‘Sulle case anziani pronti a intervenire’
Giorgio Merlani non esclude una stretta sulle residenze per la terza età, se necessario
L’epidemia di coronavirus continua il suo decorso. I dati a livello nazionale e cantonale indicano una chiara tendenza al rialzo. Il pensiero corre alle case per anziani dove negli scorsi mesi si sono registrati 150 decessi sui 351 totali registrati in Ticino. Abbiamo chiesto al dottor Giorgio Merlani, medico cantonale, se all’orizzonte sia ipotizzabile una nuova stretta sulle residenze per anziani. «Stiamo valutando con attenzione la situazione epidemiologica e se del caso interverremo», spiega il dottor Merlani. «È vero che negli scorsi mesi si è imparato molto e si è molto più attenti, però è pacifico che se la situazione dovesse peggiorare magari non si arriverà a una chiusura ermetica delle case per anziani, ma la direttiva potrebbe essere adattata. Sarebbe temerario non farlo di principio», aggiunge il medico cantonale che precisa che «l’obiettivo è sempre quello di trovare un equilibrio tra la protezione delle persone più fragili e la libertà e gioia di vivere degli anziani».
Alla luce dell’aumento dei contagi in vari ambiti della società (scuole, famiglia, sport) è ipotizzabile che l’uso della mascherina diventi obbligatorio negli spazi pubblici. Ginevra, per esempio, lo ha fatto. «La raccomandazione di indossarla là dove non sia possibile garantire la distanza è già in vigore ed è contenuta nell’ultima risoluzione governativa approvata pochi giorni fa», precisa Merlani. «Dipende dalla decisione di ogni singolo metterla. Io la consiglio perché è un’attenzione che riduce il rischio di contagio senza aspettare che sia l’autorità a imporla».
Non banalizzare gli asintomatici
Gli ultimi dati dei contagi mostrano che molti giovani trovati positivi (nelle scuole superiori, per esempio) sono asintomatici. Hanno il virus, ma non manifestano i segni della malattia e non si capisce bene come e con quale gravità contagino le altre persone. A maggior ragione servirebbero le mascherine.
«La questione degli asintomatici è un tema dal punto di vista scientifico relativamente nuovo nel senso che per la Sars, il virus precedente al SarsCoV-2, non esistevano casi di asintomatici», aggiunge Merlani. «Verso la metà di aprile sono stati pubblicati alcuni studi che hanno dimostrato che, oltre ai giovani, anche tra gli anziani c’erano degli asintomatici. Che ruolo ha avuto questo aspetto nella diffusione della malattia è impossibile dirlo. Si sa però che circa il 60 per cento degli asintomatici non infetta nessuno e che il restante 40 per cento infetta più persone. Molto dipende dalla carica visi rale che non è correlata direttamente coi sintomi. È probabile che ci sia una fetta importante della popolazione che ha la malattia senza neanche accorgersene e che comunque non impatta sul sistema sanitario aumentando quella che si definisce immunità di gregge. Se così fosse sarebbe una buona notizia».
«Vista da un’altra ottica – negativa, secondo il medico – è che abbiamo gente asintomatica che poi infetta gli altri. Per questa ragione è bene mantenere sempre le regole d’igiene, mascherine comprese. Ricordo che si è molto più infettivi nelle 48 ore prima di presentare i sintomi come febbre e tosse».
Il dottor Merlani conferma inoltre che la percentuale di positivi rispetto ai tamponi è attorno al 10%. «C’è una sfasatura temporale tra i dati che abbiamo a disposizione visto che arrivano da diversi laboratori. Per quanto riguarda i tamponi analizzati dal Laboratorio cantonale dell’Eoc, che sono circa il 60%, la quota di positivi è appunto del 10%». invita a indossare la mascherina e a evitare le feste. Il reparto destinato ai malati di coronavirus ieri era infatti praticamente pieno, vicino al collasso. Il cantone registra un tasso di diffusione del virus tra i peggiori d’Europa, ha affermato in un video su YouTube Reto Nüesch, responsabile della medicina interna dell’ospedale: il 30-40 per cento dei test effettuati ha avuto esito positivo. Visto il forte aumento dei casi, il Cantone ha deciso che da domani sarà obbligatorio indossare la mascherina durante gli eventi con 50 o più persone, così come nei negozi, negli uffici postali, nei cinema e nelle chiese. Secondo l’ospedale, però, le autorità hanno reagito troppo tardi e in maniera non abbastanza coerente in considerazione del numero crescente di casi. Sempre ieri l’esercito ha deciso di vietare i congedi per le ultime due settimane di scuola reclute, anche se internamente non sono stati registrati focolai (i 24 casi positivi sono da ricondurre a contatti avuti all’esterno).
A Ginevra mascherine obbligatorie nei locali chiusi aperti al pubblico
Parlando di misure per cercare di evitare la diffusione del virus, il Canton Ginevra ieri ha deciso (a partire da subito e fino al 16 novembre) di rendere obbligatorio l’uso della mascherina in tutti locali aperti al pubblico (esentato chi ha meno di 12 anni) e di tollerare gli assembramenti in luoghi pubblici solo fino a un massimo di 15 persone. Si tratta in particolare dei raduni nelle piazze, in riva al lago o nei parchi. Trovarsi in più di 15 persone non sarà vietato, ma sarà necessario ottenere un permesso, il cui prerequisito è la presentazione di un piano di protezione da parte dell’organizzatore dell’evento. A partire da lunedì saranno invece proibiti gli eventi privati con più di 100 persone, come matrimoni e feste. Per gli eventi privati previsti nel weekend, l’organizzatore dovrà assicurarsi che le mascherine siano indossate per tutta la durata dell’evento e le consumazioni saranno consentite solo se seduti. Una lista deve anche permettere alle autorità sanitarie di identificare i partecipanti in qualsiasi momento. Le restrizioni riguardano anche la scuola: tutte le gite e i viaggi di studio con pernottamento sono stati cancellati. Saranno però ancora consentite – e persino incoraggiate se organizzate con un piano di protezione prestabilito – le gite scolastiche di un giorno. Nell’ultima settimana, quasi un migliaio di persone nel cantone di Ginevra sono risultate positive al coronavirus e quattro malati sono deceduti. Sessantasette pazienti sono stati ricoverati in ospedale, dieci dei quali si trovano in terapia intensiva.
Malgrado i numeri in crescita a livello nazionale siano per certi versi preoccupanti – il numero di contagi per 100’000 abitanti in quattordici giorni è pari a 158 (il limite usato dalla Confederazione per definire le regioni a rischio è di 60) – per il momento il Consiglio federale non ha preso alcuna decisione sul tema, anche se la presidente della Confederazione Simonetta Sommaruga e il ‘ministro’ della Sanità Alain Berset si sono detti, appunto, preoccupati. Come noto, oggi è previsto un incontro fra i rappresentanti dei Cantoni e il consigliere federale Guy Parmelin. Verosimilmente si tratterà di un incontro virtuale visto che il ‘ministro’ dell’Economia è in quarantena (non ha sintomi ed è risultato negativo al test) dopo che una persona del segretariato generale con cui è stato in contatto settimana scorsa è risultata positiva. Infatti, ieri ha partecipato a distanza all’abituale seduta del mercoledì del governo.