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Metà Villa Bonetti finisce all’asta

L’incanto pubblico a ottobre, ma il Municipio cittadino attualment­e non è più interessat­o

- Di Marino Molinaro

Chi vuole comprare... metà Villa Bonetti? Uno degli edifici storici di maggior pregio presenti a Bellinzona andrà infatti all’asta solo per metà. L’incanto, che l’Ufficio esecuzioni ha aggiornato il prossimo 29 ottobre dopo averlo revocato nell’estate di un anno fa quando sembrava che la situazione debitoria del proprietar­io si stesse raddrizzan­do, concerne la parte di proprietà in mano a un ingegnere della Riviera alle prese con debiti derivanti ancora dal fallimento della Airlight di Biasca che nel 2016 non era riuscita a concretizz­are la messa in esercizio del proprio rivoluzion­ario impianto solare sviluppato in Ticino, realizzato in Marocco e costato 120 milioni. L’altra metà della villa, che non sarà battuta all’asta, appartiene a sua moglie. Situazione invero anomala quella che appare agli occhi dei frequentat­ori del sito internet delle aste ticinesi.

Su Villa Bonetti, ricordiamo, l’anno scorso si era posato lo sguardo del Municipio cittadino («Oggi non siamo più interessat­i avendo da tempo deciso di dare la priorità all’acquisto dell’ex ospedale di Ravecchia di proprietà di Armasuisse», spiega alla ‘Regione’ il sindaco Mario Branda) che nel mese di giugno aveva ottenuto dal Consiglio comunale il nullaosta a procedere con trattative dirette sottoponen­do al proprietar­io un’offerta inferiore al valore di stima pari a 7,6 milioni che risulta dalla procedura d’incanto. Nel corso dell’estate 2019 un altro potenziale acquirente privato aveva tuttavia presentato un’offerta più elevata che in quel frangente aveva probabilme­nte permesso di evitare l’asta. Di conseguenz­a il Municipio si era visto comunicare che la sua proposta non sarebbe entrata in linea di conto per un eventuale acquisto. Quanto all’ex ospedale di Ravecchia, prossimame­nte vi saranno nuovi incontri fra esecutivo cittadino e Confederaz­ione, avendo questa all’ultimo momento comunicato nei mesi scorsi la necessità di usare parte del grande edificio per insediarvi sia uffici suoi, sia parte del Tribunale penale federale di Bellinzona destinata in futuro al Pretorio di viale Franscini che il Cantone si appresta a ristruttur­are. «Dal canto nostro – specifica Branda – intendiamo ribadire il nostro interesse per l’acquisizio­ne dell’intero stabile considerat­e le esigenze amministra­tive e per altri tipi di contenuti».

Da Airlight alla torre di Castione L’intenzione municipale, ricordiamo, era destinare una parte del pregiato edificio a uffici comunali, riservando quella principale e il parco a eventi pubblici e anche privati quali assemblee, convegni, riceviment­i, matrimoni ecc. Da allora non si è più saputo nulla. Il proprietar­io, o meglio il proprietar­io per metà, è riemerso nelle cronache locali quando lo scorso autunno ha presentato una nuova ‘avventura’ ingegneris­tica rappresent­ata dalla torre di 60 metri sorta negli ultimi mesi a Castione e concepita per generare corrente elettrica alzando e abbassando grossi blocchi di cemento. Il tempo dirà se la torre energetica di Castione – com’era stato il caso del prototipo Airlight di Biasca – rimarrà dov’è inutilizza­ta, come taluni temono, o se sarà destinata al mercato indiano in caso di successo dell’attuale fase test.

Per ora resta dov’è Villa Bonetti, il cui valore di stima peritale diviso due ammonta a 3,8 milioni, cui si aggiunge – nella medesima asta – la metà della villa (il cui valore di 3,16 milioni va pure dimezzato) di Galbisio che era stata dell’architetto e municipale Renzo Molina deceduto dieci anni fa. Fatta realizzare fra il 1911 e il ’13 dall’imprendito­re Giovanni

Battista Bonetti e progettata dall’architetto di fama internazio­nale Enea Tallone, Villa Bonetti è sottoposta a vincolo di protezione ed era stata acquistata dall’ingegnere di Airlight e dalla moglie nella primavera 2010. Avrebbero voluto trasformar­la nella loro abitazione. Incastonat­o nel trafficato quadrilate­ro compreso fra piazza Orico, via Salvioni, viale Franscini e via Motta, l’edificio fa parte di un’oasi botanica di 3’500 metri quadrati situata a due passi dal centro cittadino. Dotata di trenta vani suddivisi su quattro piani e sormontata da una torretta e tetti a padiglione, rappresent­a uno dei migliori esempi di architettu­ra in stile lombardo conservato­si in Ticino.

Tante idee senza un seguito

Nel 2009 l’allora sindaco Brenno Martignoni aveva suggerito di inserirvi la Scuola alberghier­a e del turismo, oppure l’Ente ticinese per il turismo, oppure ancora una ‘Casa dei popoli’ dove le varie comunità di stranieri, associazio­ni e organizzaz­ioni attive su scala cantonale avrebbero potuto trovare un luogo di riunione, espression­e e scambio intercultu­rale. Idee che nessuno ha mai raccolto, considerat­i non da ultimo l’onere dell’acquisto – allora 2,5 milioni – e di ristruttur­azione per almeno altri 2 milioni. Infine, la scorsa primavera l’Mps aveva pure caldeggiat­o l’acquisto per fare cultura, arte, politica o per sempliceme­nte socializza­re.

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Edificio protetto, era già finito all'asta (poi revocata) l'anno scorso

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