Esplosione della villetta, accusati i genitori
Per l’esplosione del maggio scorso della villetta di Andrate (Fino Mornasco), in cui perse la vita un 21enne – che, per il pm Mariano Fadda aveva trasformato la propria abitazione in una santabarbara (o polveriera) –, al termine di un indagine-lampo è stato chiesto il processo dei genitori del ragazzo. Detenzione di sostanze esplosive artigianali (come perossido di acetone e nitrato di ammonio), crollo e danneggiamento colposo di edificio i reati contestati ai genitori del 21enne deceduto nello scoppio della sua abitazione, causato da una reazione chimica delle sostanze esplosive di cui era appassionato.
Genitori che per l’accusa erano al corrente della presenza di materiali pericolosi che il figlio teneva in cantina e nella sua camera, “tollerando, con negligenza e imprudenza” la presenza con “incongrue modalità di stoccaggio”, come il magistrato inquirente scrive nell’avviso di conclusione delle indagini. Il sostituto procuratore lariano contesta anche il concorso, con il figlio, per i danni che ne sono derivati: la distruzione della loro abitazione e il danneggiamento di quelle confinanti. Ci sono ancora due famiglie che non sono rientrate nelle loro abitazioni.
Al momento dell’esplosione in casa c’erano il 21enne e il padre. Quest’ultimo, allertato dal figlio, riuscì a mettersi in salvo.