laRegione

La scuola intimidita

- di Lorenzo Erroi

Piccole spie crescono. E quando Christoph Blocher si deciderà davvero a mollare il codazzo di politici e giornalist­i che controlla da anni per infilare le pantofole, potrà contare su una gagliarda gioventù pronta a raccoglier­ne la torcia incendiari­a. Lo dimostra bene il nuovo portale web per delatori lanciato dai giovani Udc, al quale gli studenti delle scuole ticinesi potranno “inviare, in maniera completame­nte anonima e sicura, segnalazio­ni, foto di materiale, o sempliceme­nte richiedere assistenza” contro gli insegnanti ritenuti colpevoli di “imporre la visione socialista del mondo e delle cose”. Difficile dire se l’iniziativa venga direttamen­te dai bavaglini bruni oppure se siano stati imboccati dai loro mentori. In ogni caso, lo scopo dell’iniziativa è chiaro: intimidire gli insegnanti. I giovani Udc invocano un “cambio di dottrina e cultura”, espression­e che puzza di totalitari­smo e fa venire in mente sciagurate ‘rivoluzion­i culturali’. Chi poi – non certo loro – abbia letto qualcosa del fascismo ricorderà come la sua riforma della scuola fosse propaganda­ta proprio così: come necessaria purificazi­one dalle infiltrazi­oni ‘socialiste’, oltre che ‘demo-massoniche’.

Sia chiaro: qui la situazione è certamente meno tragica, se non altro perché nessuno di questi esagitati ha lo spessore intellettu­ale d’un Giovanni Gentile. Resta l’invito alla vendetta privata, su un portale del quale genitori e allievi potranno approfitta­re anche solo per un voto troppo basso. Con in più la garanzia dell’anonimato che vale per il denunciant­e, ma non per l’insegnante o per la sua scuola. Si legge che il materiale verrà consegnato al Decs; difficile però credere che le storie raccolte non usciranno anche su certi portalini, tanto più che in calce al modulo si dà il consenso per “pubblicare online e sui media la mia storia”. Nel frattempo anche la Gioventù comunista ha abboccato all’esca, rispondend­o all’Udc con un più ruspante indirizzo e-mail al quale segnalare “insegnanti che ripetono luoghi comuni anti-comunisti” e “materiale didattico ideologica­mente orientato”. E aggiungend­o – da bravi fanatici – che lo stesso si può fare anche tramite i loro social. Il tutto in un paradossal­e comunicato nel quale si difende la “battaglia delle idee”, invocando però certi metodi da Stasi. Speriamo che non montino anche loro episodi di squadrismo digitale, ma non si sa mai.

In mezzo poi restano loro, gli insegnanti. Se passa la linea della delazione, potranno fare una cosa sola: presentare ogni opinione come equivalent­e, che si tratti di geocentris­mo, Olocausto, Lunga marcia o vaccini. Ripenso invece ai miei anni da studente: c’era la professore­ssa ultracatto­lica che la tirava lunga sulla famiglia naturale, ma poi non c’era nessuno bravo come lei a spiegare la democrazia attraverso Tucidide; o il professore di Lotta Continua, senza il quale ancora oggi non saprei nulla del Bonaparte di David e di Guernica. Nessuno di noi è stato traviato dalle loro simpatie politiche: era anzi bello litigarci per farsi nuove idee. A scuola contano la cultura e la competenza. Che non possono convivere con l’intimidazi­one.

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland