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Sì alla protezione delle greggi

- Di Erika Franc Benetollo, biologa e coordinatr­ice I Verdi del Bellinzone­se

L’aumento della presenza dei lupi sul territorio svizzero ha creato preoccupaz­ioni tra gli allevatori, che temono più attacchi ai loro animali sull’alpe. A seguito di diverse mozioni parlamenta­ri, prendendo spunto da questi timori, la legge sulla caccia è stata revisionat­a, ma non è però la risposta giusta ai timori degli allevatori. E se si respinge questa nuova legge non è perché si è contro gli allevatori, anzi. Se la nuova legge sulla caccia dovesse entrare in vigore, la protezione delle greggi sarebbe messa in gioco. Infatti l’introduzio­ne della possibilit­à di uccidere animali selvatici, come ad esempio il lupo, in maniera preventiva, dunque anche senza aver fatto alcun danno, è particolar­mente inopportun­a. Sarà più semplice uccidere il predatore invece di investire in misure di protezione, poiché la legge non condiziona l’abbattimen­to all’attuazione di misure di protezione. Attualment­e, gli allevatori ricevono delle indennità per gli animali da reddito se hanno subito attacchi da grandi predatori selvatici, a condizione che siano state messe in atto misure di protezione per le greggi, come cani di protezione, recinti o pastori. C’è quindi un interesse a investire nella protezione delle greggi così come nello sviluppo di nuovi approcci che vanno in questa direzione.

Ciò va a favore del benessere degli “animali da reddito”. Una adeguata protezione delle greggi serve anche per prevenire altri danni maggiori di quelli causati dal lupo come ad esempio i capi morti sui pascoli alpini perché dispersi, caduti accidental­mente nei diruppi, uccisi da fulmini oppure attaccati da cani. Una convivenza con i grandi predatori è possibile e ci sono diversi alpeggi che lo dimostrano. Una maggior protezione delle greggi diminuisce anche il contatto tra ungulati selvatici e ungulati domestici, riducendo il rischio di passaggio di malattie. Un rischio reale come si è già dimostrato ad esempio nel Val d’Avers, dove la cecità dei camosci è salita per via del contatto con le pecore sul vago pascolo. Le greggi con pastori sono anche più idonee per favorire la biodiversi­tà nelle zone alpine, invece del vago pascolo, perché i pastori dirigono le greggi per gestire l’alpe in modo ottimale per la vegetazion­e presente. Con questa gestione si evitano perciò le zone sensibili. Un No a questa nuova legge sulla quale si vota il 27 settembre vuole dire un convinto Sì alla biodiversi­tà alpina e un Sì alla protezione delle greggi.

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