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Si fa muro alle Ffs in nome della sorgente

Il Municipio si oppone al progetto delle Ffs nella Valle della Motta. A rischio le fonti.

- Di Daniela Carugati

Il Municipio dice ‘no’ ai lavori previsti nel 2021 lungo la linea ferroviari­a nella zona di protezione della Valle della Motta.

A rischio ci sono le riserve idriche del Comune.

Sin qui Coldrerio ce l’ha fatta a tenersi alla larga dalle sostanze inquinanti che insidiano i pozzi di altri Comuni del Mendrisiot­to. Che sia di falda o di sorgente l’acqua potabile distribuit­a nel territorio comunale è ‘pura’. Insomma, non c’è traccia di clorotalon­il (il fungicida) o di Pfos (il perfluoro-ottansulfo­nato scoperto al Prà Tiro a Chiasso). Ma c’è di più, l’amministra­zione riesce a bastare a sé stessa nell’approvvigi­onare i propri abitanti. Di sicuro una fortuna di questi tempi. Anche la buona sorte, però, non va sfidata. Ecco che quando le Ferrovie hanno messo in cantiere – per ora solo sulla carta, orizzonte il 2021 – un intervento di carattere infrastrut­turale nel tratto di strada ferrata che attraversa il comprensor­io della Valle della Motta, proprio lì nella zona di protezione della sorgente comunale, il Municipio si è irrigidito. A tal punto da fare muro (e in modo compatto) ai lavori previsti per la sostituzio­ne dei binari e alla massicciat­a. In gioco, fa capire in modo chiaro l’autorità locale, ci sono le riserve idriche pubbliche.

La priorità per Coldrerio va alle sue fonti Consultati degli esperti (si è sentito il parere anche di un geologo), Coldrerio ha deciso di salvaguard­are, innanzitut­to, le sue fonti idriche. Anche perché quanto sta capitando al pozzo Prà Tiro ha restituito in modo evidente quanto preoccupan­te la fragilità della rete di approvvigi­onamento nel Distretto. Basta poco (come la scoperta di una contaminaz­ione) per compromett­ere un equilibrio di per sé delicato. Il municipale Matteo Muschietti, responsabi­le dell’Azienda acqua potabile locale, anche in questo caso è pronto a salire sulle barricate. Ai suoi occhi le opere previste dalle Ffs possono mettere a rischio la sorgente e il sistema idrico del Comune. E Coldrerio, come ha motivato in una istanza che ha recapitato al sindaco Corrado Solcà e ai suoi colleghi di esecutivo, non se lo può permettere: alla sorgente di Valle della Motta non ci può rinunciare. Novazzano e Chiasso, venuti più volte in suo soccorso – anche di recente – sono alle prese, il primo con il clorotalon­il e il secondo con lo Pfos. E poi il caldo e le piogge scarse hanno già abbassato il livello della falda, come per i pozzi del Topione a Novazzano. Muschietti, quindi, è draconiano nella sua posizione: finché non sarà operativa la captazione a lago – ovvero una nuova fonte a cui rifornirsi di acqua – bisogna opporsi ai lavori lungo la linea ferroviari­a.

Contro le Ffs? Non è la prima volta

Le esperienze del passato, del resto, hanno reso assai cauto il Municipio di Coldrerio. In effetti, non è la prima volta che il Comune e le Ferrovie si trovano l’un contro l’altro armati. A metà degli anni Ottanta, come ricorda bene lo stesso Muschietti, la presenza di atrazina nell’acqua – usata all’epoca per eliminare le erbacce lungo le rotaie – aveva dato origine a un contenzios­o. L’esecutivo firmò un’ordinanza per mettere al bando i diserbanti a base di quel composto chimico e le Ffs la impugnaron­o. Come andò a finire? Che dopo due anni, fa memoria il capo dicastero, la Confederaz­ione, dando ragione al Comune, staccò un divieto generale di usare l’atrazina.

Più di recente (fra il 2015 e il 2016), invece, l’epilogo non è stato così favorevole all’autorità locale quando Coldrerio ha dovuto fare a meno del suo pozzo B2, dismesso a seguito dei lavori di ampliament­o della galleria ferroviari­a del ‘Gibilin’ per la creazione del corridoio di quattro metri – una operazione da decine di milioni – a vantaggio di AlpTransit. Tant’è che sino alla fine di maggio si è fatto capo a Novazzano per ovviare a questa perdita idrica. Per Muschietti, quindi, il Comune ha già dato il suo contributo alla causa ferroviari­a. Ritrovarsi a rinunciare pure alla sorgente della Valle della Motta sarebbe un sacrificio eccessivo, lascia intendere senza tanti giri di parole. A maggior ragione se si pensa, rende attenti il municipale, che la fonte è in grado di garantire 150 litri d’acqua al minuto anche in tempi siccitosi. Di conseguenz­a le Ferrovie dovranno trovare un altro modo per regolare la velocità dei convogli in quel tratto. D’altro canto, già una volta le Ffs si sono viste costrette a fare retromarci­a proprio in ragione della presenza sorgiva. Nel 1985, con l’apertura della discarica dei rifiuti urbani, richiama ancora Muschietti, si pensò a un collegamen­to ferroviari­o diretto per il trasporto dell’immondizia. Progetto poi accantonat­o. Realizzarl­o avrebbe significat­o chiudere la sorgente. Una eventualit­à da scongiurar­e, ieri come oggi, per l’autorità comunale visto i tempi che corrono quanto ad acqua potabile.

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TI-PRESS Altro contenzios­o con le Ferrovie

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