‘First Cow’ e quel destino comune
Il Festival del dopo pandemia si è aperto con un western, ‘First Cow’, diretto da Kelly Reichardt, regista sensibile al genere visto che dieci anni fa era in concorso a Venezia 67 con un altro western, ‘Meek’s Cutoff ’. Quest’anno, Reichardt aveva portato ‘First Cow’ a Berlino in concorso, dopo averlo presentato lo scorso anno, il 30 agosto, al Telluride Film Festival. Negli Stati Uniti il film è passato in sala a partire dal 6 marzo, subito bloccato dal Covid-19 e per questo messo sulla piattaforma Vod dal 10 luglio scorso. Sembra così naturale che il festival si apra proprio con un film che quest’anno ne condivide il destino, un po’ online e un po’ in sala.
‘First Cow’ è stato sceneggiato da Reichardt e Jonathan Raymond che si sono basati su un loro racconto, ‘The Half Life’. Anche il precedente western di Kelly Reichardt era stato scritto e sceneggiato da Jonathan Raymond, uno scrittore che ama i paesaggi dell’Oregon. E se in ‘Meek’s Cutoff’ la vicenda si svolge in una zona desertica, qui invece ci porta in una zona dalla natura rigogliosa, attraversata da un grande e placido fiume circondato da boschi e campi. Cambiano anche i tempi delle vicende: là era il 1845, qui il 1820. Il film si apre con una donna che, oggi, scopre sulle rive di un fiume due scheletri vicini. Sono quelli dei protagonisti della vicenda: un cuoco taciturno e solitario, Otis ‘Cookie’ Figowitz (un bravo John Magaro) e un immigrato cinese (un convincente Orion Lee).
Una lentissima pavana
La regista (era in giuria a Cannes 2019), oltre a essere autrice molto indipendente, è anche montatrice dei suoi film; ha così già chiaro, girando, il ritmo delle immagini e la prima parte del film è una lentissima pavana che si compiace di mostrarci la scena dei fatti a venire. Tutti s’incontrano casualmente, la donna che scopre gli scheletri e anche i due protagonisti – già sappiamo che sono loro gli scheletri ritrovati – che decidono di mettersi a lavorare e provare a vivere insieme, condividendo una casa. Uno spazza, l’altro cucina. Dopo aver scoperto l’unica mucca da latte delle vicinanze, decidono di rubare il suo latte e preparare dei dolci. La mucca è l’unico vero personaggio femminile del film, ha perso ‘marito’ e ‘figlio’ annegati durante il trasporto, e ora ‘prigioniera’ trova dolcezza nelle parole che le rivolge il ladro Cookie che con grazia, eludendo la presenza del proprietario, approfitta della sua tranquillità per mungerla. King-Lu fa la guardia in un albero, mentre Cookie riempie il secchio. I due possono così preparare dei dolcetti sopraffini che vendono a piene mani al mercato locale. Tutto va bene fino a quando il proprietario scopre il quotidiano furto e per i due comincia una tragica e inutile fuga per non essere uccisi. ‘First Cow’ è fondamentalmente un western: raccoglie questioni di civiltà, solidarietà e barbarie sulla frontiera americana, e ne critica alcuni dei miti. La regia è sobria; la recita, pur disinvolta e spesso accattivante, resta in superficie e la vicenda fatica a regalare emozioni.