Accordi bilaterali: ben messi per la ripresa
La crisi economica è dura, ma prima o poi finirà. Certo, la preoccupazione e l’incertezza sono ancora grandi. La Svizzera ha però preso delle buone misure per limitare i danni e ripartire al meglio quando ci sarà una piena ripresa. Si pensi al lavoro ridotto, che ha permesso a molte aziende di mantenere i propri collaboratori, o ai crediti cantonali e federali, che hanno assicurato un sostegno temporaneo evitando numerosi fallimenti. Ma c’è un’altra cosa da fare per non gettare tutto al vento: dobbiamo assolutamente dire No all’iniziativa contro la libera circolazione. Perché? Semplicemente perché essa attacca frontalmente gli Accordi bilaterali fra la Svizzera e l’Ue. Un sì significherebbe la disdetta del primo pacchetto di sette accordi in vigore dal 2002. Questi ultimi facilitano enormemente l’accesso per le imprese svizzere alla zona nella quale esse vendono più della metà delle loro esportazioni. Non è proprio il momento di arrestare la loro ripresa togliendo loro una fetta di mercato così importante. Allo stesso tempo, le difficoltà e le preoccupazioni attuali, in particolare nei Cantoni di frontiera come il nostro, vanno prese sul serio. Occorre dunque potenziare le misure di accompagnamento, i controlli sistematici, l’obbligo di annunciare i posti vacanti, la priorità ai residenti e le prestazioni transitorie per lavoratori anziani. Non aiuteremmo certo i nostri concittadini in difficoltà approvando l’iniziativa “per una immigrazione moderata”. Ci tireremmo invece la zappa sui piedi.