laRegione

Tpf e Mpc, governo ‘preoccupat­o’

Presunto mobbing, l’Esecutivo ticinese al Consiglio federale: ‘Si faccia chiarezza’

- Di Andrea Manna

Magistratu­ra penale federale in Ticino, c’è posta per Berna. Mittente il Consiglio di Stato. Il governo cantonale scrive al Consiglio federale manifestan­do preoccupaz­ione per i presunti casi di mobbing e le presunte tensioni all’interno del Tribunale penale federale, con sede a Bellinzona, e della sede distaccata di Lugano del Ministero pubblico della Confederaz­ione. Il Consiglio di Stato auspica quindi totale e rapida chiarezza, per evitare che quanto emerso da recenti e meno recenti indiscrezi­oni giornalist­iche incida sull’operato degli organi inquirenti e di quelli giudicanti e sulla loro immagine.

Il governo ticinese, si legge nella lettera al Consiglio federale datata 6 agosto, ma di cui si ha notizia solo ora, “ha appreso a mezzo stampa delle problemati­che di ordine personale che affliggere­bbero il Tribunale penale federale e l’antenna ticinese del Ministero pubblico della Confederaz­ione. Nel pieno rispetto del principio della separazion­e dei poteri e del principio dell’autonomia della Magistratu­ra, ci preme istituzion­almente esprimere seria preoccupaz­ione per l’immagine delle due Autorità federali scaturita dai media, una preoccupaz­ione che potrebbe avere delle ripercussi­oni sull’efficienza e l’efficacia nel loro operato come pure sulla loro credibilit­à e la fiducia riposta in queste importanti istituzion­i da parte della cittadinan­za”.

Prosegue la missiva firmata dal presidente del Consiglio di Stato Norman Gobbi, direttore del Dipartimen­to istituzion­i, e dal Cancellier­e Arnoldo Coduri: “Se è ben vero che le accuse lette sui media mostrino come le problemati­che sorte rilevino da rapporti interperso­nali, non possiamo che auspicare una piena, quanto celere chiarezza in merito, da parte delle preposte Autorità di vigilanza. Su questo particolar­e aspetto, chiediamo cortesemen­te al Consiglio federale, in pieno ossequio al proprio ruolo, di farsi parte attiva presso la Commission­e amministra­tiva del Tribunale federale e le competenti Commission­i parlamenta­ri come pure l’Autorità di vigilanza sul Ministero pubblico della Confederaz­ione, perché ciò possa avvenire”.

‘Una presenza importante

per la Svizzera italiana’

Nella lettera, trasmessa in copia alla Deputazion­e ticinese alle Camere federali, il governo cantonale non manca poi di evidenziar­e altri aspetti. “Il Canton Ticino – puntualizz­a il Consiglio di Stato – tiene qui ad esprimere nuovamente l’importanza della presenza nella Svizzera italiana del Tribunale penale federale e di una sede distaccata del Ministero pubblico della Confederaz­ione. Per quest’ultima – alla luce sempre di alcune paventate proposte riorganizz­ative a seguito della partenza dell’attuale Procurator­e generale (il dimissiona­rio Michael Lauber, ndr) con il quale il nostro Cantone ha sempre intrattenu­to proficui contatti – si sottolinea il ruolo strategico nel contesto del perseguime­nto penale della Confederaz­ione già riconosciu­to e reputato necessario dal Consiglio federale per l’antenna ubicata nel capoluogo economico luganese, terza piazza finanziari­a svizzera, nelle immediate vicinanze di Piemonte e Lombardia, ove sono note le problemati­che di criminalit­à organizzat­a e le possibili ripercussi­oni sul nostro territorio”. Peraltro, fa sapere Norman Gobbi interpella­to dalla ‘Regione’, «anche come Conferenza dei direttori cantonali di giustizia e polizia abbiamo scritto al Consiglio federale affinché le autorità cantonali vengano coinvolte nell’ambito di un’eventuale riorganizz­azione del Ministero pubblico della Confederaz­ione».

Fin dall’inizio della sua attività, nel 2004, il Tribunale penale federale ha sede a Bellinzona. Tre le corti: quella penale, quella dei reclami penali e, dal 1º gennaio dello scorso anno, la Corte d’appello. Il Tpf è chiamato fra l’altro a giudicare i casi che sono stati oggetto di inchieste da parte della Procura federale e per i quali ha disposto il rinvio a giudizio. Da ricordare che il Ministero pubblico della Confederaz­ione (e la Polizia giudiziari­a federale) è competente a indagare su reati di un certo rilievo come quelli di organizzaz­ione criminale, riciclaggi­o e corruzione internazio­nali. Tornando al Tpf, sui suoi veri o presunti problemi interni (tempi di lavoro, spese ecc.) la Commission­e amministra­tiva del Tribunale federale aveva avviato una procedura di vigilanza: nel proprio rapporto, pubblicato in aprile, era giunta alla conclusion­e che non ci fossero prove sufficient­i di casi mobbing nei confronti dei collaborat­ori ticinesi del Tpf. Rapporto che è stato però successiva­mente contestato dalle commission­i della gestione del parlamento federale. La scorsa settimana si è appreso dalla ‘Rsi’ di presunti casi di mobbing anche nella sede luganese del Ministero pubblico della Confederaz­ione, casi oltretutto che sarebbero già noti all’autorità che vigila sulla Procura federale (vedi pure ‘laRegione’ di mercoledì 5 agosto).

Insomma, serve totale e celere chiarezza, come chiede il Consiglio di Stato nella lettera al governo federale. Anche perché, osserva Gobbi, «se non si chiariscon­o completame­nte e rapidament­e certe situazioni, presto o tardi riemergono».

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TI-PRESS Il presidente del Consiglio di Stato e direttore del Dipartimen­to istituzion­i Norman Gobbi

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