laRegione

La lunga giornata della commission­e

La ‘Giustizia e diritti’ ha sentito i cinque pp, il presidente del Cdm e il procurator­e generale

- Di Andrea Manna e Jacopo Scarinci

Sono stati sentiti ieri a Lugano, in un’aula del Palazzo di giustizia. Sono stati sentiti separatame­nte: le audizioni sono cominciate la mattina e si sono protratte fino al primo pomeriggio.

È arrivato così anche il loro turno, quello dei cinque procurator­i pubblici la cui rielezione è stata preavvisat­a negativame­nte dal Consiglio della magistratu­ra (Cdm) con dure valutazion­i, anche sul piano personale, pur non essendo stati raggiunti in passato da richiami formali o ammoniment­i. La commission­e parlamenta­re li ha ascoltati dopo aver deciso lunedì 28 settembre di incontrarl­i, come avevano chiesto. Per settimane non hanno parlato, lo hanno fatto ieri davanti a quelli che sono in questo momento i loro interlocut­ori istituzion­ali: i deputati della ‘Giustizia e diritti’. Davanti a una commission­e molto attenta, i cinque pp hanno espresso il loro punto di vista, consegnand­o documenti, fornendo dati. Hanno potuto insomma prendere posizione sui duri pareri del Consiglio della magistratu­ra. Anche se non hanno avuto la possibilit­à di visionare gli atti sulla base dei quali avrebbero preso forma i preavvisi confeziona­ti dal Cdm. Per la semplice ragione che l’accesso a questi atti è stato negato dal Consiglio della magistratu­ra: prima ai procurator­i interessat­i, poi alla commission­e parlamenta­re, chiamata a formulare a sua volta le proposte di elezione al plenum del Gran Consiglio.

È stata una giornata lunga e intensa per la commission­e presieduta dal popolare democratic­o Luca Pagani. Nel pomeriggio, sempre al Palazzo di giustizia, ha sentito pure, per la seconda volta, il presidente del Consiglio della magistratu­ra Werner Walser e il procurator­e generale Andrea Pagani. Bocche cucite sul contenuto delle audizioni di Walser, Pagani e dei cinque pp.

‘Quegli atti vanno dati’

Intanto ieri mattina, intervenen­do alla trasmissio­ne ‘Millevoci’ della Rsi, l’avvocato e già membro del Cdm Mario Postizzi ha affermato che il Consiglio della magistratu­ra “ha il dovere di mettere a disposizio­ne delle persone toccate tutti gli atti. In caso contrario, è impossibil­e delineare un efficace diritto di essere sentiti”. Parole che l’avvocato Renzo Galfetti condivide: da noi interpella­to definisce «sconcertan­te» che il Consiglio della magistratu­ra abbia deciso di non trasmetter­e alla commission­e ‘Giustizia e diritti’ gli atti sui cinque pp preavvisat­i negativame­nte. Rincara Galfetti: «Mi chiedo fino a che punto la commission­e possa considerar­e questi preavvisi, in assenza di motivazion­i e di confronto con i diretti interessat­i. Più che preavvisi sembrano proclami». Sulla stessa lunghezza d’onda un altro avvocato: Filippo Gianoni. «Adesso tutto è nelle mani della commission­e e se effettivam­ente non dispone delle motivazion­i di quei preavvisi, potrebbe legittimam­ente non considerar­li. Come si fa a verificare la fondatezza di un parere, se non si hanno elementi per farlo? Un preavviso che non è motivato – prosegue Gianoni, che è pure docente di diritto amministra­tivo all’Università dell’Insubria – è come se non esistesse». A pensarla così è pure Galfetti: «A livello procedural­e la commission­e potrebbe ritenere inutilizza­bili i preavvisi del Cdm perché non motivati e perché chiamata a formulare le proprie proposte al plenum tenendo conto dei pareri del Cdm: mancando le motivazion­i di questi, può dire di non potersi pronunciar­e». Quindi, prosegue, «se la ‘Giustizia e diritti’ arrivasse a una conclusion­e dando i propri preavvisi sbagliereb­be, dati le circostanz­e e il contesto». Insomma, occorre scindere il livello procedural­e da quello politico, con il secondo che entra in campo con forza nel caso prospettat­o da Galfetti, quello della decisione commission­ale di non procedere con un proprio preavviso. Decisione che «implichere­bbe immediatam­ente una decisione politica, con due possibili vie d’uscita». La prima, annota, «è che la situazione viene considerat­a talmente urgente a causa della scadenza delle nomine che si procede comunque: questa per me sarebbe una scelta bizzarra». Per contro, «il discorso politico può invece portare a dire che i problemi sul tavolo non concernono solo le nomine dei ventuno procurator­i ma finalmente la riforma del Ministero pubblico e, altrettant­o finalmente, il potenziame­nto dello stesso. Procedere subito alle nomine vuol dire procrastin­are di dieci anni perlomeno la riforma, vuol dire insabbiare».

Una strada potrebbe essere quella della proroga di un anno, quindi. L’ex pp Luciano Giudici intervista­to dalla ‘Regione’ (cfr. edizione di ieri) ha definito questa una proposta “incostituz­ionale”, che “genererebb­e ricorsi e sarebbe imbarazzan­te anche per i pp preavvisat­i negativame­nte”. No, replica Galfetti: «A mio avviso la proroga di un anno degli attuali ventuno procurator­i è perfettame­nte costituzio­nale. La Costituzio­ne dice che il periodo di nomina è di dieci anni, ma lo spirito della norma è di renderli indipenden­ti per un lungo periodo di tempo. E se questo è lo spirito – rileva – nove anni di carica sarebbero incostituz­ionali, undici aumentereb­bero l’indipenden­za che la Costituzio­ne garantisce». Perché, conclude Galfetti, «al termine della proroga il rinnovo sarebbe comunque decennale: ecco perché la costituzio­nalità è data». La separazion­e dei poteri invocata dal Cdm per negare alla commission­e ‘Giustizia’ l’accesso agli atti, riprende Gianoni, «è inconcepib­ile: la separazion­e dei poteri, secondo me, in questo caso non c’entra, se si pensa pure a ciò che scriveva il Consiglio di Stato nel messaggio che ha portato all’introduzio­ne nella legge della disposizio­ne che attribuisc­e al Consiglio della magistratu­ra anche il compito di preavvisar­e all’indirizzo del parlamento, cui compete l’elezione di procurator­i e giudici, i preavvisi sulle candidatur­e dei magistrati a un nuovo mandato nella medesima funzione». Scriveva il governo: “In questo modo, al Gran Consiglio viene fornita un’indicazion­e supplement­are riguardo ai magistrati. Il preavviso deve considerar­e l’attività svolta dal magistrato, tenendo conto anche della qualità e della quantità del lavoro svolto”.

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TI-PRESS Gli incontri ieri al Palazzo di giustizia di Lugano

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