Basilea sull’uscio delle Final 8
Nel ritorno degli ottavi di Europa League i renani affrontano l’Eintracht, già battuto 3-0
Centoquarantesette giorni dopo la vittoria ottenuta a sorpresa a Francofote, il Basilea può finalmente timbrare la qualificazione ai quarti di finale di Europa League. A cinque giorni dalla conclusione di un campionato di Super League che ai renani ha riservato qualche delusione di troppo, Koller e compagni si gettano a capofitto in un’avventura dai risvolti senza dubbio positivi. Lo scorso 12 marzo, quando a Francoforte (e a porte chiuse) aveva disputato l’ultima partita di una squadra svizzera prima della pausa forzata (reti di Campo, Bua e Frei), il Basilea non sapeva bene a cosa sarebbe servito l’exploit contro la compagine di Bundesliga. Ma la stagione continentale è ripresa e quel 3-0 è diventato garanzia quasi certa di un posto tra le migliori otto. In casa renana, però, nessuno intende prendere sottogamba l’impegno del St. Jakob: «Sappiamo molto bene che nel caso in cui dovessimo subire un gol immediato, tutto potrebbe precipitare molto in fretta – afferma Valentin Stocker –. Non prenderemo l’impegno alla leggera, questo è sicuro». In caso di passaggio del turno, i rossoblù affronterebbero martedì nel primo confronto delle Final 8, lo Shakthar Donetsk che ieri sera ha estromesso il Wolfsburg. Il formato a eliminazione diretta del mini torneo in programma in quattro stadi tedeschi, potrebbe favorire il Basilea, senza dubbio in grado di creare la sorpresa, in particolare su una sfida secca. I renani dovranno però fare a meno degli infortunati Omlin e Ramires, di Bua (contratto scaduto il 30 giugno) e di Oberlin (non qualificato). Per Marcel Koller, la cui permanenza al St. Jakob appare sempre meno probabile, l’Europa League potrebbe rappresentare un più che valido riscatto dopo il terzo posto (risultato inferiore alle aspettative) della Super League.
Come giocatore, il centravanti aveva costruito la sua carriera gradualmente, passo dopo passo. Il suo curriculum in Svizzera (Basilea, Thun, Lucerna, Servette) e all’estero (Rennes, Dortmund) lo dimostra. Ha concluso la sua carriera con stile tornando al Basilea nel 2009 e ritirandosi nel 2013. Vuole fare lo stesso come allenatore. Lo scorso autunno, Frei ha rifiutato un’offerta dell’Hannover, nella Seconda Bundesliga, perché riteneva che non fosse il momento giusto. Tuttavia, il capocannoniere nella storia della squadra svizzera (42 gol) non nasconde le sue ambizioni. «È chiaro che non ho seguito tutti i corsi di formazione e ho ottenuto tutti i patentini necessari, per non provare, un giorno, a sondare quelle che sono le mie capacità in qualità di tecnico».
L’idea di guidare una squadra è nata in fretta nella mente di Alex Frei. Al momento del suo trasferimento al Servette agli ordini di Lucien Favre (gennaio 2001), aveva già allestito un classificatore di tutti gli esercizi effettuati nel corso degli anni. Alla fine della carriera, ha in primo luogo tastato il terreno da direttore sportivo, a partire dall’aprile 2013 a Lucerna. Esausto, ha gettato la spugna nel dicembre 2014. Tuttavia, non rimpiange l’esperienza. «L’ho vista come un’opportunità per rimanere nel calcio dopo la mia carriera. È un periodo durante il quale ho imparato molto. Ora so come funzionano le cose nella stanza dei bottoni, il che mi aiuta come allenatore», ha spiegato.
‘Duro, ma sempre giusto’
Frei dice di essere sempre pronto ad ascoltare i suoi protetti. Si definisce «duro, ma sempre giusto». E, sul piano tattico, l’ex attaccante ammette di apprezzare un gioco estetico, che pone l’accento sul possesso palla. La sua squadra deve giocare in modo offensivo, «ma sempre con la necessaria cautela difensiva». Rispetto a quando era un giovane giocatore, osserva che i talenti di oggi sono «molto più preparati in termini calcistici». Secondo lui, però, ci sono degli svantaggi. «Il pericolo insito in questi centri di performance è che cancellino le personalità. Questo è un grosso problema». Il mondo attuale, fortemente mediatizzato, ha favorito lo sviluppo di una pressione che molti attori percepiscono. «Fino a qualche anno fa non esistevano i cellulari con cui scattare foto e video, era molto difficile poter seguire uno sportivo. Le persone più propense a lamentarsi sono quelle che pubblicano più storie su Instagram. Devi decidere se vuoi essere trasparente per tutti o no. E se lo fai, devi conviverci».