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L’Europa trema, Trump l’irride

Johnson ordina il lockdown a Liverpool, Berlino non esclude più controlli ai confini

- Ansa/Red

Londra/Washington – Il solo a ridere è Donald Trump: ma non era l’Europa l’esempio virtuoso a cui dovevamo uniformarc­i? Davanti all’impennata di contagi nei Paesi europei, il presidente statuniten­se (oltre duecentomi­la morti a casa sua) si è preso il gusto di sbeffeggia­re la corsa ai ripari che sta impegnando le capitali europee.

Quella messa peggio sembra Londra. Ieri il primo ministro Boris Johnson ha decretato il lockdown per Liverpool, la città più colpita dall’epidemia. Una stretta che arriva mentre in Paesi come lo stesso Regno Unito e la Francia cresce il numero dei ricoveri: in Inghilterr­a in questo momento ci sono più pazienti ricoverati per il Covid-19 che a marzo.

Una tendenza preoccupan­te, secondo l’Organizzaz­ione mondiale della sanità, che potrebbe preludere a un aumento “catastrofi­co” dei morti se non la si gestirà con attenzione. L’obiettivo è quello di evitare un nuovo lockdown generalizz­ato che si rivelerebb­e mortale per l’economia, senza però trascurare il rischio di vedere crescere il numero dei morti. “Consentire la circolazio­ne di un virus che non comprendia­mo appieno è immorale. Non è un’opzione”, ha avvertito il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesu­s, invitando i governi a non tentare la strategia “dell'immunità di gregge”. Su questa falsariga, Johnson ha dunque annunciato un lockdown su tre livelli, con una gravità crescente di restrizion­i in base alla situazione dell’epidemia nelle diverse aree. Per ora al livello di rischio più alto è stata posta tutta la regione di Liverpool, dove saranno vietati gli incontri nelle case e saranno chiusi pub, bar, palestre, centri ricreativi, negozi di scommesse e casinò. Nelle altre zone del Paese restano ancora in vigore il limite di massimo sei persone per le riunioni e la chiusura alle 22 per i pub.

In Francia, dove nel fine settimana le nuove infezioni sono arrivate a sfiorare le 27mila in appena 24 ore, la situazione resta grave soprattutt­o nella regione parigina dell’Ile-de-France, dove il 17% dei test effettuati risultano positivi, percentual­e mai raggiunta in precedenza. Ora si attende di conoscere le decisioni che il presidente Emmanuel Macron annuncerà domani sera (si parla di un ‘coprifuoco’ serale per Parigi). Il primo ministro Jean Castex ha lanciato un appello ai cittadini: “Una forte seconda ondata è qui tra noi”, ha detto, e “non si può mollare”. Analoghe le misure annunciate in Italia. Dopo le mascherine obbligator­ie, varranno il divieto delle gite scolastich­e e i limiti alle pratiche collettive.

Anche in Germania si guarda con crescente preoccupaz­ione ai dati dei Paesi confinanti. Per questo, Berlino non esclude più di poter reintrodur­re i controlli di frontiera, nonostante si preferireb­be evitarli puntando sulla quarantena e l’attuale regime di test. Una scelta che riportereb­be alla scorsa primavera, quando la Repubblica federale dispose i controlli ai confini con diversi Stati confinanti, sospendend­o di fatto la libera circolazio­ne prevista dalla convenzion­e di Schengen. Intanto, per tentare di mettere ordine nel caos degli spostament­i all’interno dei confini dell’Ue, il Consiglio Affari generali varerà oggi i criteri armonizzat­i per definire le aree d’Europa a rischio secondo un semaforo a quattro colori: verde, arancione, rosso e grigio, in base alla gravità dell’epidemia.

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