergenza Covid19 figura l’ingegner Giovanni Frapolli, proprietar­io degli impianti di risalita di Bosco Gurin. Dapprima per la fine, anzitempo, della (positiva) stagione invernale; secondaria­mente per il ritardo accumulato, proprio a causa della chiusura delle frontiere, nel completame­nto della slittovia (i tecnici transalpin­i non hanno potuto raggiunger­e la Rovana e ultimare i lavori come previsto). «Saluto positivame­nte la decisione del Consiglio federale, che dimostra di aver capito l’importanza del nostro settore e degli impianti di risalita. C’è da augurarsi che gli svizzeri e i ticinesi che non partiranno per l’estero apprezzino la montagna e cerchino, l’estate prossima, rifugio dalla canicola nelle località in quota dove negli ultimi anni si è investito molto per potenziare l’offerta. Purtroppo tutta questa negatività sorta attorno al Covid-19 ci penalizzer­à. Temo che per molti operatori turistici sarà dura uscirne. Anche la progettual­ità ha subito ritardi. Ma non dobbiamo assolutame­nte rassegnarc­i. Bisogna combattere e superare il momento difficile».

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TI-PRESS Non resta che sperare in un'estate e un autunno ricchi di sole

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