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Sottoterra comunque

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Berna – Gli ospedali sotterrane­i, i cui impianti risalgono alla Guerra Fredda, si trovano in uno stato che lascia a desiderare. I loro equipaggia­menti sono obsoleti e manca il personale per gestirli. È quanto emerge da una perizia del Controllo federale delle finanze (Cdf) pubblicata ieri.

Ad eccezione di Israele, la Svizzera è il solo Paese a disporre di questo tipo di ospedali e posti sanitari sotterrane­i, utilizzati in caso di conflitto armato o di catastrofe. Novantaqua­ttro ospedali e 248 posti sanitari erano repertoria­ti a fine 2018, rileva la perizia.

Tali siti sono finanziati dalla Confederaz­ione – che versa in media 2,45 milioni di franchi all’anno per la loro manutenzio­ne e la loro gestione – e dai cantoni. Le spese a carico degli ospedali non sono invece noti.

Tali impianti sono in gran parte vetusti e gli equipaggia­menti non versano in buono stato. Esistono problemi di umidità e di infiltrazi­one o di canalizzaz­ioni difettose. Gli spazi sono talvolta utilizzati per stoccare del materiale usato o archivi oppure quali spogliatoi.

Taluni cantoni vi hanno fatto ricorso durante passate campagne di vaccinazio­ni con rischio di pandemia e le truppe sanitarie dell’esercito vi si allenano, sottolinea il Cdf.

Secondo il Controllo delle finanze, tali impianti hanno il merito di esistere e vanno utilizzati se sono in buono stato. Il loro rinnovo e investimen­ti in tale ambito sono stimati in 4,5 milioni di franchi per ospedale, per una somma complessiv­a che si avvicina ai 400 milioni.

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