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Mascherine sì, mascherine no

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Strana vita quella delle mascherine. Dall’inizio della pandemia il loro uso non è mai stato molto chiaro.

Ancora venerdì sera, alla trasmissio­ne di Patti Chiari, il dott. Koch si è ostinato (mi permetto questo termine) a dire che l’uso delle mascherine “non è un obbligo ma è lasciato alla sensibilit­à delle singole persone”. E questo nonostante che il dott. Koch fosse confrontat­o con un esperto in materia che asseriva con profondi argomenti il contrario. Difficile capire la posizione del Consiglio federale, rispettiva­mente del nostro medico cantonale.

Se la mascherina non protegge “me” che la porto, ma protegge dal contagio, che io posso trasmetter­e, le altre persone, non deve essere una scelta, dovrebbe essere un obbligo. È un dovere, un obbligo, il rispetto della salute degli altri. Affidarsi, in caso di una pandemia, alla “sensibilit­à” delle persone è una teoria un po’ debole. Da quanto ho visto in questi giorni, all’interno di negozi, supermerca­ti ecc. la mascherina è usata da una piccola percentual­e di persone. Perché insistiamo a non obbligarla? Chiarament­e, come ben spiegava l’esperto, l’obbligo deve esistere solo per i luoghi chiusi, all’aperto solo quando la distanza fisica non è possibile.

Quasi ogni giorno i media ci terrorizza­no con la possibilit­à della seconda, della terza ondata. Cercare di evitarla o almeno di ridurla applicando una disposizio­ne tanto semplice, è impensabil­e? O ci sono altri motivi che io purtroppo non conosco per non procedere all’obbligo? Delia Riberti, Lugano

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