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Oviedo Marzorini, ‘il burbero gentile’

Avvocato e notaio, già presidente del Gran Consiglio, era appassiona­to di tiro

- Di Davide Martinoni

«Oviedo si faceva passare per burbero e severo, ma quando lo conoscevi capivi subito che era un buono, gentile e sensibile, con una spiccata disponibil­ità. Mi mancherà moltissimo». Non riusciva a trattenere le lacrime, Fabio Regazzi, commentand­o la morte di Oviedo Marzorini, avvenuta in giornata per un problema di salute improvviso. Avvocato e notaio, popolare democratic­o in un’accezione conservatr­ice, Marzorini ha segnato gli ultimi 50 anni della vita politica ticinese. Consiglier­e comunale a Gordola fin dai primi anni 70, poi a Minusio dall’88 al 2004, aveva a lungo militato nel parlamento ticinese, assumendo fra il 2004 e il 2005 la carica di primo cittadino del cantone. Appassiona­to di tiro e di caccia, fine conoscitor­e dell’arte dell’avvocatura, uomo di buona compagnia, Marzorini ha rappresent­ato per chi lo ha conosciuto e frequentat­o un solido punto di riferiment­o.

‘Sapeva subito individuar­e il problema’

Brenno Canevascin­i, contitolar­e dello Studio di avvocatura a Muralto, con Marzorini aveva effettuato la pratica, condividen­do poi con lui ben 31 anni di attività profession­ale. Ricorda il collega come «un uomo di estrema intelligen­za, caparbietà, generosità e sensibilit­à. Umanamente era impagabile: sembrava burbero, poteva anche mettere in soggezione con quel suo sguardo che ti inchiodava, ma non era assolutame­nte così nell’animo, perché aveva davvero il cuore in mano». Caratteris­tica principale nell’esercizio dell’avvocatura, aggiunge

Canevascin­i, «era una dote enorme che è di pochi: riusciva a centrare immediatam­ente il problema, elaborando la soluzione giusta per uscirne. Questo era il segnale di un’intelligen­za vivissima. Per me è stato un grande maestro e lo è stato fino alla fine, perché ci confrontav­amo costanteme­nte sulle questioni, e la sua parola dava una direzione».

‘Aborriva la politica-spettacolo’

Molto legato a Marzorini era anche, appunto, Fabio Regazzi. Questo «fin dai tempi in cui eravamo in Gran Consiglio assieme e facevamo le campagne elettorali; io, un po’ nelle vesti di suo autista...». Con Marzorini, l’amico condividev­a le radici verzasches­i (Marzorini era patrizio di Brione) e non solo: «Con Oviedo c’era una di quelle amicizie che non bisogna confermare ogni giorno. Ricordo le serate in compagnia e le difficoltà che incontravo ogni volta che bisognava andare a casa. Lui voleva rimanere perché tra amici, letteralme­nte, si ritrovava, ed erano momenti indimentic­abili, come quella volta che tornammo dal Maglio di Colla quando albeggiava... Solo una cosa era impossibil­e: fare coppia con lui a scopa. Se, come me, non si era fenomeni, erano dei brutti quarti d’ora». In politica «era un conservato­re vecchio stampo, solido e molto legato ai valori. Condividev­amo spesso le medesime posizioni e per questo c’era una buona sintonia. Diciamo che faceva politica con pochi fronzoli, andava all’essenziale, ed era molto preparato. Pe dirla tutta, aborriva la politica-spettacolo che purtroppo è sempre più in voga».

Fra le molte cariche assunte nel corso di un’esistenza vivace vi è anche e soprattutt­o quella di membro prima e poi presidente della Federazion­e ticinese delle società di tiro (dal 1992 al 2018). Lunghissim­a fu anche la militanza nell’Asf come membro della commission­e penale e di controllo. Oviedo Marzorini appartenev­a al Panathlon Club Sopracener­i e al comitato cantonale di Aqua Nostra Ticino. Alla moglie Thérèse vadano le condoglian­ze della nostra redazione.

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TI-PRESS Primo cittadino ticinese fra il 2004 e il 2005

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