Sguardi sul contemporaneo
Il concorso fotografico Unpublished Photo al Mudec di Lugano fino al 31 gennaio
Una bambina sorridente, con vestito verde e sandali rosa, perfettamente inquadrata dentro la cornice di altalene semidistrutte; intorno, l’arido terreno del Golestan. Un’immagine, parte del reportage ‘Playing is in my right’ della iraniana Farnaz Damnabi, dall’estetica curata e al servizio di una forte denuncia.
A fianco, troviamo il bianco e nero di Francesco Soave che ci accompagna in un orfanotrofio tailandese, fotografie nelle quali la denuncia sociale lascia lo spazio alla spensieratezza. Il percorso prosegue con il rosso intenso del buddhismo tibetano ritratto dall’artista cinese Jian Luo, mentre di fronte abbiamo la metaforica Cuba di Gabriel Guerra Bianchini, con il mare dell’isolamento sostituito digitalmente con la libertà della nuvole.
Ma fermiamoci un attimo per presentare ‘UP20’, la mostra fotografica in corso allo Spazio Maraini del Musec, il Museo delle culture di Lugano.
Tutto nasce da un concorso fotografico creato nel 2018 anni fa dalla galleria milanese 29 Arts In Progress: ‘UP’ appunto, che sta per “Unpublished Photo”. L’obiettivo è dedicarsi a giovani fotografi, provenienti da tutto il mondo, con lavori inediti: i lavori esposti al Musec sono dei sei vincitori delle prime due edizioni. Lavori molto diversi non solo per provenienza geografica degli autori, ma anche per stile, sensibilità, tecnica, natura del progetto. L’allestimento di Moira Luraschi riesce, ed è quasi un miracolo, a tenere insieme tutto quanto, condensando con quattro immagini per fotografo il loro lavoro. La collaborazione tra Musec e 29 Arts In Progress prevede per quest’anno l’esposizione dei lavori premiati nelle prime due edizioni – quest’anno il concorso non si è tenuto causa pandemia –; dall’anno prossimo il concorso UP sarà invece organizzato direttamente dal museo che punta a consolidare la propria posizione nell’ambito della fotografia contemporanea, sia con i giovani artisti del concorso sia con fotografi affermati per la giuria (e ovviamente per mostre). Una sorta di evoluzione del progetto “esovisioni” incentrato sulla dimensione dell’esotico nei grandi fotografi del Novecento.
All’anteprima per la stampa erano presenti solo i tre fotografi geograficamente più vicini: Gabriele Milani, Matteo Piacenti e Francesco Soave non hanno deluso, nel presentare le loro opere. Iniziamo da Soave e dal suo viaggio nel Sud-Est asiatico. Nato con alcune immagini dei bambini di questo orfanotrofio, con il tempo «il progetto si è approfondito, per me è come girare un film di cui non conosco la trama perché me la mostrano, a poco a poco, i protagonisti». I bambini sono ritratti in quelli che Soave definisce «momenti di gloria», in cui il gioco e la spensieratezza prendono il sopravvento e si dimenticano del fotografo e della sua macchina. «Divento invisibile e grazie a questa invisibilità posso raccontare loro che crescono nella natura, una celebrazione dell’infanzia che diventa universale, andando al di là della loro sofferenza, del perché sono lì». Una realtà alla quale ci accenna: minoranze non riconosciute, senza documenti, praticamente senza diritti, ma in fotografia li vediamo mentre si tuffano nel fiume o, in un pomeriggio di gioco, costruiscono una zattera con i rifiuti presenti in spiaggia.
Se Soave utilizza il bianco e nero per dare una dimensione universale alle sue immagini, Matteo Piacenti lo usa invece per sottolineare la distanza tra soggetto ritratto e osservatore. «Noi vediamo la realtà a colori e una fotografia a colori diventa quasi una riproduzione della realtà, io voglio invece un filtro». I soggetti ritratti, in varie pose, «non sono modelli, ma conoscenti, amici, persone con cui condivido qualcosa». Le sue la fotografie, con pose simili a sculture, diventano così testimoni di questa condivisione.
Gabriele Milani ha invece deciso di fotografare proprio delle statue: in mostra al Musec troviamo i quattro mori di Livorno e delle sculture classiche. Alle quali l’autore ha aggiunto dei tatuaggi, giocando con i canoni estetici del presente e del passato – con anche un po’ di umorismo, come tatuare la Madonna sul braccio del pagano Sileno.