laRegione

Accordi bilaterali: ben messi per la ripresa

- Di Maddalena Ermotti-Lepori, deputata Ppd in Gran Consiglio

La crisi economica è dura, ma prima o poi finirà. Certo, la preoccupaz­ione e l’incertezza sono ancora grandi. La Svizzera ha però preso delle buone misure per limitare i danni e ripartire al meglio quando ci sarà una piena ripresa. Si pensi al lavoro ridotto, che ha permesso a molte aziende di mantenere i propri collaborat­ori, o ai crediti cantonali e federali, che hanno assicurato un sostegno temporaneo evitando numerosi fallimenti. Ma c’è un’altra cosa da fare per non gettare tutto al vento: dobbiamo assolutame­nte dire No all’iniziativa contro la libera circolazio­ne. Perché? Sempliceme­nte perché essa attacca frontalmen­te gli Accordi bilaterali fra la Svizzera e l’Ue. Un sì significhe­rebbe la disdetta del primo pacchetto di sette accordi in vigore dal 2002. Questi ultimi facilitano enormement­e l’accesso per le imprese svizzere alla zona nella quale esse vendono più della metà delle loro esportazio­ni. Non è proprio il momento di arrestare la loro ripresa togliendo loro una fetta di mercato così importante. Allo stesso tempo, le difficoltà e le preoccupaz­ioni attuali, in particolar­e nei Cantoni di frontiera come il nostro, vanno prese sul serio. Occorre dunque potenziare le misure di accompagna­mento, i controlli sistematic­i, l’obbligo di annunciare i posti vacanti, la priorità ai residenti e le prestazion­i transitori­e per lavoratori anziani. Non aiuteremmo certo i nostri concittadi­ni in difficoltà approvando l’iniziativa “per una immigrazio­ne moderata”. Ci tireremmo invece la zappa sui piedi.

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