Infodemia italo-svedese
La quarantena alternativa della Svezia è stata criticata dai media italiani, tanto da causare una débâcle diplomatica. Cosa è successo? In piena “fase rossa”, il 30 marzo The Guardian riporta gli inviti del premier svedese Stefan Löfven al suo popolo: comportatevi “da adulti”, non diffondete “panico o voci”. Poi Löfven dirà con grande umiltà alla tv svedese che “non abbiamo fatto abbastanza”. La frase farà il giro del mondo. L’11 aprile laRepubblica sarà la prima italiana a pontificare; poi il 12 aprile SkyTG24, con “mea culpa” del premier e strategia “fallimentare”. Commenti giornalisticamente poco etici, ma ripresi da tutti (anche in Svizzera). In realtà Löfven si riferiva alla smobilitazione di molti apparati d’emergenza negli ultimi 30 anni (www.ilpost.it/2020/04/16/ambasciata-svezia-repubblica-corriere/).
Il 15 aprile l’Ambasciata di Svezia in Italia dirà la sua su Facebook: “Spirale di disinformazione” italiana, frase “estrapolata” dal contesto, citata “in maniera non corretta”. Preciserà che le misure svedesi “differiscono” da altri Paesi “solo in alcuni punti”, che la popolazione “osserva le raccomandazioni fatte dal governo e dagli esperti”. Il 16 aprile il Corriere della Sera farà ammenda: “Sono pazzi questi svedesi? No, dicono gli svedesi, i pazzi siete voi”. Il 28 aprile il New
York Times parlerà dei frutti che, allora, la scelta svedese sembrava portare. Il 29 aprile a Teleticino il capo Area medica all’Eoc dirà di guardare “con interesse” alla scelta svedese, siccome “il pericolo è meno importante di quello che temiamo”.
La stretta ticinese si giustificherà “anche perché avevamo vicino l’Italia”.
Quello che è poi accaduto da allora in Italia e Svezia è storia nota (incluso il preoccupante picco di mortalità vissuto nel Paese scandinavo a metà maggio).