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Il Vela epistolare nel ‘Carteggio’

Migliaia di documenti nell’opera curata dal prof. Giorgio Zanchetti. Stasera la presentazi­one.

- di Beppe Donadio

Dopo il Vincenzo Vela tridimensi­onale, oggetto di mostra fotografic­a a Locarno e in Leventina, è la volta del Vincenzo Vela dal corpus epistolare, ovvero gli oltre mille documenti confluiti nel ‘Carteggio’, opera curata da Giorgio Zanchetti, professore di storia dell’arte alla Statale di Milano. Per la collana editoriale ‘Testi per la storia della cultura della Svizzera italiana’, promossa dal Cantone, il ‘Carteggio’ giunge a ulteriore integrazio­ne delle iniziative per il bicentenar­io dell’artista, iniziate in forma digitale a causa dell’emergenza sanitaria e tuttora in divenire, con l’imminente mostra monografic­a ‘Vincenzo Vela (18201891). Poesia del reale’, dal prossimo 25 ottobre al Museo di Ligornetto che porta il suo nome. Il ‘Carteggio’, nel frattempo, viene presentato stasera alle 18 nella Sala Tami della Biblioteca cantonale di Lugano, alla presenza del curatore, di Manuele Bertoli capo del Decs, di Gianna A. Mina direttrice del Museo Vincenzo Vela e di Stefano Vassere, direttore della Biblioteca cantonale di Lugano.

Professore, quando nasce il ‘Carteggio’?

‘Il Carteggio’ è frutto di vent’anni di ricerche e approfondi­menti su Vincenzo Vela, figura che amo particolar­mente, parte dei quali sono già confluiti in altre collaboraz­ioni con il Museo di Ligornetto, come il catalogo sui gessi, sul quale avevo lavorato negli anni Novanta.

Ha detto ‘che amo particolar­mente’…

Sì, come si può amare uno dei grandi protagonis­ti dell’arte. Ma ci tengo a dire quel che dico sempre ai miei studenti: se la storia si studiasse guidati dalla passione per il singolo, a nessuno sarebbe mai venuta voglia di studiare la figura di Adolf Hitler, dal quale, purtroppo, non si può prescinder­e per comprender­e la storia.

Il ‘Carteggio’ non è soltanto l’ordinata catalogazi­one di una corrispond­enza.

No. Si integrano con il materiale storico anche un commento con una breve presentazi­one biografica di tutti i personaggi che vengono menzionati nel carteggio, e non solo dei corrispond­enti che sono già diverse centinaia, a volte assai difficili da identifica­re, magari per l’assenza della busta con l’indirizzo, o per l’essere stati da sempre una lettera con una firma e nulla più. E poi ci sono, seguendo fatto per fatto tutto quanto è menzionato nella lettera, le molte note a piè di pagina e tutti i riferiment­i bibliograf­ici che è stato possibile fornire per permettere anche a un lettore non specialist­a di leggere e di comprender­e.

Possiamo definirlo anche un dietro le quinte sulla genesi delle opere?

Esattament­e. La ricostruzi­one magari può essere non così dettagliat­a per un’opera come lo Spartaco, perché in quegli anni le lettere sono più rade, ma il margine di ricostruzi­one è molto preciso, per esempio, per un monumento poco successivo allo Spartaco, e cioè il monumento funerario per Gaetano Donizetti che si trova a Bergamo, del quale è stato raccolto un interessan­te scambio di lettere con i committent­i tra Torino e Costantino­poli, essendo uno dei fratelli di Donizetti maestro di musica dell’esercito ottomano. Lo stesso vale per quella straordina­ria macchina allegorica, storica, decorativa che è il monumento al duca di Brunsvik per la città di Ginevra, poi non realizzato, del quale esiste un carteggio sterminato forse per la causa legale che ne scaturisce con i committent­i. Tutte lettere, immagino, conservate per farle valere davanti a un tribunale arbitrale. La ricchezza della corrispond­enza ci permette di seguire, a volte giorno per giorno, anche le modalità di queste commission­i, non sempre così chiare e note.

Dupré, Della Vedova tra gli artisti; Tommaseo e Manzoni tra i letterati; Cattaneo, Sella, Cavour tra i politici e gli statisti. Quanto il ‘Carteggio’ può considerar­si ‘definitivo’?

L’opera è certamente importante, ma spero anche che questa mia ricerca possa avere anche un’altra funzione, quella di stimolare l’apertura di altri archivi. Di norma, quando si danno alla luce fatiche così monumental­i, capita che il giorno dopo la chiusura della pubblicazi­one in tipografia qualcuno chiami per dirti: “Che peccato, io avevo due lettere…” (ride, ndr). In realtà, grazie al Museo Vela e al Cantone abbiamo cominciato anni e anni fa la nostra ricerca, annunciand­o per tempo che l’opera era in corso di preparazio­ne.

Vela è stato uomo dai forti ideali politici, per i quali combatté anche non in senso lato. La sua ricerca l’avrà portata in campi non solo strettamen­te artistici.

Ci tengo a dire che lo storico d’arte, in quanto tale, deve occuparsi essenzialm­ente d’arte. Però è vero, Vela porta con sé il doversi confrontar­e col suo essere calato nella vita politica in ogni momento della sua esistenza. Anche in Ticino, dove fu eletto in Gran Consiglio. Vela è stato un uomo del suo tempo a 360 gradi, condividen­do soprattutt­o le passioni politiche risorgimen­tali prima e poi la passione repubblica­na e l’interesse per le classi sociali più umili, negli ultimi decenni del secolo. È a Roma nel 1847 quando l’Italia si raduna intorno a Pio IX come possibile rappresent­ante di una futura unità o indipenden­za; partecipa nelle file dei liberali alla guerra del Sonderbund; conosce il generale Dufour del quale realizzerà poi un celebre ritratto, partecipa alla liberazion­e di Como durante la guerra d’insurrezio­ne del marzo del 1848 in Lombardia, fa tutta la guerra d’indipenden­za italiana fino all’estate di quell’anno, quando gli austriaci tornano a Milano. E nel 1852 è addirittur­a espulso dalla Lombardia a causa dei contenuti politici dello Spartaco, riparando prima a Ligornetto e poi a Torino. Nel caso di Vela, quindi, parlerei di coerenza, a tal punto da sacrificar­e una folgorante carriera sulla scena milanese. La sua espulsione dalla Lombardia sarà però anche la sua fortuna perché Torino, se non dell’arte, era la culla del Risorgimen­to...

In questa messe d’informazio­ni, c’è un passaggio che consiglier­ebbe al lettore?

Le cose più divertenti che hanno stupito chi commenta, ma che mi auguro stupiranno anche il lettore, sono certe lettere meno formali nelle quali Vela si lascia andare con alcuni dei suoi amici, spesso personaggi illustri come Giulio Carcano, su consideraz­ioni terra terra come la necessità di farsi pagare le opere che realizza...

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Alle 18 nella Sala Tami della Biblioteca cantonale di Lugano

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