Sorvegliati speciali
Per chi potrà farle, quest’anno saranno vacanze quantomeno diverse. Ma se c’è una cosa che l’uomo sa fare è adattarsi. L’umanità lo fa con tutto: quindi ci adatteremo anche alla spiaggia in ‘regime di precauzione’.
In questi giorni si parla di andare al mare coi braccialetti elettronici, come le persone che sono sottoposte a libertà vigilata. I sensori di prossimità di questi bracciali dovrebbero vibrare scesi sotto una certa distanza, cioè se ci avviciniamo troppo a un altro bagnante. Speriamo che non diano anche una scossa elettrica, non si sa mai. E poi termoscanner per la rilevazione della temperatura, app di tracciamento attraverso il telefono cellulare, certificati medici, test sierologici, patentino di immunità per chi ha già sviluppato gli anticorpi al virus. Disinfettanti come se piovesse e per giunta bagnini vigilantes che, in caso di emergenza, non potranno fare la respirazione artificiale a chi ha rischiato di annegare.
Liberi (mica tanto)
Come si capisce, è una situazione vagamente paradossale. Se poi si aggiungono i turni sulle terrazze degli hotel, nei ristoranti, fuori dai rifugi di montagna e sotto l’ombrellone, le prospettive non sono entusiasmanti. Da parte degli albergatori e dei ristoratori, d’altronde, la situazione non è meno pesante né meno paradossale; adeguare gli spazi è costoso, non per tutti varrà la pena riaprire. Volare via? Un percorso a ostacoli anche quello: check-in meticolosi, molte ore di attesa prima dell’imbarco per le necessarie procedure, sanificazione dei bagagli, niente pasti sull’aereo, mascherine in volo e all’arrivo un trattamento da potenziali appestati. Tutto questo è problematico, anche perché la vacanza è il momento della liberazione dalle costrizioni, dalle regole del mondo del lavoro, da una quotidianità che spesso opprime. La vacanza è il tempo del corpo liberato, sono le ore piccole, l’happy hour, gli amorazzi estivi. Insomma la vacanza è un’evasione, e non si evade con i bracciali elettronici.
Tutti ‘carcerati’?
E però a ben vedere c’è anche un aspetto positivo: meno ressa, finalmente. A nessuno piacciono le città d’arte, le piscine, i campeggi e i buffet stracolmi di gente. Si affaccia al mondo del turismo un concetto interessante, anche se non del tutto popolare. È il principio del “meno e meglio”. In questa strana fase postepidemica è quindi possibile che coincidano necessità e desideri. Se gli operatori delle strutture ricettive saranno obbligati a limitare l’accesso, i clienti si ritroveranno meno intruppati. A parte le considerazioni di carattere economico, come l’inevitabile calo di fatturato del settore turistico, messa così la cosa può funzionare. Deve funzionare. Come recita il proverbio, bisognerà fare di necessità virtù. Sperando che tutto questo passi, e che a nessuno venga in mente di farci portare bracciali elettronici per tutta la vita.